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Mastrogiacomo e l'Afghanistan

di Giancarlo Chetoni - 11/03/2007

Fonte: lettera informazione


L'avevamo detto e scritto. La politica estera dell'Italia in
Afghanistan e in Libano non la decidono Prodi, d'Alema, Parisi o
Spogli, ma il mullah Omar e sayyid Nasrallah.

Prima del 19 Aprile era successo lo stesso alla troika Berlusconi-
Fini-Martino in Iraq. Exit strategy conclusasi a Dicembre 2006 con
l'ammaina bandiera a Camp Mittica, 1 miliardo e 750 milioni di euro
buttati via e un bel carico di morti ammazzati da trasferire da
Tallil a S. Maria Novella e al Vittoriano.

Nella nota precedente abbiamo omesso erroneamente uno zero.
L'aereoporto di Herat è di 500.000 mq di cemento spessorato, 2.000 e
rotti metri lineari per lato quadrato, il sufficiente per il decollo
e l'atterraggio di ogni genere di aereo da carico, da ricognizione e
da guerra in dotazione all'ISAF in Afghanistan.

Ha fatto bene Sircana a confermare che da quelle parti "non arriverà
un uomo in più né si costruirà un altro mq di piste o piazzali".

D'Alema dal canto suo da Bruxelles ha confermato che "l'Italia non
invierà nuove truppe in Afghanistan" anche se il Cavaliere di Arcore
si è immediatamente dissociato dalla dichiarazione del titolare
della Farnesina invitando a prendere in considerazione l'appello di
Blair a tutti i Paesi Europei a rafforzare il loro dispositivo
militare nella Regione.

"Il compito più prezioso - è stato detto dai collaboratori del
Ministro degli Esteri - è puntare sulla sicurezza, e la sicurezza
non si costruisce sulle baionette".

Le dichiarazioni più impegnative, quelle suscettibili di far
drizzare le orecchie a Wastington, il baffo di Gallipoli le ha
affidate al suo staff. 

Con tutta evidenza il Vicepresidente del Consiglio ha una paura
folle di contrariare l'Amministrazione Bush o, come dice Chavez,
l'ubriaco fradicio della Casa Bianca. 

Scorrono ancora come incubi nella memoria di D'Alema gli "affaire" 
Ocalan, Mitrokhin e roba del genere.

E quella volta si trattò di regalini di un amicone, alla mano, come
Clinton, che non esitò a fare nella carta politica dei Balcani un
bel buco bianco perché dal Mediterraneo non ci fossero direttrici di
transito energetico e rotabile con la Russia.

E qui ci sarebbe da abbandonare dei pieni colmi di menzogne
accreditate, per calarsi anche per l'Afghanistan in un vuoto da
riempire un po' alla volta con qualche osservazione geopolitica e
macroeconomica che apra la porta ai perché non manipolati della
guerra scatenata a partire dal 2001 dagli Usa e dalla Nato nel
Centro-Asia.

La stiamo prendendo lunga, converrà tornare alla cronaca...

I rischi da evitare a tutti i costi per il nostro Vicepresidente del
Consiglio sono gli agguati e gli irrigidimenti sul "fronte interno"
del partito amerikano, al Senato e nei palazzi del potere
finanziario, industriale e militare del Paese.

L'ambasciatore-banchiere è un gran brutto cliente. Il raddoppio di
Ederle è cascato come il cacio sui maccheroni. Ed altro succederà
strada facendo.

Andrebbe a puttane anche la costruzione, laboriosissima, del Partito
Democratico. Verrebbe a mancare il tempo per tentare qualche
limatura, per riequilibrare degli handicap nella coalizione per
aprire al "nuovo". Il centrodestra in ogni caso rimane molto, molto
più affidabile per gli USA del centro-centro-sinistra. 

Riallinearsi a Bruxelles allontana fatalmente l'Italia dalla Russia
oltre che da Gaza e Cisgiordania, ma  senza il sostegno della
Commissione Europea il Bel Paese è una barca che affonda.

Il Governo del Professore nel frattempo si sta dando una clamorosa
regolata per Herat e Kabul. "Non siamo lì a raccogliere margherite -
si dichiara -, ci ripromettiamo di svolgere una serie di operazioni
per garantire ad esempio la scorta ai convogli umanitari, la difesa
dei campi civili e dei cantieri così come nel prestare assistenza
alle O.N.G". 

Il sequestro di Mastrogiacomo in contemporanea con l'avvio
dell'operazione "Achille" dell'ISAF  nella provincia di Helmand,
l'attacco di mujahidin armati di RPG nella Musay Valley a 8 Km da
Kabul a 2 blindati PUMA VBL degli Alpini, per stare, a quanto ci
riguarda, nelle ultime 72 ore, devono aver convinto Presidente del
Consiglio e Ministro degli Esteri a ingranare la retromarcia dopo
l'invio a Herat dei Predator e del C 130 J deciso da Parisi a
margine del summit Nato di Siviglia.

Un Parisi in questi ore silenziosissimo, defilato tanto da farlo
sospettare contrariato della piega che hanno preso gli avvenimenti
in Afghanistan.

Alle chiappe del pupillo di Prodi, non bisogna dimenticarlo, c'è la
Legion of Merit del C.S.M. Ammiraglio Di Paola, i vertici del
Comando Operativo Interforze di Centocelle e non solo.

La cattura dell'inviato di "Repubblica" ha centrato il bersaglio
grosso e rischia di mettere in serie difficoltà l'Esecutivo
alla "Rutelli & Fassino" a passo felpato in avvicinamento
ai "teocon" con la benedizione di Ratzinger e del nuovo presidente
della C.E.I. Bagnasco, un generalone di Corpo d'Armata a riposo. 

Questa volta non ci potrà essere l'uso sul campo dei Servizi di
Informazione come nel rapimento Sgrena né tantomeno si può mettere
nel conto perdite dolorose come quelle di Calipari.

Occorrerà trattare con pazienza certosina con quelli che appena
qualche giorno fa si definiva molto strumentalmente "assassini di
comunisti" per imbarcare a forza in una nuova avventura coloniale 
la sinistra che non ci sta. 

L'Afghanistan è qualcosa di molto diverso dall'Irak, dove
preesistevano da ben prima del 1991 una struttura affidabile e
organizzata di intelligence e rodati rapporti di collaborazione con
gli "Alleati" a partire dall'Aprile 2003.  

Guardie Nazionali latino americane alla Lozano & Soci della CIA a 
parte.

Non è che Mastella sia il Ministro della Giustizia per qualche
alchimìa?

Il Paese delle Montagne è un immenso buco nero che inghiotte
eserciti di migliaia di uomini, dove qualsiasi contatto è affidato
a "fonti" legate a  territori e strutture come l' I.S.I. di Karachi
o le tribù pathsun impossibili da avvicinare e da infiltrare.

La liberazione del prigioniero Mastrogiacomo potrà avvenire solo
sulla base di pesanti concessioni politiche. Il danaro da quelle
parti ha un valore molto relativo, può facilitare la costruzione di
una catena di contatti utili ma non può influenzare in alcun modo la
conclusione di una trattativa.

I tempi della liberazione dell'inviato de "La Repubblica" saranno
decisamente lunghi a meno che, come ha maliziosamente sostenuto
Kossiga, non si tratti di un sequestro organizzato da amici inglesi
e americani.

Per stare al recente, la cattura, la prigionia e la liberazione del
free-lance Torsello in Afghanistan ha sollevato da parte di qualche
osservatore indipendente più di un dubbio.

Erano accrediti in uscita?