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Investire nella finanza? No, grazie.

di Vincenzo Marasco - 17/03/2007

Fonte: uomo-libero


Anche quest’anno sono venuto a fare il Bastian Contrario con un intervento dal titolo provocatorio “Investire nella Finanza? No Grazie!”. Sono stato un po’ reticente di fronte all’invito per il timore di creare disagio in una occasione come questa che è fatta proprio per esaltare le virtù di questo settore di attività; ho però accettato per il piacere di rivedere gli amici co-relatori e uditori e perché mi è sembrato che si sia creata una sorta di tacita complicità con alcuni di loro i quali mi lasciano volentieri a fare da battitore libero per dire quelle stesse cose che anche loro pensano ma che preferiscono tenere sotto silenzio per non esporsi troppo.

Questa mia impressione è rafforzata dal fatto che già da diversi anni si ripete questo rituale ma anche perché, rovistando tra le carte del Convegno dello scorso anno, ho trovato le fotocopie di articoli “politicamente scorretti” che non so chi mi abbia cautamente dato (del genere “Il Governo Ombra domina il mondo”, “I Signori del mondo”, “Banche Centrali” – Editore Nexus) che sembrano fatti apposta per aizzare il mio spirito combattivo.

C’è un’altra ragione che mi ha spinto a partecipare. Ogni volta che mi concentro su un argomento lievitano pensieri rimasti a lungo allo stato latente che fanno arricchire le mie conoscenze e fare nuove straordinarie scoperte; è successo anche questa volta tanto che sarei tentato di tagliar corto drasticamente con tutto quanto avevo già annotato per parlare solo di queste. Parlando seguirò l’ispirazione del momento ma giuro che se non riuscirò a destare un certo interesse, l’anno prossimo “desisto”.

Dopo questa premessa vado a spiegare le ragioni del mio “no grazie” lasciando a chi mi segue il compito di intrattenervi con argomenti più dotti e più centrati sul programma del Convegno.

Desidero però approfittare del perfetto accento romanesco del Presidente Fausto Vittucci per chiedergli gentilmente di introdurre il mio discorso leggendo in mia vece questa poesia di Trilussa:


All’ombra

Mentre me leggo er solito giornale

Spaparacchiato all’ombra di un pajaro

vedo un porco e je dico: - Addio maiale! -

vedo un ciuccio e je dico: - Addio somaro! –


Forse ‘ste bestie num me capiranno

ma provo armeno la soddisfazione

de potè dì le cose come stanno

senza paura de finì in priggione.


(Trilussa – da: Giove e le bestie)


La morale, per chi non avesse avuto il tempo di riflettere, è la seguente: se volete dire delle Verità fatelo pure ma cercate di non essere in più di due persone e di trattare di cose piuttosto scontate e banali perché se volete invece dire cose serie e importanti e si da il caso che siate uditi anche da altri rischiate la galera. L’ammonimento vale anche per oggi perché il Sistema Echelon, gli Hackers di Internet, le cimici nei microfoni e tra breve la moneta a microchips e l’accesso tramite codice fiscale sui nostri conti bancari rendono possibile spiare tutto quello che diciamo e facciamo e se esageriamo potremmo essere segnalati come complottisti rivoluzionari. La battuta è dedicata con un pizzico di ironia a chi crede nel Diritto sulla Privacy!

Le mie sventurate esperienze personali

E’ bene che confessi subito che il mio “no” alla Finanza deriva soprattutto dalle mie sventurate esperienze personali e per questa ragione sarebbe forse meglio che sedessi tra gli uditori per imparare qualcosa piuttosto che tra i relatori per insegnare. Poiché però credo che anche i miei errori siano serviti a qualcosa e di non essere il solo ad averli commessi né di essere solo a pensarla così, resto da questa parte del tavolo e inizio col raccontarvi le tappe principali di questa mia storia aprendo di tanto in tanto delle “finestre” (così si dice oggi) su aspetti più generali del mondo finanziario di oggi.

Tutto inizia quando avevo poco più di 20 anni e il mio povero papà volle mettere a posto i figli regalando loro una casa. Mia sorella subito accettò mentre io preferii gestire l’equivalente della somma per investirla in Borsa. Persi quasi tutto e mentre mia sorella ha potuto godere gratis della sua casa per tutta la vita, io me la sono dovuta comperare negli anni col sudore della fronte. Fortunatamente il “mattone” ha ampiamente ripagato entrambi.

Questo primo incidente non mi insegnò gran ché perché quando sui 30 anni ero dirigente nella più importante Società di revisione di allora e partecipai al controllo dei bilanci della IOS, la società con base a Ginevra del noto finanziere ebreo Bernard Cornfeld che per primo portò i Fondi Comuni d’Investimento in Europa, ero talmente preso dal mio ruolo di revisore, dai successi della Società e dalla grandiosa accoglienza ricevuta che trovai ancora il modo di perdere soldi, anzi questa volta di farli perdere al mio povero papà. Gli suggerii di investire nei Fondi di Cornfeld e lo fece ma, essendo lui assai più avveduto di me, si accorse presto dei forti rischi che stava correndo e seppur con parecchie difficoltà riuscì a ritirare con perdite sopportabili quello che aveva investito. Fummo veramente fortunati perché pochi mesi dopo la IOS fallì e la stessa Società di revisione venne condannata dai Tribunali americani ad un risarcimento danni di oltre 60 milioni di dollari per concorso in falso in bilancio, una briciola e per di più riservata ai soli investitori di nazionalità americana!

