Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Hai 1 prodotto nel carrello Carrello
Home / Articoli / C’è un’aria… (di ipocrisia)

C’è un’aria… (di ipocrisia)

di Angelo Alberi - 27/02/2007

 

Una persona sagace, dotata di una mente acuta e con i meccanismi ben oliati, Giorgio Gaber, lo

cantava già qualche anno addietro:”c’è un’aria, che manca l’aria … lasciatemi aprire la finestra..”.

Già, aprire la finestra; ma siamo poi sicuri che ne entrerebbe dell’aria pulita?

L’onorevole Turigliatto ( PRC ) c’ha provato ed il risultato non è stato certo positivo e così quel

soffio di innovazione, di vero cambiamento, che ci si aspettava da questo governo di centro sinistra,

è rimasto fuori ad attendere tempi e uomini migliori.

La politica di contiguità con i movimenti sociali che l’esecutivo si era prefissato di attuare, con il

passare dei mesi mutava nella politica dell’ossequio agli USA ed al Vaticano e l’attuale

promulgazione delle tavole con i dodici precetti di governo ( due in più che nelle ben più famose

tavole di biblica memoria ) fanno capire che il timoniere bolognese non ha nessuna intenzione di

cambiare rotta, nonostante si addensino nuove fosche nubi all’orizzonte.

La grande illusione di uno spostamento a sinistra della linea politica italiana andava velocemente

scemando mentre all’orizzonte si profilavano, chiari, i primi tratti di un disegno che frullava da

tempo nelle testoline dei vari Prodi, D’Alema, Rutelli & co: sottrarre alla CdL, sfruttando i

malumori esistenti, qualche personaggio da portare nel grande calderone del partito democratico,

portando acqua al mulino del premier e dei suoi più stretti sostenitori, sbilanciando così la

coalizione di governo verso il centro. Mossa che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, portare un

più ampio consenso elettorale al futuro PD mettendo le forze della sinistra radicale (il termine non

mi piace) nella condizione di non poter reclamare ampi spazi nella stesura dei futuri programmi di

governo.

Calcoli, sempre e solo calcoli. La politica dell’incoerenza e del pragmatismo ha vinto sulla

coscienza dei singoli, seppellendo sotto una spessa coltre di ipocrisia le scelte di pace e non

violenza che hanno dato vita ai molti movimenti nati in questi ultimi anni.

La caduta del governo Prodi non è certo da imputare alle problematiche legate al Dal Molin di

Vicenza o all’Afghanistan, facendo di Turigliatto il capro espiatorio del caso, ma è un malessere

ben più profondo che mina la credibilità dell’esecutivo: la perdita di fiducia da parte dei suoi

elettori. L’arroganza del leader di questa coalizione governativa e di alcuni suoi ministri, l’apostasia

dei partiti della sinistra estrema, hanno creato un baratro profondissimo con le nuove forze sociali e

nelle stanze dove soggiorna il potere politico non mi sembra ci siano le intenzioni di porre rimedio a

questa rottura.

Ben vengano, allora, decisioni coraggiose come quella presa dal senatore Turigliatto, dove il

pragmatismo di partito ha lasciato il posto alla coerenza ed ai valori che le forze della sinistra

attuale sembrano aver dimenticato.