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Continuità Berlusconi-Prodi

di Miguel Martinez - 12/02/2007

 

Allora, un gran numero di brave persone ha votato per la coalizione Prodi, perché la facesse finita con l'illegalità, o meglio l'uso distorto della legge, del governo precedente.

Perché non fosse più servile verso gli Stati Uniti, né tantomeno disposto a tollerare reati gravissimi commessi sul suolo italiano da agenti stranieri.

Perché gli appartenenti ai servizi segreti non compissero più reati, nascondendosi poi dietro l'inafferrabile "segreto di stato".

Perché non ci fosse più continuità con la linea di Berlusconi, insomma.

Ora, il signor Romano Prodi ha detto esattamente cosa pensa di tutta questa gente.

E per farlo, Prodi non ha mica scelto il Parlamento.

No, ha fatto proprio come fece Berlusconi a suo tempo, quando approfittò di una conferenza stampa in Bulgaria per far fuori Santoro, Biagi e Luttazzi. Anche se il linguaggio di Prodi resta molto più scivoloso di quello del liftato di Arcore, e questo può forse consolare qualcuno di quelli che ci spera ancora.

Tra parentesi, Prodi ci rivela anche che il governo aveva mentito quando aveva detto che non c'erano segreti di stato nel caso Abu Omar.

Ma forse Prodi non ha scelto The Hindu per assestare lo schiaffone ai propri elettori.

Forse è solo che in Italia non si trova un giornalista o un politico disposto a porre domande pericolose.

A proposito, lo schiaffone di Prodi a me non è arrivato.

Grazie, Mehmet Koyuncu.

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Caso Abu Omar, Prodi: mantengo la linea di Berlusconi
sabato, 10 febbraio 2007 11.44 
Versione per stampa     
 
CHENNAI, India (Reuters) - Il presidente del Consiglio Romano Prodi precisa di non aver cambiato la politica del suo predecessore Silvio Berlusconi riguardo alla imposizione del segreto di Stato e alla non concessione della richiesta di estradizione per agenti Cia riguardo al cosiddetto "caso Abu Omar".

In una lunga intervista rilasciata martedì e pubblicata oggi dal quotidiano indiano "Hindu", Prodi, rispondendo a una domanda sui rapimenti illegali e in particolare sulla vicenda del sequestro in Italia da parte di agenti italiani e americani dell'ex imam di Milano, ha detto che "ci sono ancora discussioni su questo tema ma, per il momento, io non ho cambiato la politica del mio predecessore".

Il 24 gennaio scorso, il procuratore di Milano Manlio Minale ha inviato una lettera al ministro della Giustizia Clemente Mastella sollecitando per la seconda volta una decisione sulla richiesta di estradizione avanzata dalla procura nei confronti di 26 agenti Cia accusati di aver partecipato al sequestro dell'egiziano Abu Omar, imputato in un altro procedimento di terrorismo internazionale.

A Milano è in corso l'udienza preliminare nei confronti di 35 imputati fra agenti Cia e italiani, tra i quali l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari che ha sempre invocato il segerto di Stato sulla vicenda. Segreto di Stato confermato dal governo Berlusconi, il cui ministro della Giustizia Castelli aveva rifiutato di presentare richiesta di estradizione agli Usa per gli arresti degli agenti, e poi ribadito dal governo Prodi.

"Non ci sono cambiamenti dalla linea del mio predecessore - ha detto Prodi al giornale indiano - Il mio governo è contro le 'rendition' ma il caso Abu Omar è coperto dal segreto di Stato. Secondo le leggi, questi file non possono essere resi pubblici e io ho riconfermato tutto ciò".

"Questa è la legge esistente. Ci sono discussioni - ha continuato Prodi - se questa debba essere cambiata in futuro o no. Ma la sua domanda è su un caso specifico [Abu Omar] per il quale io devo rispettare la legge esistente".

Alla domanda del giornalista se questo non equivalga a coprire azioni illegali, il premier ha risposto: "Io non sto coprendo niente. E' un caso di continuità. Il mio predecessore Berlusconi ed io abbiamo firmato documenti che interessano il segreto di Stato e io sono obbligato a farlo. Non ci sono cambiamenti dalla linea del mio predecessore".

Infine, a una domanda se sia favorevole a un cambiamento della legge sul segreto di Stato, Prodi ha risposto: "Lo sono, ma capisco anche che ci sono casi nei quali bisogna mantenere alcuni segreti per proteggere interessi superiori. Il problema è di limitarli, di avere dei controlli. Questo è il motivo per il quale abbiamo una speciale commissione parlamentare. Proprio per esser certi che le decisioni non siano arbitrarie".