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Il sistema elettorale maggioritario in questa Italia non ha più senso

di Massimo Fini - 12/03/2007



L'onorevole Berlusconi afferma che la riforma elettorale non è prioritaria, che altri sono i problemi del Paese. E ha senz'altro ragione. Ciò non toglie che il sistema elettorale maggioritario sia completamente inadatto alla realtà italiana. Per capire perchè ci si è arrivati bisogna rifarne la storia.
Il maggioritario fu proposto da Mario Segni alla fine degli anni Ottanta per cercare di scardinare, come se fosse un piede di porco, una situazione politica bloccata dal consociativismo perchè il Pci poi Pds era stato cooptato nel potere e, di fatto, non esisteva più un'opposizione. Ma quando venne a votazione, nel 1993, la situazione era completamente cambiata, il quadro politico, stagnante da quasi vent'anni, era in pieno movimento, era arrivata la Lega, la presenza di una vera opposizione aveva permesso le inchieste di Mani Pulite, la Prima Repubblica stava crollando e del maggioritario non c'era più bisogno. Ma gli italiani, che non riflettono mai su ciò che fanno e si lasciano trascinare dall'onda del momento, lo votarono lo stesso, a stragrande maggioranza. Sbagliando. L'Italia non è l'America, grazie a Dio ha una maggior ricchezza politica e non ci sta nel 'o di qua o di là' del sistema americano dove peraltro i due partiti contendenti si distinguono solo per sfumature e ci sono 35 milioni di poveri che non hanno alcuna rappresentanza politica (Bertinotti and company, invece di rompere le scatole qua, potrebbero trasferirsi utilmente oltreoceano). Succede così che da noi, pur di vincere le elezioni si mettono insieme forze del tutto eterogenee che poi, al momento del dunque, non riescono a governare. Il problema ce l'ha, come abbiamo visto ad abundantiam, il centro sinistra dove i riformisti han ben poco a che vedere con la sinistra radicale, ma ce l'ha anche il centro destra dove la Lega è, direi quasi antropologicamente, distante da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc così come quest'ultima, col suo moderatismo antico democristiano, quaglia poco con l'estremismo berlusconiano e il culto della personalità del leader.

Il maggioritario , in Italia, non riesce quindi a garantire quella che è la sua stessa ragion d'essere: la stabilità dei governi. Inoltre è in controtendenza storica. In Inghilterra, che ne è stata la culla, si pensa di cambiarlo perchè, applicato con rigore (come qualcuno vorrebbe che avvenisse anche da noi) lascia perennemente fuori il partito liberale che pur prende un terzo dei voti, con un grave vulnus al principio di rappresentanza.

Ma, soprattutto, dopo due secoli di solfa destra-sinistra avanzano in tutti i Paesi democratici forze che non possono essere chiuse in queste categorie, come la Lega, gli autonomismi, gli ambientalisti, i movimenti No Global e antimodernisti (solo da noi Verdi e No Global sono declinati a sinistra con una profonda contraddizione interna, perchè ambientalismo e, in particolare, il No Global sono, per loro natura, intimamente antimodernisti, antiprogressisti, antiindustrialisti, mentre la sinistra è' per la sua storia, modernista, progressista, industrialista).

Il sistema elettorale più adatto alle nostre gambe è il proporzionale alla tedesca con sbarramento al 5% che sacrifica un pò della rappresentatività, ma non tutta come nel maggioritario classico all'anglosassone, a favore della stabilità, come mi permettevo di suggerire, Cassandra al solito inascoltata, nel 1993, quando gli italiani e le forze politiche si fecero abbagliare dalle sirene del maggioritario . Ci ripensano ora. Meglio tardi che mai. Forse.