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Dello sport, della politica, della paura

di hawiyya.org - 09/02/2007

 
“La politica è cosa troppo nobile
per delegarla ai politici”


“I partiti sono organismi costituiti pubblicamente, ufficialmente
in modo da uccidere nelle anime il senso della verità e della giustizia”

Simone Weil

In Gran Bretagna, negli anni peggiori degli hooligans, spesso nella stessa città si giocavano due diverse partite: una di calcio l’altra di rugby.
Nella prima reti di protezione, poliziotti in assetto di guerra, telecamere.
Nell’altra … 1 poliziotto, rigorosamente disarmato.

Nel rugby si insegna che “l’avversario è il tuo maestro”.
Nel calcio i giornalisti per primi ammiccano se qualcuno ottiene un rigore di frodo.

Il calcio ha avuto la funzione di educare la massa al tifo; a vincere a tutti i costi; a non riconoscere meriti all’avversario.
A negare le nefandezze della propria squadra, a invocare la giustizia divina quando la nefandezza la fa l’altro.
Se perdo è un complotto e il mondo mi odia.
Se vinco “so’ er mejo”.

Il mondo è diviso in due: noi e il caos; John Wayne e l’orda; la cristianità e l’islam (domani la Cina).
Americanamente evoluti, anche noi siamo “frontiera”: oltre è “bastardo”: che sia un uragano o un coccodrillo; Ahmad o Chao Li; un interista o un albanese; natura o homo…
se non è “dei mia”, è bastardo.
Bipolarismo.
Ma è così lontano dal tanto democratico referendum (che gli svizzeri, popolo creativo e fantasioso, adorano)? per cui 51 fessi sono più giusti di 49 fessi (“la maggioranza non ha mai ragione!” … meno male che lo ha detto un personaggio di Ibsen, che è già morto, quindi non perseguibile …).

Dobbiamo appartenere, esprimere opinioni sin dalla culla (dovessimo rischiare di generare idee!), avere un nemico… (e che cazzo, sennò con chi me la prendo!)

E sempre più su, assurgiamo a livelli ulteriori di democrazia: oggi non occorre più insegnare ad odiare (oltre Orwell!) è sufficiente creare paura: quindi non ci dicono che riempiranno la nostra vita di controlli, creeranno (lasceranno fare) situazioni che ci faranno desiderare di essere controllati … tanto non abbiamo nulla da nascondere!
Allarmi, allarmi, allarmi: “e chi non è dei mia … è dell’altri, del caos, dell’orda: bastardo!”

Bastardo è l’islamico-tutto perché non si conforma alla Civiltà-nostra ma è anti-americanismo lasciarsi turbare dal pensiero che si volesse liberare un popolo, il vietnamita, a forza di diossina e, a distanza di 35 anni dall’ultima irrorazione di Agente Orange, saperlo ancora detentore del record mondiale di leucemie, aborti e nascite di “scherzi di natura”.

Bastardo è il cinese perché sforna prodotti a basso prezzo che “rovineranno i nostri lavoratori”, ma si è anti-occidentali se si ricorda che i regali di Natale griffati “Made in occidente” provengono dalle stesse mani di quei lavoratori cinesi sfruttati, ma questa volta anche derisi (come noi), perché il prezzo – che noi paghiamo – è occidentale!

Cresciuti al Voltaire-pensiero per cui pur non condividendo un pensiero combattiamo perché questo possa essere comunque espresso - osservando inorriditi luoghi retrogradi dove ciò non è possibile - ed assistiamo passivi-urlanti all’occidente-pensiero che decide per legge la storia, o certa storia (proprio perché siamo incoscienti e trasgressivi: i marescialli di Napoleone erano 15! … Cesare è stato ucciso a cucchiaiate e l’11 settembre era impossibile prevederlo! Ohooo! Il brivido del rischio).

E meno male che l’occidente - l’illuminato – vedeva un futuro in cui “le colpe dei padri non ricadranno sui figli”, in cui si giudicherà il comportamento non la provenienza, l’appartenenza o la tendenza: l’individuo non la famiglia, il clan, l’etnia … “i mia”.

E la Palestina?