Anche questa lezione non servì, e non solo a me ma nemmeno al mondo della Finanza italiana, perché il caso IOS venne subito rimosso come un incidente di percorso ed anzi divenne un esempio da imitare. La Fideuram fu la prima a farlo adottando gli stessi metodi aggressivi di raccolta del risparmio che facevano leva su una rete di promotori finanziari tanto avidi quanto incompetenti il cui unico scopo era di arricchirsi attraverso un sistema di provvigioni tipo “catena di Sant’Antonio” sulle somme che portavano nelle casse della Società. Quello che è seguito con l’introduzione nella nostra legislazione dei Fondi Comuni di Investimento Mobiliare e Immobiliare con i Fondi Pensione lo conoscete già anche se non sapete bene che sono in serbo molte sgradite sorprese per le nuove generazioni!

Quanto a me la lezione non servì perché, una volta cessato il rapporto con la Società di revisione per fondarne una in proprio, la mia indefettibile cocciutaggine mi portò ad affidare la liquidazione ricevuta ad un carissimo amico d’infanzia titolare di una Commissionaria di Borsa. Egli la investì in titoli speculativi del Gruppo Sindona (tipo Immobiliare Roma ed Edilcentro) e, dopo qualche colpetto fortunato, finì col perdere e col farmi perdere tutto. Perché mi rivolsi a lui? Per la stessa identica ragione che oggi Maurizio Blondet 1 ci dice di attribuire a tutti coloro che si affidano ai “gestori” e cioè la citrullaggine nel supporre che l’alto tenore di vita di costoro, la Mercedes, la Ferrari Daytona e la Harley Davidson per i fine settimana, il superattico in città e quello al mare, lo yacht ecc., siano frutto delle loro capacità di gestire e non delle laute commissioni che prendono in anticipo dai clienti e dell’astuzia che usano per appropriarsi dei patrimoni dei malcapitati. Ahimè, siamo sempre pronti a ricordare l’immortale saggezza di Collodi ma dimentichiamo, per fare un esempio che calza, l’episodio degli zecchini d’oro che il Gatto e la Volpe rubarono a Pinocchio dopo avergli assicurato che se li avesse nascosti sotto una albero li avrebbe ritrovati moltiplicati!

*****

La storia di Gianfranco Ginocchi - così si chiamava il mio amico e gestore - torna bene per fare delle considerazioni più generali.

Ginocchi era di famiglia borghese benestante ma le sue ambizioni andavano molto più in alto. Pur avendo una cultura molto rozza, da buon cattolico con radici ebraiche aveva un forte fiuto per il denaro e doti da self made man tanto da riuscire a divenire in breve tempo un anticipatore della Moderna Finanza italiana. Dopo un oscuro impiego di ragioniere addetto alla contabilità in una piccola ditta, divenne agente di certo Nusselblad, un ricco ebreo che commerciava in francobolli rari e abilissimo nel prendere denaro a prestito e nel concederlo a tassi usurai; da lui prima imparò il nuovo mestiere e poi glielo rubò creando una sua Società Fiduciaria autorizzata dal Ministero dell’Industria alla raccolta di risparmio. Come il maestro si servì di una Rivista (antesignana del Prospetto Informativo di oggi) che inviava ai potenziali clienti promettendo e garantendo interessi smisurati sui soldi che gli sarebbero stati affidati e massima riservatezza. Quando già disperava di ricevere denaro e le sue risorse si stavano esaurendo, inaspettatamente gli affluirono dalle fonti più impensabili grosse somme che Egli, prima di pensare a come investirle per i clienti, se ne serviva per assicurarsi quello vita da nababbo di cui sopra. Gli chiesi: “ma come fai poi a garantire la restituzione dei tuoi debiti?”. Mi rispose: “molto semplice, io garantisco gli interessi, non il capitale! Nel Prospetto autorizzato dal Ministero è detto molto chiaramente! E poi nessuno dei miei clienti è interessato a far sapere da dove vengono i suoi soldi e non ha armi per agire legalmente contro di me. Del resto non c’è ricchezza dietro la quale non si nasconda un delitto”. Ribattei: “ma non hai paura che una volta o l’altra qualcuno ti venga a menare?”. Risposta: “l’ho già messo in budget. Si vive una volta sola ed è meglio un giorno da leone che cento da pecora!”.

Se esaminiamo bene le parole di Ginocchi non è difficile riconoscere che sono lo specchio dei comportamenti del sistema finanziario “mondialista” (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Federal Riserve Bank (FED), WTO, Banche Centrali, Gruppi elitari del potere economicoCounsil of Foreign Relations, Gruppo Bilderberg, Commissione Trilaterale nonché per finire la stessa Unione Europea dopo il trattato di Mastricht), un sistema che applica il c.d. “signoraggio”, prende cioè denaro “vero” dai cittadini a costo vicino allo zero e lo moltiplica creando ex nihilo banconote e denaro di credito gravato da forti interessi. Ezra Pound, il grande poeta americano che più di ogni altro si era impegnato per svelare al mondo i segreti e i trucchi del capitale, era solito citare la definizione che l’Enciclopedia Britannica, monumento del pensiero politicamente corretto, dava della Banca: “La banca lucra gli interessi dal denaro che crea dal nulla”. Per tutto l’impegno dedicato Egli subì la vendetta degli usurai della Finanza che lo fecero esporre in una gabbia nella Pisa liberata per poi farlo recludere da sano in manicomio per 13 anni e farlo poi morire questa volta veramente impazzito.

