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Le dinastie reali della repubblica americana

di Sergio Romano - 29/01/2007


I presidenti degli Stati Uniti, nel dopoguerra, sono stati spesso scelti all'interno degli stessi — pochissimi — nuclei familiari. I Kennedy, i Bush, i Clinton. A me pare la spia di un difetto del sistema democratico americano, che meriterebbe un approfondito esame.
Perché, secondo lei, ciò accade?

Guido Brizzi, guido.brizzi@ tiscali.it

Caro Brizzi, le grandi famiglie, soprattutto nel mondo degli affari ma anche in politica, appartengono sin dagli inizi della Federazione alla storia degli Stati Uniti. John Adams (una delle 56 firme apposte in calce alla Dichiarazione d'Indipendenza) fu presidente dal 1797 al 1801 e suo figlio, John Quincy, rimase alla Casa Bianca dal 1825 al 1829. William Henry Harrison fu presidente per poche settimane nel 1841, ma il nipote Benjamin tenne la carica per un intero mandato dal 1889 al 1893. Theodore Roosevelt, presidente dal 1901 al 1909, era lontano cugino di Franklin Delano, presidente dal 1933 al 1945. Dopo la fine della presidenza di Theodore Roosevelt, gli americani elessero il candidato repubblicano William H. Taft; e suo figlio Robert Alphonso tentò inutilmente per tre volte (1940, 1948, 1953) di conquistare la candidatura del partito repubblicano alle elezioni presidenziali. Robert Kennedy fu Attorney general (una carica che equivale, grosso modo, a quella del ministro della Giustizia) durante la presidenza del fratello John. E sarebbe diventato presidente nelle elezioni del 1968, forse, se non fosse stato ucciso da un giovane palestinese in un albergo di Los Angeles il 6 giugno di quell'anno mentre cercava di conquistare la candidatura del partito democratico. Anche il fratello Edward, probabilmente, sarebbe sceso in campo subito dopo se un grave incidente, nel luglio del 1969, non avesse oscurato la sua immagine. Aveva partecipato a una festa nell'isola di Martha's Vineyard e aveva lasciato la casa di cui era ospite con una giovane donna. Ma la macchina da lui guidata aveva male imboccato una curva pericolosa ed era finita, a testa in giù, nel torrente Chappaquiddick. Edward Kennedy si era salvato, ma raccontò più tardi che la corrente gli aveva impedito di estrarre dall'automobile il corpo della giovane donna. Vi fu un processo a porte chiuse che terminò con una lieve condanna (due mesi), ma da quel momento la prospettiva di una candidatura presidenziale divenne molto più difficile. Undici anni dopo, nel 1980, sperò che il ricordo di quella vicenda si fosse appannato e tentò di conquistare la candidatura del partito democratico contro Jimmy Carter. Ma fallì. Come vede, caro Brizzi, le vicende di alcune dinastie americane possono assomigliare, in alcuni casi, a quelle delle case reali europee. Ma nessuno poteva immaginare che tra la fine del Novecento e l'inizio del 2000 l'America potesse mandare alla Casa Bianca un padre e un figlio, un marito e una moglie. Così accadrebbe infatti se il successore di George W. Bush alla Casa Bianca fosse Hillary Clinton, moglie di Bill. Un giornalista americano, Roger Cohen, si è spinto più in là e ha addirittura immaginato, con un esercizio di politica romanzata, che Hillary, non appena eletta alla Casa Bianca, chiami Bill a collaborare con lei come segretario di Stato. Avremmo allora una situazione simile a quella che si verificò quando la Gran Bretagna, fra il 1840 e il 1861, ebbe una regina, Vittoria, e un principe consorte, Alberto di Sassonia Coburgo Gotha, che esercitò sulla moglie una grande influenza. Sapevamo da tempo che la Repubblica americana è un monarchia elettiva. Ma non fino a questo punto.