La prima regola è non accettare le regole altrui.
Soprattutto quando offendono dignità ed intelligenza.
Quando vogliono – liberamente – liberare il peggio di noi.
Quando formano Uguali conformi solo al consumo di uguali mediocrità.

Ci inventano un mondo da contrapporre ad un altro – entrambi inesistenti – e noi scendiamo felici a confrontarci: “tifiamo”!
Il nemico del mio nemico è mio amico: evviva! Appartengo, parteggio, ergo esisto.

È un banalissimo gioco, talmente banale da sembrare ovvio o innocente.
Si chiama “Scegliti un nemico e sarai vivo”.
L’importante è con-tendere: collega d’ufficio o condomino, clima o extra-comunitari, demoni o lavoro.
Loro vivono di questo, loro vivono di odio ma anche grazie al nostro odio: usano la nostra forza come una sorta di Judo pervertito.
Perché accettare di stare sul loro piano?
Perché contrapporsi, perché contrastare: perché difendersi???

Nella presentazione di questo sito dicevamo che l’attacco è l’unica difesa: il che significa agire, non reagire.
Reagendo accetto il livello imposto da chi ha agito.
Imporre il livello della discussione è la conditio sine qua non: ecco perché parliamo di utilizzare comunicativamente le tecniche tipiche della guerriglia: non dire-stare-fare mai ciò che vuole l’altro: non accettare lo scontro; essere noi ad usare la loro forza il loro bassissimo odio che, nell’essenza è paura, una paura radicale, abissale: quella di aprirsi tranquillamente all’altro.
Bene: pro-vochiamolo, scuotiamolo, costringiamolo a reagire, ad uscire dal piano quotidiano della menzogna naturale.
Noi abbiamo (?) la fantasia ed il desiderio, ma, soprattutto, abbiamo ancora maledettamente fame-sete di giustizia, di dignità, di semplicità.
Dobbiamo smettere di pensare (?) secondo metrature ideologiche: la stragrande maggioranza della gente ne ha ormai paura.
Dobbiamo uscire dal perverso (loro) gioco dell’opinabile (ricordiamoci che riescono a rendere opinabili anche i bilanci finanziari: i numeri).
Il Muro non è “Dell’Apartheid”, concetto astratto per 9 persone su 10.
Mediaticamente è opinabile: è “Barriera difensiva”.
Ciò che non è opinabile sono gli olivi, le viti, gli orti distrutti, i pozzi rubati, le case, le fabbriche rase al suolo; è che è costruito su terra altrui; è divisione di famiglie, di quartieri, di città; è disastro ambientale, naturale, sociale.
Ed infine, non è il “Muro di Sharon”, cioè di destra: è la manifestazione di una ideologia complessiva.
Dal primo giorno si doveva concentrare l’attenzione su argomenti simili, concreti, immediati e percepibili da chiunque/dovunque: non ideologici, insomma. Avremmo dovuto coinvolgere i settori specifici e fatto parlare i rappresentanti più prestigiosi ed indiscutibili.

Perché si chiede la solidarietà del mondo islamico (tutt’al più anche del cristiano) di fronte al progetto (antico e conosciuto) della distruzione di al-Aqsa?
Perché di fronte alla distruzione di Hebron, di Nablus, dell’antichissima chiesa di Abud non si è fatta univoca ed internazionale pressione sull’Unesco, su storici, antropologi, archeologi; su Associazioni ed Enti preposti alla salvaguardia dei beni storico-artistici?

Insomma, perché non si comprende che il MURO mediatico va aggirato?!

“Ci siamo mobilitati, ma non organizzati” diceva uno storico leader della non-violenza statunitense: impariamo ad organizzarci, a coordinarci, a studiare a fondo ogni azione pensandola in funzione di quanti sono ormai “obnubilati” dalla naturale menzogna mediatica.
Rendiamola concreta, viva, percepibile la realtà di Palestina facendola entrare negli occhi e nel sentire dei tanti che per sentirsi vivi non vogliono odiare qualcosa/qualcun altro: ma che, ad oggi, di Palestina “sentono” solo odi, paure, inconciliabilità.

Nurit Peled è una testimone positiva di quanto diciamo: ascoltarla per crederlo!


Fonte: www.hawiyya.org