Voi pensate che se le Banche locali o Centrali venissero richieste di rimborsare tutto il denaro ricevuto dai depositanti si troverebbero in una condizione diversa da quella di Ginocchi? La differenza sta solo nel fatto che una Banca può sempre essere salvata dal dissesto venendo incorporata in altre più grosse o emettendo nuova carta moneta a spese dei cittadini. Se volete saperne di più di queste cose suggerisco di leggere Maurizio Blondet, Marcello Pamio e Marco Saba (Fonti esatte fornite più avanti) che spiegano a) come questo fenomeno del “signoraggio” sia stato rinverdito dai secoli passati con gli accordi di Bretton Woods del 1944 (sganciamento della moneta dalle riserve auree e ancoraggio al cambio fisso del dollaro) e ancor più con la loro successiva disdetta dopo gli anni settanta (valore della moneta determinato in base alle leggi di mercato) e b) in cosa consista il c.d. “credito frazionale”, e cioè la “truffa delle truffe” fatta dalle Banche.

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A questo punto devo fare una pausa di interruzione per difendermi (e difendere chi pensa come me) dalle accuse di fare della fantapolitica e di demonizzarne gli Attori protagonisti.

1. Quanto alla fantapolitica bisogna essere ben coscienti che il mondo in cui viviamo oggi non è più quello in cui siamo stati educati dai nostri padri e dai nostri nonni ma un mondo che è molto cambiato e che è cambiato in modo tanto rapido e devastante in questi decenni da averci investito come uno tsunami. Noi, superimpegnati in incombenze quotidiane e cresciuti come polli d’allevamento distratti dalle suggestioni edonistiche dei media di regime, non abbiamo più avuto modo di capire da dove questo mondo provenga e dove vada e tanto meno come contrastarlo.

Tutti i valori sono sovvertiti e da allora nulla è più fantapolitica! Il “kalòs kai agathòs” (l’uomo bello e buono) che era il simbolo del “migliore” ai tempi dell’antica Grecia e un mito che è resistito per molti secoli, ora è divenuto oggetto di derisione; oggi per avere successo nella vita è meglio essere “brutti e cattivi”.

Solo pochissimi hanno saputo preservare le loro radici e ancor meno sono coloro che riescono a riconoscere come stanno veramente le cose, spesso nemmeno chi vive nel Sistema stesso di Potere che si è talmente assuefatto ad esso da non avvertirne più le vere implicazioni e da non capire nemmeno che spesso ne è più vittima che carnefice. Sempre Ezra Pound citava una frase che il primo Lord Rotschild (e cioè della famiglia che occupa uno dei primi posti se non il primo nel sistema finanziario mondiale) avrebbe pronunciato nel 1861: “Pochissimi capiranno il sistema, e quelli che lo capiranno saranno occupati a far soldi. Il pubblico probabilmente non capirà che è contro il suo interesse”. Del resto, che non si stia parlando di “fantapolitica” lo si può anche ben capire se si rilegge 1984 (per fare solo l’esempio più noto) di George Orwell che da romanzo di fantascienza è diventato un vero e proprio testo base di realpolitik.

Ancor meno fantapolitiche furono le denuncie fatte da molti Presidenti USA e le conseguenze che ne derivarono. Già nel 1800 Thomas Jefferson ebbe a dichiarare in proposito: “Credo che per le nostre libertà le istituzioni bancarie siano più pericolose degli eserciti dei nemici. Sono già arrivate al punto di erigersi in una aristocrazia del denaro che sfida il Governo”. Nel 1936 Andrew Jackson, rivolgendosi ai banchieri ebbe a dire: “Siete un covo di vipere. Intendo sconfiggervi e, con l’aiuto di Dio, vi distruggerò. Se la gente solo capisse la fetida ingiustizia del nostro sistema bancario e monetario, ci sarebbe una rivoluzione prima di domani mattina”.

Purtroppo questi Presidenti non riuscirono affatto a sconfiggere il sistema bancario e come almeno altri cinque Presidenti USA furono assassinati. Tra questi vi è anche con ogni probabilità J.F.Kennedy che, credo fondatamente, si suppone sia stato assassinato a Dallas per essersi permesso di emettere United States Notes (banconote di Stato) invece di Federal Reserve Notes (biglietti della FED privata). E che questa ipotesi sia verosimile è provato dal fatto che dopo la morte di Kennedy il neo nominato Presidente Lindon Johnson fu costretto a ritirare le banconote di Stato per consentire alla FED di emetterne di proprie.

Non per nulla i mass media distraggono l’attenzione della gente con infinite dietrologie e gossip sull’assassinio di Kennedy tirando in ballo persino Frank Sinatra e Marylin Monroe o indagando su chi o quanti siano stati i suoi assassini senza mai dare alcuna risposta e senza mai accennare a quella che potrebbe essere quella più verosimile, e cioè appunto la volontà delle Banche Centrali di sopprimere chiunque voglia far prevalere sul proprio potere quello dello Stato e dei Governi democraticamente eletti.

Le reazioni più frequenti di chi si sente dire queste cose sono di uno scetticismo e un’ironia che rasentano l’insulto e qualche volta mi viene persino da dubitare (per fare della contro-fantasiapolitica) che Kennedy sia stato veramente assassinato o persino che sia veramente morto!

