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Nove sorelle per un cartello: hanno pilotato tra loro i prezzi dei carburanti in Italia

di Manuela Cartosio - 25/01/2007

 
Petrolio e benzina L'Antitrust apre un'indagine sull'Eni e altre otto «concorrenti»: hanno pilotato tra loro i prezzi dei carburanti in Italia

La notizia era nell'aria, ieri si è realizzata. Una settimana fa alla Camera il ministro dello sviluppo economico Bersani aveva invitato il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà a dare un'occhiata all'andamento dei prezzi dei carburanti nel periodo natalizio. Giovedì scorso l'Antitrust aveva sollecitato governo e parlamento a interrompere la pubblicazione dei «prezzi consigliati» dalle compagnie petrolifere e a rimuovere i vincoli che frenano la concorrenza nella distribuzione. Dunque, è un po' enfatico definire «a sorpresa» le ispezioni effettuate ieri mattina dall'Antitrust e dalla Guardia di Finanza nelle sedi di nove compagnie petrolifere: Eni, Esso, Shell, Q8, Tamoil, Total, Erg, Ip e Api. Su di loro il Garante ha aperto un'istruttoria per «cartello» sui prezzi.

L'ipotesi di reato è che le nove compagnie almeno dal 2004 (non solo da dicembre, quindi) abbiano concordato tra loro i prezzi «consigliati» ai distributori. I prezzi, di conseguenza, «hanno avuto un andamento parallelo, con variazioni contestuali di entità comparabile e di segno omogeneo». Fare «cartello», lo dice la parola stessa, viola la normativa a tutela della concorrenza. L'istruttoria dovrà essere chiusa entro il 31 marzo. Non di quest'anno, ma del 2008. L'Antitrust si prende un sacco di tempo per dimostrare una cosa che tutti, lei per prima, considerano pacifica. Non ci si sono formule dubitative, infatti, nella nota diffusa dall'Antitrust. Che afferma quanto segue. A partire dalla fine del 2004 i prezzi di benzina e gasolio sono stati pilotati in modo da rispondere all'evoluzone strutturale del settore (calo del consumo di benzina e aumento di quello del gasolio) trasferendo il maggior margine lordo (e il maggior stacco dalla media Ue) dalla benzina al gasolio. Il risultato è che prezzi e margini lordi dei carburanti in rete in Italia sono più elevati che all'estero. A «dettare» il prezzo in Italia è l'Eni che, proprio dalla fine del 2004, usa un nuovo metodo meno legato all'andamento della materia prima. Un metodo a cui le compagnie «concorrenti» si sono «prontamente adeguate». Lo scambio di informazioni tra le nove sorelle avviene attraverso «svariati canali», compresi il sito Internet del ministero dello sviluppo economico, la stampa e una rivista specializzata. «Le parti sono così in grado di conoscere tutte le componenti del prezzo consigliato, monitorando efficacemente il reciproco comportamento».

Dalle compagnie indagate nessuna reazione ufficiale. Ieri mattina, quando le ispezioni erano già in corso, Bersani le aveva stuzzicate. «Sulla benzina ci sono di mezzo tante altre cose, ad esempio i petrolieri», aveva detto il ministro a chi gli chiedeva un commento sulla serrata minacciata dai benzinai contro la liberalizzazione dei distributori nei supermarket. Una protesta «prematura», aveva ripetuto Bersani, consapevole che i benzinai, l'ultima ruota del carro rispetto ai petrolieri, minacciano la serrata per trattare con il governo.

Le associazioni dei consumatori battono le mani all'Antitrust. Il Codacons chiede che «eventuali anomalie» riscontrate nelle ispezioni siano «tempestivamente» segnalate alle procure della Repubblica. L'Adusbef confronta il prezzo del greggio (calato del 22% dall'inizio di dicembre al 19 gennaio) con quello della benzina in Italia (sceso solo dell'1,7%) e afferma: questo è aggiotaggio, un reato già segnalato in numerosi esposti.