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La notte degli Oscar

di Yasin Merighi - 17/11/2005

Fonte: comedonchisciotte.org

 
Effettivamente Guido Olimpio ha ragione, riferendosi allo spettacolo in esclusiva planetaria della presunta attentatrice-kamikaze irachena, davvero << Sono immagini agghiaccianti quelle mandate in onda dalla tv giordana >>[i]. I motivi sono molteplici, seppure di natura diversa. Innanzitutto nell’impatto che tale tipo di “documentario” può avere ( e certo avrà avuto ) nell’immaginario dei telespettatori più sprovveduti, quelli che, per intenderci, vedono il mondo attraverso le lenti dei vari talk-show, condizionati dalle varie forme di fauna televisiva che in essi prosperano e allignano sinistramente. Terrificanti per il messaggio che lanciano agli “addetti ai lavori”: questa è la verità ufficiale, si è trattato di tre kamikaze ( il quarto mancato ) che si sono fatti esplodere e non di ordigni piazzati nei controsoffitti delle strutture alberghiere, come invece affermavano le prime dichiarazioni in ordine sparso ( solitamente le più verosimili in casi di questo genere, in quanto avvengono in maniera spontanea e reale prima che le varie Autorità competenti mettano a tacere qualunque cosa che non collimi con la versione ufficiale ), in questo corroborate anche dalle prime immagini di almeno uno degli attentati, non ricordo bene in quale Hotel.

Deprimenti per un paio di altre ragioni, che esporrò brevemente: 

La natura “occidentale” del filmato;

La pessima qualità di “recitazione” dell’attrice in questione. 

Quanto al primo punto, se da un lato è piuttosto sconcertante ( per chi conosca anche minimamente la realtà politica dei vari paesi mediorientali ) che in un paese come la Giordania i servizi di sicurezza consentano la messa in onda di un simile documento in tempi così stretti ( se la “signora” immortalata fosse davvero un’aspirante mancata kamikaze in questo momento – e ancora per molte settimane – sarebbe sotto torchio ad opera dei medesimi servizi, e non in diretta tv come capitò al boss della Mala del Brenta Felice Maniero[ii] ), dall’altro il video in questione presenta a colpo d’occhio un’evidente quanto significativa “anomalia”: si direbbe infatti realizzato con una particolare attenzione rivolta ad un pubblico prettamente “occidentale”, non arabo o arabofono, almeno per quanto riguarda il tipo di dichiarazioni e la relativa “dinamica emotiva” ( in questo caso del tutto assente ). E qui veniamo al punto due: l’asetticità del documento è impressionante, irreale, inverosimile ( almeno a quelle latitudini ), ed anche prendendo per buone - cosa che in genere sarebbe bene non fare mai - le fantasmagoriche teorie degli “esperti nostrani di cose islamiche” ( che parlano di annichilenti lavaggi del cervello e programmazioni mentali, robot della morte, etc. ) nella rappresentazione “teatrale” in questione siamo ancora molto lontani da una parvenza accettabile di realtà; anche senza scomodare esperti in scienze psicologiche. Proviamo a immaginare la drammatica irreversibilità di un simile gesto e la relativa preparazione psicologica: scampare ad un simile “pericolo” dovrà pur provocare una qualche reazione emotiva, specie in una donna. Invece quell’attrice era lì che snocciolava dettagli e particolari del fallito attentato con minor coinvolgimento rispetto ad una massaia che enumeri in televisione gli ingredienti segreti di una torta di mele… 


È del tutto evidente che tale filmato non è stato mandato in onda per il pubblico giordano o mediorientale ( che è fin troppo abituato alle rispettive “verità di regime” ), bensì occhieggiava sinistramente alla sensibilità “occidentale”, che certo sarà rimasta oltremodo sconvolta dal fatto che il “kamikaze” era una donna.

Che dire ? 

Innanzitutto che le donne osservanti in Giordania, ma anche in Siria e paesi limitrofi, si vestono allo stesso modo sia d’estate che d’inverno ( quel che cambia è il tipo di stoffa con cui si confezionano i tipici cappotti lunghi ), e tenendo conto che in quei paesi le variazioni climatiche non sono poi così significative come da noi in Europa, affermare che << l’autunno o l’inverno costituiscono la stagione preferita dei kamikaze perchè possono indossare abiti pesanti senza destare sospetti[iii] >> è quanto meno riduttivo e generico. è una deduzione logica basata su categorie interpretative “occidentali”. 

Secondo, che avallare simili panzane non è particolarmente dignitoso, anche e soprattutto per le autorevoli firme del nostro panorama giornalistico.  

E terzo, poiché non sarà molto facile “trattare” con Al Qaeda per concordare una tregua, come suggeriva qualche tempo fa il Senatore a vita Francesco Cossiga, le alternative sono sostanzialmente due: 

1) Rassegnarsi circa l’ineluttabilità degli attentati terroristici di “matrice islamica”, salvo poi montare la propria indignazione generica contro tutto ciò che viene percepito come vagamente somigliante al fenomeno ( extracomunitari, arabi e musulmani in genere, donne velate e compagnia bella ); 

2) Sforzarsi di capire che tutto ciò che sta accadendo risponde ad un collaudato schema di “strategia della tensione”, i cui beneficiari sono lì in bella vista, non serve nemmeno essere chissà quali esperti di politica internazionale. 

In politica vige un criterio preciso per comprendere la natura dei vari fenomeni ( e il terrorismo è sempre stato ed è tuttora più che mai uno strumento “politico” ), ossia quello del cui prodest ? e delle relative categorie di analisi. In Italia l’arroganza tronfia di chi sta beneficiando della situazione internazionale è piuttosto evidente ( senza bisogno di fare nomi, di persona o di città ), altrove nel pianeta suppongo che sarà più o meno lo stesso; solo è necessario decidere di impiegare un po’ del proprio tempo attingendo a varie fonti per documentarsi in maniera seria e cercare di comprendere cosa sta accadendo intorno a noi. Possibilmente avvalendoci di categorie interpretative il meno possibile  “eurocentriche”. 

E finché non ci sforzeremo di capire che “il mondo intorno a te” non si racchiude in un telefonino bensì nel cuore di una coscienza vigile, progredire individualmente e contribuire allo sviluppo collettivo sarà oltremodo difficile.

Intanto consoliamoci al pensiero che il filmato di Amman sicuramente non riceverà nessuna nomination agli Oscar ( naturalmente in quanto fuori concorso ).

Abu Yasin Merighi
Fonte:www.islam-online.it
Link:http://www.islam-online.it/merighi.htm#Oscar<br>
14 novembre 2005 

 
Note<p>

[i] Guido Olimpio, Come è fatta la bomba che doveva uccidere, Corriere della Sera del 14 novembre 2005<br>

[ii] Molti ricorderanno la conferenza stampa estemporanea che venne improvvisata in una Questura del Nord Italia qualche anno fa, poche ore dopo l’arresto del pericoloso latitante Felice Maniero (  noto nell’ambiente come “Faccia d’Angelo” ), e di come tale episodio provoc? forte sconcerto nell’opinione pubblica italiana e, se non ricordo male, anche qualche provvedimento amministrativo nei confronti del Questore locale, n.d.A. <br>

[iii] Vedi il già citato articolo di Guido Olimpio.<p>