Ferma restando la riserva del dubbio sul quanto ci racconta la controinformazione, a me questo atteggiamento di ripulsa verso ogni tentativo di andare alla ricerca della verità anche a costo di sbagliare mi conferma invece che solo chi cerca il Diavolo possa avvicinarsi ad essa. Mi fa anche capire meglio quello che dice ai nostri giorni Noam Chomsky e cioè che “la verità viene tenuta volutamente nascosta da chi governa e dai mass media perché se la gente comune venisse a conoscenza della sua crudezza non sarebbe in grado di sopportarla e di sopravvivere”. In fin dei conti si tratta di dire in altre parole quanto era già stato detto da qualche saggio latino che “homo decipi vult” e cioè gli uomini amano essere ingannati per il loro quieto vivere.

Povero mondo credulone che riesce a bere di tutto purché sottoscritto dall’ipse dixit di qualche illustre impostore e divulgato col consenso dei media di massa e, soprattutto, se può evitare di turbare la propria coscienza! Povero Socrate, si starà rivoltando nella tomba!

2. Quanto alla demonizzazione, il discorso è ancora più semplice perché penso che le tante malvagità che vengono denunciate siano semplicemente il frutto di una naturale inclinazione dell’uomo, anche se della sua parte peggiore. E’ assolutamente nell’ordine normale delle cose che le potenti aristocrazie, vedendo in pericolo la propria supremazia di fronte ad un sistema democratico e parlamentare basato sul suffragio universale che paralizza ogni decisione in favore dei loro interessi, abbiano deciso di creare un sistema di governo parallelo ed invisibile e cioè quello della dittatura del denaro a mezzo della quale è possibile indirizzare in modo quasi inavvertito la politica e l’economia degli Stati sino ad orchestrare colpi di stato, spiare la vita di milioni di ignari cittadini, degradare o promuovere le persone in posizioni di comando a seconda del grado di fedeltà al padrone. Al limite è persino possibile pensare che queste aristocrazie, vista la mala parata, abbiano reagito favorendo la instaurazione di regimi democratici e partitocratrici per creare una situazione di caos generale che consentisse di meglio spadroneggiare su tutti. E’ quello che dice il principio della c.d. “doppia verità” tanto ben interpretato da “I Protocolli dei savi Anziani di Sion”.

Con questo non voglio però di discutere se il sistema finanziario mondialista sia opera di Ebrei, Massoni, Illuminati, Neonazisti o Comunisti, Congregazioni religiose o Sette sataniche. Certo gli ebrei non sono secondi a nessuno in questo genere di affari ma queste discussioni servono solo a farci perdere del tempo per litigare fra noi distogliendoci dalla verità che è invece un’altra. Quando si parla di Nuovo Ordine Mondiale o di Governi Ombra si deve intendere un sistema di potere creato e governato dai grandi gruppi multinazionali e dalle grandi Società finanziarie (Goldman Sachs, Morgan Stanley, Solomon Brothers, Merryl Lynch, ecc.) che a loro volta obbediscono a ricchissime famiglie che si radunano segretamente per decidere i destini del mondo, i Warburg, i Rockefeller, i Rothschild, ma anche i Bill Gates i Soros, gli Agnelli e, chi sa mai, presto anche i cinesi, indiani, russi (e persino qualche islamico fuori ordinanza) che stanno accumulando immani ricchezze con tutti i trucchi del mestiere dal nostro mondo occidentale. Questi plutocrati si servono appunto per realizzare i loro scopi di Organismi come quelli già citati che, pur avendo natura privata e operando quindi al di fuori di ogni legittimazione politica, sono più potenti degli stessi Governi. Gli stessi Consulenti e Revisori (Mc Kinsey, PriceWaterhouseCoopers, Ernst&Young, Peat Marwick, ecc.), di cui queste famiglie e le loro corporations si servono come presidi logistici, pur essendo spudoratamente presentati al pubblico come “indipendenti” rispetto ai loro committenti, altro non sono che loro longae manus.

Tutti costoro, animati da spirito giudaico-calvinista, hanno fatto del Dio Denaro l’unico valore e ogni loro decisione è presa solo in vista del profitto delle loro corporations e della necessità di far sopravvivere i loro imperi. Si tratta di una forma di Potere sempre più distante dalla gente comune, ben mascherato, trincerato in modo da essere irraggiungibile e per questo impossibile da contrastare e sconfiggere. Se così non fosse come si spiegherebbe che il modello che oggi si sta realizzando, a dispetto dei proclami di democratizzazione e di benessere per tutti, sia stato definito il “20/80” e cioè un mondo dove una percentuale limitata di persone (il “20”) si arricchisce sempre più e la maggioranza (l’”80”) si viene a trovare in uno stato di quasi totale indigenza?

Tornando alla questione della “demonizzazione”, direi che non è nemmeno il caso di tentare di farla, perché coloro che fanno parte di queste plutocrazie non sono certo da invidiare essendo anche loro, in fin dei conti, degli “umani” che spesso non sanno quello che fanno e che comunque non sfuggono al destino di dover scontare le pene per i loro peccati; talvolta ci scappa un Olocausto, spesso vengono assassinati o si suicidano, altre volte, contro la regola del “cane non mangia cane”, sono vittime di pesanti dissesti provocati da concorrenti della stessa “famiglia”.

Non è nemmeno il caso di esagerare nel compiangerci e nel farci eccessive colpe individuali per non aver saputo contrastare questi Poteri perché ci troviamo di fronte ad eventi epocali che superano le umane possibilità dei singoli. Se è vero che come ebbe a dire Giorgio Gaber: “la nostra generazione ha perso”, cerchiamo però almeno di adottare il motto di Julius EvolaPossibile e importante può essere solamente un’azione di formazione e di difesa interiore individuale, per la quale una formula adatta è: Fa in modo che ciò su cui non puoi nulla, nulla possa su di te”.

