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Ladri di vite. Quatti quatti ci stanno trasformando in arcipelago Gulag

di Gabriele Adinolfi - 16/02/2007

Siamo alla decimazione della decimazione. Di diciottomila persone che fischiarono all'Olimpico durante il minuto di silenzio per i fatti di Catania ne erano state scelte, in via punitiva, trecento. Ovvero si era deciso di enfatizzare una zoomata su uno spicchio di curva ignorando tutti gli altri al fine di lasciar credere che i fischianti fossero pochi. Oggi ci annunciano che trenta di questi trecento tifosi (uno su dieci, come nella Grande Guerra!) saranno puniti. Con la diffida (ovvero non potranno più vedere le partite) o addirittura con la “rieducazione alla vietnamita” se passa la tesi della gentildonna ministro Melandri.

Senza entrare nel merito della mancanza di gusto di fischiare un minuto di silenzio, che comprensibilmente indigna (ma ci sarebbe anche da chiedersi perché diciottomila persone non l'abbiano pensata così) mi chiedo se sia mai possibile che nessuno si renda conto di quello che significano le misure prese contro i dissidenti. Siamo giunti alla formulazione del reato di non cantare in coro, di non allinearsi al gregge. Sembra un'inezia ma, da quando Napoleone prese in mano le briglie di una Francia in preda alla demenza ad oggi, in nessun paese europeo-occidentale ci si era mai spinti a tanta aberrazione liberticida.

E, sempre di ieri, abbiamo una notizia fresca-fresca. Vada pure che siano stati arrestati i brigatisti, sembra armati (le armi le hano trovate) e pronti a colpire (del che personalmente ho qualche dubbio conoscendo come vengono gonfiate le tesi inquisitorie in merito, tesi che poi puntualmente si smontano quando l'accusa è chiamata a mettere le carte in tavola e a far vedere il bluff). Vada che siano stati arrestati alla vigilia della manifestazione antiamericana di Vicenza. Tutto questo fa parte della prassi ordinaria del potere italiano. Vada ancora che quattro persone che attaccavano manifesti in favore degli arrestati siano state tratte in arresto a loro volta (accadde anche ai tempi di TP): si tratta di un abuso di potere oramai consueto. Che però le s'incrimini per “apologia di reato” prima di scoprire che il dittatoriale Berlusconi aveva fatto depenalizzare questa porcheria e, allora, in subordine si abbia la sfacciataggine di incriminarle per “istigazione a delinquere” è roba degna della Turchia, dell'Argentina o della Russia stalinista.

Il golpe oligarchico prosegue senza interruzione la sua marcia livellatrice e chiude ogni spazio di libertà e di dignità. E a me pare assai grave che ci si perda nei particolari, nel commentare se tizio o caio abbia, in fondo, meritato una punizione anche se questa è formalmente un abuso e una violazione del Diritto Romano, dunque della Civiltà. La violenza ovattata di questo regime di sinistra globale, di questo regime di capitalismo maturo, fa leva appunto sul fatto che la gente si smarrisca nel discutere dei particolari e non si accorga della gravità dell'insieme. Attenti signori, Sauron è scatenato!