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Liberalizzazioni. Il pieno alle Coop

di Andrea Angelini - 23/01/2007



Vuole due etti di prosciutto di Parma, un’aspirina o vuole fare il pieno alla sua auto? Tre domande che dovrebbero implicare tre scenari diversi e che invece minacciano di essere fatte in futuro nello stesso luogo. L’appetito viene mangiando recita un antico adagio. Così, dopo aver incassato il contenuto del Decreto Liberalizzazioni che ha permesso la vendita dei farmaci da banco (quelli che non necessitano di ricetta medica) nei supermercati, la Lega delle Cooperative, grazie all’Antitrust e al governo, si appresta adesso ad avere il via libera per la vendita di benzina nelle proprie strutture. Una possibilità in realtà già prevista da un precedente Decreto ma che fino ad ora aveva avuto una scarsa, per fortuna, realizzazione. L’ultimo Decreto Liberalizzazioni sottolineava da parte sua un evidente conflitto di interessi. Vari dati di fatto lo suggerivano: il suo autore, il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, è un esponente dei Ds; le Coop sono state sempre un’emanazione del Pci-Pds-Ds ai quali Bersani è da sempre iscritto; Bersani è emiliano; le Coop emiliane sono state le prime a mettere in vendita i farmaci da banco, e per loro stessa ammissione, per affrontare tale possibilità si erano già attrezzate da tempo. Non vogliamo insinuare che tutte questi fatti siano collegati, più semplicemente bisogna prendere atto che essi sono veri e reali. Adesso si annuncia una analoga rivoluzione per quanto riguarda la vendita di carburante che diventerebbe un fantastico richiamo per la clientela. Carburanti venduti “al costo” in cambio di spesa in loco.
A pensare male si fa peccato ma raramente si sbaglia, diceva il divo Giulio.
E la predisposizione di questo governo sulla questione ha ricevuto ieri il sigillo dell’Antitrust che, dopo aver bacchettato le società petrolifere perché non avevano diminuito il prezzo della benzina in seguito alla diminuzione del costo del petrolio a livello internazionale, ha chiesto l’aumento del numero delle pompe di benzina e la possibilità di gestirle appunto da parte della GDO, la Grande Distribuzione Organizzata, in altre parole i supermercati. E quindi anche le Coop. Potenza dei ricorsi storici.

L’Antitrust dice la sua
In una segnalazione approvata ieri e inviata al Governo, al Parlamento e alle Regioni l’Antitrust ha chiesto di “rimuovere tutti i vincoli che bloccano l'evoluzione del mercato della distribuzione dei carburanti per aumentare la competitività del settore e ridurre il prezzo industriale, in Italia costantemente più elevato della media dei 15 paesi dell’Unione Europea”. In particolare, l’Autorità garante per la concorrenza ha sottolineato la necessità di dare spazio alla Grande Distribuzione Organizzata (Gdo).Ossia i supermercati. “Occorre utilizzare la leva della Gdo, la cui presenza è inferiore allo 0,5% sul totale dei punti vendita e all'1% in volume - ha tuonato Catricalà - per ottenere un'effettiva razionalizzazione e ristrutturazione della rete, che abbia benefici effetti per i consumatori in termini di minor costo del prodotto e migliore qualità del servizio”.
Per l’Antitrust infatti, “I progressi ottenuti nella ristrutturazione e modernizzazione della rete di distribuzione dei carburanti sono stati insufficienti. Dai 39.000 punti vendita del 1980 si è arrivati agli attuali 25.000, un numero comunque particolarmente elevato... L'erogato per impianto è inoltre notevolmente inferiore alla media europea e solo una esigua percentuale di distributori è dotata di impianti self-service mentre si registra una presenza del tutto marginale degli operatori della Gdo. In Germania, nel Regno Unito ma soprattutto in Francia, invece, le vendite attraverso questo canale superano il 50% del totale e i prezzi sono inferiori rispetto ai punti vendita delle imprese petrolifere”.
E allora, “Se si eliminassero i vincoli che frenano l'ingresso di nuovi operatori, dotati di adeguate risorse e incentivi, quali quelli della Gdo, si potrebbe creare quella pressione concorrenziale necessaria ad un'effettiva modernizzazione della rete”.
L'Antitrust, dopo aver ricordato di aver fatto un’analoga segnalazione nel novembre 2004 ha lamentato che non è seguita alcuna modifica della legislazione nazionale, né di quelle regionali in tale direzione.
E che “gli ampi margini di discrezionalità attribuiti alle Regioni sono stati utilizzati in senso contrario.Le misure adottate sul fronte dell'offerta hanno rafforzato gli assetti distributivi esistenti, favorendo di fatto gli interessi degli operatori già presenti sul mercato e limitando l'entrata di quelli più efficienti”. Da qui accuse anche a misure come l'imposizione di un orario massimo giornaliero, che per l’Antitrust “riduce la possibilità di scelta dei consumatori mentre garantisce agli operatori già presenti sul mercato la stabilizzazione della clientela”. E come la pubblicazione quotidiana dei prezzi consigliati da ogni società petrolifera che determina condizioni di trasparenza del mercato utili solo per esse.

I benzinai protestano,
48 ore di sciopero
Di conseguenza i gestori delle pompe di benzina sono scesi sul piede di guerra ed hanno annunciato uno sciopero di 48 ore per protestare contro l'intenzione del Governo di concedere ai grandi centri commerciali la possibilità di vendere i carburanti. Una misura che viene vista come “un attacco ad una intera categoria ed al suo futuro professionale”. Così Faib/Aisa, Fegica-Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio hanno diffuso una nota nella quale hanno stigmatizzato che “Continuare ad annunciare la liberalizzazione dei carburanti quando lo stesso Ministro Bersani l'ha fortemente voluta e già introdotta alla fine degli anni '90, può significare solo una cosa: il Governo è a caccia di un pretesto e di riguadagnare una boccata d'ossigeno di consenso nei confronti di una opinione pubblica ingannata”.
I benzinai pongono infatti l’accento sull’iniziativa. “Lo stesso attacco sui prezzi ai petrolieri e la segnalazione annunciata all'Antitrust non potrà avere, proprio perché siamo in un mercato nel quale i prezzi sono liberi, altro effetto concreto che un coro di applausi, tanto emotivo quanto effimero. Il consenso guadagnato in modo strumentale diventa a questo punto essenziale per imporre a furor di popolo misure costruite ad hoc non già per favorire il mercato e l'ingresso di nuovi operatori: negli ultimi anni sono stati costruiti oltre 3000 nuovi impianti, quasi tutti di nuovi piccoli operatori privati con marchio proprio. Il vero e inconfessabile obiettivo è quello di introdurre una legislazione di vantaggio per un operatore che di generico e ipotetico non ha nulla…Altro che mercato e concorrenza!”.