Per chiudere questo lungo inciso, voglio ancora dire che combattere il nemico non vuol dire demonizzarlo. La demonizzazione semmai la fa proprio chi proferisce questa accusa e quella di fare della fantapolitica i quali, nell’assoluta supponenza e ignoranza, spesso nemmeno conoscono i nomi e la natura dei tanti Organismi di cui si è parlato e di cui non si può certo mettere in dubbio l’esistenza e l’influenza e che non vanno oltre nel portare le loro obiezioni usando sguardi ironici o scuotimenti di testa senza che mai sappiano contestare alcun singolo fatto o portare alcun valido argomento a favore delle loro diverse idee.

*****

Per tornare al Ginocchi e poi proseguire nella mia storia, per sua disgrazia lui era un “pesce piccolo” e non grande come le Banche Centrali e quindi non fu in grado di far assassinare tutti i suoi rivali (mi disse però che in almeno un caso lo fece) e gli toccò la sorte opposta che aveva “messo nel budget”. Si spinse infatti un po’ troppo oltre il dovuto e fu giustiziato dalla mafia con tre colpi di pistola alla testa per aver dilapidato i soldi ricevuti senza completare la realizzazione di un progetto immobiliare in Sicilia. Eppure, negli anni in cui il Ginocchi era sulla cresta dell’onda, era additato dagli stessi funzionari dei Ministeri competenti (me lo disse di persona il Dirigente incaricato) come esempio di finanziere che tutti avrebbero dovuto imitare! Del resto, le società fiduciarie erano all’epoca di gran moda e oggetto di ricco commercio e qui mi sento in dovere di commemorare un noto personaggio ma più “casereccio” del Ginocchi. Si tratta del defunto Tonino Poldi Allai da Sala Baganza il quale si era specializzato nella costituzione di questo tipo di società per poi rivenderle con profitto a suoi clienti. La regola aurea che Tonino seguiva era quella che aveva appreso da bambino quando aiutava il padre a vendere frutta e verdura e cioè quella di posare cautamente un piedino sulla bilancia per farne aumentare il peso.

In ultima analisi, devo ammettere che Ginocchi è stato un grande maestro che mi ha dato la sveglia facendomi capire, capire nel vero senso della parola, quanto male c’è nel mondo della finanza, anche dove non lo sospettiamo; non ho però mai agito secondo gli insegnamenti del “maestro” perché sono sempre rimasto fedele al mio spirito germanico-luterano e alla mia educazione cristiana!

Proseguendo nella mia storia, ho goduto di una pausa più fortunata proprio quando il “boom economico” italiano cominciava a sbollire e la Finanza italiana, pubblica e privata, si trovava in stato di dissesto o almeno così veniva fatto credere. Allora ebbi modo di investire i soldi sudati col lavoro in depositi bancari o in BOT, CCT o nei c.d. pronti contro termine, che garantivano sicurezza e rendimenti molto elevati, potendo peraltro disinteressarmi dell’inflazione per aver negoziato all’epoca un emolumento spropositato e per di più indicizzato sul costo della vita. E’ proprio vero il detto che “si stava meglio quando di stava peggio!”. Ammetto che anche i tassi passivi bancari sui finanziamenti erano molto elevati e che arrivai a contrarre un mutuo per l’acquisto della abitazione a tassi che raggiunsero il 17% ma, nonostante ciò, grazie all’incremento di valore del mattone sono stato poi ampiamente ripagato. Lo stesso mattone mi ha ripagato una seconda volta in quel periodo quando ebbi l’occasione di acquistare a buon prezzo un’abitazione per la moglie divorziata il cui valore negli anni è quasi decuplicato.

Con le nuove leggi che istituivano la Consob e la certificazione dei bilanci si dava inizio ad un lungo processo di trasformazione del nostro mercato finanziario secondo i dettami della c.d. “Nuova Finanza Internazionale” quelli cioè di convertire il sistema della “doppia intermediazione bancaria” nel finanziamento delle imprese e dello Stato verso l’investimento diretto del risparmio in capitali di rischio tramite la Borsa, una trasformazione di cui le “privatizzazioni” (quel tipo di riforme che all’epoca definii come “il modo per passare da un sistema di inefficienza pubblica ad uno di rapina e inefficienza privata”) sono un epifenomeno. E’ da allora che i tassi di interesse sono andati calando sino agli avvilenti livelli usurai di oggi, tanto da aver trasformato gli italiani da uno dei popoli più risparmiatori ad uno dei maggiori consumatori, ed è per questo che ho dovuto gioco forza compensare il calo degli interessi seguendo la corrente e rispolverando la mia vocazione di investitore in titoli a rischio.

Sulle prime mi sono rivolto ad operatori specializzati per la “gestione patrimoniale” dei miei risparmi ma i risultati sono stati al di sotto di ogni aspettativa, cosicché nei pressi dell’ultimo decennio del secolo passato mi sono improvvisato gestore in proprio del mio gruzzolo attrezzandomi, come del resto ha fatto mezza Italia, con il sistema del “trading on line” e con ogni sorta informazione finanziaria. Dopo aver realizzato plusvalenze tanto elevate quanto ingiustificate (soprattutto con i covered warrants e i titoli del Nuovo mercato), non ho saputo mettere freno alla mia avidità fino a perdere più della metà delle somme investite e fu allora che finalmente decisi di vendere tutto e di mettere una pietra definitiva sopra le mie velleità di Borsa.

