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I soliti sospetti (aridatece Berlusconi!)

di Il pensatoio - 25/02/2007

Fonte: pensatoio.ilcannocchiale.it

 
Molte cose non quadrano nella prima crisi del governo Prodi.
Già più volte avevo evidenziato la necessità di andare a rivotare subito dopo le elezioni, in quanto al Senato una maggioranza così risicata avrebbe messo continuamente messo in difficoltà l'alleanza di governo
http://pensatoio.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=946576
http://pensatoio.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=974539

Perchè mai Prodi ha invece accettato questa vittoria di Pirro ?
Da un lato si può pensare che sia stato un po' costretto dai diessini che ormai lo considerano solo il cavallo di Troia che serve a battere Berlusconi, ma di cui ci si deve sbarazzare per potersi sedere nella stanza dei bottoni e dei grandi affari.

D'altro canto può anche essere che Prodi volesse fare della debolezza del suo governo la sua forza, il tutto per evitare le riforma a cui Rifondazione avrebbe dovuto tenere di più e cioè il superamento della legge Biagi. In pratica il professore, garante delle imprese e delle istituzioni economiche sovranazionali, avrebbe ricattato Rifondazione e la sinistra radicale, perchè non spingessero per una politica di sinistra, politica invisa ai poteri forti.

Molti fattori anomali rendevano difficile la realizzazione del programma, programma che era il nucleo della legittimazione democratica dell'Unione, assieme alle Primarie che tanta partecipazione avevano attirato.

Il primo fattore anomalo era il tecnico Padoa Schioppa, altro garante di poteri sovranazionali, ministro tecnico sui generis, ma in realtà vero asse politico della maggioranza, in quanto invece di approntare da tecnico gli strumenti per la realizzazione degli obiettivi del programma, valutava in maniera falsamente neutra la congruità degli stessi obiettivi politici a vincoli di natura ideologica ed extra-democratica.
http://pensatoio.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1167782

Il secondo fattore anomalo era l'Udeur, che con l'Unione aveva un vero e proprio patto di desistenza, patto che lo esentava dal rispetto del Programma. Dunque una mina vagante sempre presente, ma, guarda caso, sempre tollerata.

Il terzo fattore anomalo è l'Italia dei valori di Di Pietro, il ministro giustizialista, ma che nasconde in sè esponenti politici che della propria svendita fanno la loro politica ragion d'essere : De Gregorio dà un' ulteriore spallata ad un governo in crisi respiratoria sin dalla nascita.
Il quarto fattore anomalo si chiama Massimo D'Alema, che da sempre cerca di diventare uno statista, ma i cui tentativi falliti sono uno dei fattori determinanti della debolezza del centrosinistra. Singolari ed inquietanti in questa vicenda sono state le sue dichiarazioni prima del voto, dichiarazioni fatte come se il Presidente del Consiglio fosse lui, dichiarazioni ambigue e deboli, perchè non sostanziate dal ricorso alla fiducia, dichiarazioni che hanno aggravato la valutazione già di per sè severa di ciò che è successo in aula.

Ultimi, ma non ultimi, senatori a vita come Cossiga ed Andreotti, e cioè il non plus ultra degli Arcana iuris (tra Mafia, Gladio, Montenevoso e chi ne ha più ne metta), il primo dei quali vota contro e poi parla di vittoria della manifestazione di Vicenza, oltre a fare i soliti deliri pieni di allusioni.
Perciò parlare di massimalismo è l'ultima delle ipocrisie a cui si prestano umoristi imbiancati dal tempo come Michele Serra (e con lui mi sovvengono chissà perchè quei figli di Peppone che sono Fabrizio Roversi e i gemelli Ruggeri a simoboleggiare la trimurti buonista del post-unpotutto...). Certo la cosiddetta sinistra radicale ha le sue responsabilità non tanto della crisi, quanto dello stato delle cose di questo paese ( a loro dedicherò un post a parte). Ma ha le responsabilità che hanno tutti gli attori del gioco, un gioco che si è fatto assieme.

Sottolineare il loro apporto significa solo preparare un disegno che era già prefabbricato ed inscatolato, volto soprattutto a far dimenticare la riscrittura della legge Biagi.
Non è un caso che nell'accordo dei dodici punti del mercato del lavoro non si parli.
Non è un caso che forzando il programma si voglia una blindatura su Vicenza e la TAV.
Ma Prodi e i centristi diessini non si fermeranno a questo agitando la fragilità di questo governo.
Vorranno dell'altro e stavolta sfrutteranno al meglio i Mastella, i Follini e i Pallaro.
E allora (e mi dispiace per Kilombo la cui esistenza si basa su presupposti del tutto diversi ed irreali ) il quadro è quello già affrontato dal famoso libro di Marco Revelli "Le due destre", dove ad una destra populista e sbracata si contrappone una destra che si spaccia per sinistra e si nasconde dietro la cuginanza con Rifondazione o dietro l'antiberlusconismo per fare politica come ai vecchi tempi : cioè vendendo la pellaccia del paese al miglior offerente.

Perciò è inevitabile la tentazione del tanto peggio, tanto meglio : almeno con Berlusconi sai a chi sputare in faccia.