Anche queste esperienze negative mi hanno insegnato qualcosa. Ho imparato che anche il mondo della “Finanza dai colletti bianchi” è governato da efferati speculatori che manovrano a loro piacimento. Ho imparato che i ratings delle grandi Agenzie, dietro l’apparente scientificità delle metodologie di cui sono accreditati, si fondano su presupposti, parametri e numeri archiviati in immensi data base che nella loro soggettività, complessità e variabilità concedono completo arbitrio a chi li stabilisce per usarli come strumenti di potere e di influenza. Era meglio affidarsi agli antichi Aruspici che predicevano il futuro esaminando le viscere degli animali!

Quando mi misi ad operare in Borsa notai che quando i ratings sui titoli erano dati per positivi dalla stampa con messaggi del tipo “comperare”, i titoli stessi invece di salire di valore calavano, e viceversa quando il messaggio era di “vendere”. Provai allora, come molti, ad operare in senso esattamente opposto alle previsioni diffuse a mezzo stampa ma i risultati furono alterni e, alla fine, ancora disastrosi. Capii quanto poco contassero le analisi tecniche e fondamentali degli “analisti finanziari” e quanto invece bastasse una flatulenza di Wall Street o i ratings delle grandi Agenzie americane tipo Moodies’ o Standards & Poor per determinare gli andamenti di Borsa così come di ogni altro aspetto della nostra Finanza.

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Tornando alle mie personalissime faccende ma anche cogliendo l’occasione per fare riflessioni più generali, queste mie esperienze in Borsa mi hanno fatto venire una sorta di “tic” allergico verso la Nuova Finanza che mi fa ricordare quello del protagonista di un ottimo anche se poco noto film umoristico americano “Il mistero del cadavere scomparso” il quale, pur essendo una persona molto equilibrata, se qualcuno pronunciava le parole “donna di servizio”, probabilmente a causa di qualche sua cattiva esperienza infantile, veniva colto da una improvvisa forma epilettoide che lo portava ad aggredire con violenza chi le avesse dette, anche se si trattava di persone amiche. Più o meno la stessa cosa capita oggi a me quando sento parlare di ratings, assets management, benchmark e di tutti quegli altri nomi stranieri che oggi sono sulla bocca di tutti, ultimo appena sentito il Basilea scorecard! Lo stesso mi capita alla sola vista dei c.d. “gestori” e “operatori finanziari” che sono facilmente riconoscibili quando, nell’intervallo di colazione, vanno in gruppo a ristorarsi. Sono ragazzotti di famiglia abbiente e con ottime credenziali universitarie che hanno l’inconfondibile look di pinguini portando come i businessmen della City abiti rigorosamente in grisaglia fumo di Londra e, come si dice, camice “white collar”. Ebbene io ne ho conosciuti tanti di persona, tutti privi di esperienza, spaventati loro stessi dai compiti ricevuti e passivi esecutori degli ordini che vengono loro impartiti dall’alto sempre nell’interesse dei mandanti (o di pochissimi clienti eletti) e noncuranti di quello della generalità dei clienti. Per questi stessi giovani, sicari neofiti della Finanza, ho visto pagare stipendi e bonus di fine anno da capogiro.

I miei “tics” si aggravano quando sento i “Soloni” del diritto attribuire a cause del tutto immaginarie le nostre crisi di Borsa, come la scarsa trasparenza informativa, la mancanza di sistemi di governance adeguati, il cattivo funzionamento dei mercati e, soprattutto, le cattive condizioni della nostra economia, per poi proporre infinite leggi e regolamenti di riforma virtuali che causano mali ancor più gravi di quelli che avrebbero dovuto curare. Cause e rimedi che non hanno infatti alcun riferimento con le condizioni dell’economia reale ma nascono dalle esigenze di poteri palesi od occulti cui ho già accennato in precedenza che vogliono spadroneggiare mettendoci in una condizione psicologica di tipo depressivo. A ben vedere infatti, a dispetto delle continue previsioni catastrofiche che continuano ad essere fatte sulla nostra economia e sulla arretratezza delle nostre istituzioni, per quanto ne so gli italiani hanno sempre vissuto e vivono tuttora “alla grande” anche se le loro dichiarazioni dei redditi non sempre lo provano. Chi vuole una spiegazione pensi solo all’economia sommersa che è di dimensioni pari a quella misurabile ma che sfugge ai conti del PIL e dell’inflazione. Ed è per fortuna che sia così perché è un delitto pagare uno Stato che lo è soltanto di nome. Gli italiani sono i maggiori consumatori di Champagne del mondo e non mancano mai di essere tra i primi all’appello dei grandi viaggi nelle ricorrenze festive. Gli italiani hanno sì svenduto le loro anime ma non si può certo dire che non abbiano conservato un alto livello di benessere. Certo non è così per le nuove generazioni che si trovano di fronte ad una realtà assai meno invitante perché, una volta ereditati i beni da chi li ha preceduti, dovranno pensare a conservarli e a procacciarsi da vivere con un lavoro sempre più precario e con la concorrenza insostenibile dei giovani immigrati disposti a tutto. Ma non è coi richiami al sacrificio, col deterrent delle difficoltà dell’economia e con provvedimenti di facciata che si risolvono questi complessi problemi.

Completamente sfiduciati nelle nostre capacità, abbiamo “buttato via il bambino insieme all’acqua sporca”; fuori di metafora abbiamo cioè svenduto non solo le nostre anime ma anche quei tesori che i nostri padri e nonni avevano accumulato con grandi fatiche (case e terreni in luoghi turistici, opere d’arte, ecc.) a chi più di noi ha saputo apprezzarli e meritarli. Per stare in tema, a partire dagli anni settanta abbiamo cancellato la tradizione giuridica del Codice di Commercio del 1882 e del Codice Civile del 1942 per adottare come modello di riferimento delle nostre riforme societarie e finanziarie le Securities Regulations del 1933 e 1934 emanate sotto la presidenza di F.D. Roosevelt al fine di superare la crisi economica e della Borsa americana che si verificò nel 1929 nonostante la vittoria della prima guerra mondiale. Al contrario, queste leggi avrebbero finito col causare altri danni e cioè la formazione di Istituzioni burocratiche e la rovina degli stessi Accountants che sono passati da una professione pluralistica e concorrenziale ad una strettamente oligopolistica tanto malata di gigantismo quanto di inefficienza e dipendenza dai committenti, come del resto è testimoniato e divenuto di dominio pubblico dopo il c.d. Rapporto Metcalf redatto da una Commissione del Senato USA nel 1977 dopo lo scandalo del Watergate.

E noi abbiamo adottato questo sistema di leggi che risultava già obsoleto e avariato nello stesso Paese d’origine senza che avessimo nemmeno supposto che avrebbe causato un inquinamento nel nostro costume societario non diverso da quello “ambientale” e senza mai comprendere che il vero rimedio alla crisi americana fu ben altro e cioè gli imponenti investimenti in armamenti richiesti per fronteggiare la minaccia del crescente potere di Adolf Hitler e della sua volontà di sconfiggere la finanza ebraica internazionale. Così è stato anche per le tante altre crisi di Borsa che si sono succedute negli anni seguenti (ad es. quella del 1986 causata dal rialzo dei prezzi del petrolio da parte dei Paesi dell’Opec) che sono state sempre risolte inventando i Satana di turno: i Komehini, Saddam Hussein, Bin Laden, ecc. e con dichiarazioni di guerra ai Paesi del petrolio. Abbiamo creduto che i successi dei mercati finanziari statunitensi fossero dovuti alla buona regolamentazione e all’efficienza del sistema politico e legislativo degli USA, quando tale sistema si era già rivelato fallimentare ed i mercati di Borsa erano e sono sempre stati i parassiti delle ricchezze conquistate da questo Paese con la sua politica imperialista e coloniale.

Del resto che le crisi del sistema e dei mercati borsistici statunitensi abbiano natura endemica è testimoniato dai recenti casi Enron, Worldcom, ecc. e le crisi di Borsa italiane altro non sono che il riflesso speculare di questi ben più vasti fenomeni internazionali anche se, come detto, vengono troppo spesso addebitate alla arretratezza della nostra economia e delle nostre Istituzioni. Più o meno avviene la stessa cosa quando scoppia o si vuol far scoppiare una grana nelle grandi corporations: si sceglie tra i “compagni di merenda” una vittima sacrificale che fa da capro espiatorio; lui è il farabutto e il delinquente, gli altri sono agnelli immacolati e intanto le società passano di mano, la barca va e lo spettacolo continua come sempre. Il caso Parmalat, dove il lattaio Camillo Tanzi è stato coinvolto nei loschi affari di un gruppetto di banche d’affari americane con la complicità di tutto il sistema bancario italiano, è emblematico.

E così noi pensiamo sempre a fare riforme e poi ancora riforme delle riforme e a mettere nuove regole e poi ancora regole e regole per poi accorgerci che tutto resta come prima o va ancora peggio, mentre sarebbe invece bastato applicare le regole che già c’erano senza lasciare impunito chi non le osservava. Per risorgere si dovrebbe invece buttare via tutta la zavorra di regole che ci impediscono di farlo. Come diceva il grande Seneca, “se vuoi fuggire devi rinunciare a portare sulle spalle il peso del bagaglio”.

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Per terminare con una nota in parte positiva sulla mia esperienza personale, ammetto che qualche vantaggio lo ho tratto anche io dalla Finanza e dalla mia appartenenza al sistema americano.

Anzitutto la mia attività di revisore in un contesto internazionale mi ha dato l’opportunità di intervistare migliaia di persone - dall’impiegato di ultimo livello sino ai massimi dirigenti di società piccole e di enormi dimensioni, di società padronali e di società quotate in Borsa - per trovare le magagne nei bilanci e nella gestione delle aziende, e questo mi ha sviluppato una grande qualità e cioè quella di saper distinguere le persone per bene dai lestofanti, quelle capaci da quelle la cui unica abilità è di dire “si” al capo e di parlare bene una lingua straniera. E questo vale non solo nel campo della Finanza. Purtroppo ben pochi dei miei colleghi hanno saputo imparare a fare altrettanto.

Ma la nota più positiva della mia avventura sono state le laute parcelle che mi sono state pagate dai clienti, società fiduciarie e finanziarie, per le mie “consulenze” e per le cariche prestigiose in esse ricoperte e, ancor più, per quelle che mi ha pagato la Consob per una consulenza triennale che con grande soddisfazione mi fecero recuperare dallo Stato parte del maltolto in tasse e balzelli vari. Anche questa volta però non è mancato lo zampino del diavolo a causarmi dei guai, e su questo punto voglio dedicare un discorsetto speciale indirizzato all’esimio Prof.Mario Draghi con il quale ho il dente decisamente avvelenato.




(Seguito delle mie esperienze) Il Prof. Mario Draghi e le sue malefatte

Il Prof. Mario Draghi, oltre ad essere uno dei principali attori su piazza della Finanza o “malafinanza” nazionale e internazionale, ha anche causato gravi danni diretti alla mia attività professionale costringendomi ingiustamente a cessare dalle mie cariche in società finanziarie per poi essere completamente riabilitato dall’Autorità Giudiziaria; è se non altro per questo che ho il dente avvelenato con lui.

Non mi riferisco quindi tanto all’opera summa che ha preso il suo nome e cioè alla “Legge Draghi” o Testo Unico della Finanza del 1998 (TUF) che per la sua astrusità ha finito col rendere il diritto societario un sistema per far contenti i burocrati di Stato e una riserva di caccia esclusiva dei luminari del diritto, quanto alla stessa persona di Draghi come “sicario” della finanza internazionale e di perverso inquisitore.

Strano a dirsi, Draghi non ha il solito olezzo del politicante ma solo perché dipende da quel sistema diverso e parallelo che non ha bisogno di fare politica perché è in grado di “dettare la politica ai politici”. Non per nulla è membro o “illustre invitato” del Gruppo Bilderberg (insieme ad altri connazionali come i furono Gianni (membro del Comitato di direzione) e Umberto Agnelli, Mario Monti, Walter Veltroni, , Rainer Masera, Tommaso Padoa Schioppa, Alessandro Profumo, Corrado Passera, Franco Bernabè, e persino Emma Bonino insieme a tanti altri nomi eccellenti). La ricetta per diventare o far diventare persone eccellenti è abbastanza semplice. Si prende uno che si è distinto negli studi universitari, meglio se è un “premiato” bocconiano o un laureato a La sapienza di Roma; ci si accerta che abbia già maturato dei crediti nel mondo del lavoro; lo si insignisce del titolo di Mandrake della finanza o del management e si dice in giro che tutti i meriti di quello che fa sono suoi; gli si spiega tutto quello che deve dire e fare. La ricetta è anche del tutto indolore perché nessuno degli “eletti” può pensare che il suo successo non sia dovuto se non a proprie doti personali.

Draghi è un bel signore ancora in giovane età, parla e veste da perfetto lord inglese ma il suo aspetto è ben diverso da quello da pinguino dei suoi colleghi di grado inferiore perché la sua camaleontesca capacità di mimetizzarsi e di adattarsi all’ambiente gli ha fatto assumere le sembianze più autorevoli di un drago (il suo cognome è un capolavoro!) o più ancora di un caimano. Si, proprio di un caimano, molto più di quanto non sia il Caimano-Berlusconi di Nanni Moretti, perché Draghi ha avuto la straordinaria capacita di mimetizzare il suo aspetto persino con quello del luogo dove la Banca d’Italia opera per investire le proprie riserve valutarie, e quindi i nostri soldi, in azzardate speculazioni di Borsa, le Cayman Islands. Lo sapevate che la nostra più autorevole e intoccabile (prima di Fazio) Istituzione ha investito a partire dal 1994 (tramite l’Ufficio Italiano dei Cambi) nell’Edge Fund Ltcm, con sede in questo paradiso fiscale, migliaia di miliardi che sono andati in fumo nonostante il sostegno dato dalla FED a questo Fondo? Non credo, perché la stampa che abitualmente si legge ne ha parlato solo di sfuggita e perché sono cose difficili da credere e da verificare; io lo ho letto su diversi siti Internet ma non posso giurare che corrisponda a verità. Attendo smentite che non siano la solita incredulità di rito.

Del resto, anche se questo non fosse vero, c’è dell’altro che può meravigliare chi non è profondo conoscitore dei segreti del sistema bancario. Bankitalia, nonostante abbia natura di “ente pubblico”, opera esattamente come una società di diritto privato quanto alla composizione dei suoi azionisti (resi noti solo nel 2005), alla nomina dei suoi esponenti e alle decisioni di bilancio e di distribuzione degli utili. Bankitalia è uno “Stato nello Stato” che, pur essendo la sua attività regolamentata da leggi, è però totalmente indipendente dal potere legislativo ed esecutivo nominato con le elezioni nel battere moneta e nel decidere la nostra politica monetaria (che poi è l’unica che oggi conta); dipende invece per ogni decisione dal potere “esterno” e sopranazionale della Banca Centrale Europea o BCE (voluta già dal 1936 dalla Fondazione Rockfeller per evitare di avere a che fare con troppe Banche Centrali in ciascun Paese europeo), la quale dipende a sua volta dalla Banca Mondiale e da quell’articolato sistema bancario mondialista cui ho già accennato. Pochi sanno che lo Stato italiano che noi crediamo “sovrano” può solo coniare e mettere in circolazione monete metalliche (una minima percentuale del denaro in uso) mentre Bankitalia ha il diritto esclusivo di stampare moneta cartacea (che è la stragrande maggioranza di quella in uso). Io queste cose le ho appena scoperte, e non certo dalle pubblicazioni a larga diffusione, così come ho appena scoperto tante altri segreti sul “signoraggio” o “sciacallaggio” finanziario che credevamo risalisse ormai a tempi passati.

Ma andiamo avanti con ordine descrivendo le tappe salienti della straordinaria ascesa di Draghi nel mondo della finanza.

Draghi si è laureato a Roma con Federico Caffè ma ha agito nella sua vita professionale in senso diametralmente opposto agli insegnamenti ricevuti dal suo illustre maestro. Mentre infatti Caffè era in aperto contrasto con gli indirizzi della Nuova Finanza Internazionale di importazione USA e forse per questo scomparve misteriosamente dalla circolazione, Draghi ne è stato il più efferato sostenitore, promotore e realizzatore.

Dopo aver perfezionato i suoi studi al MIT, aver insegnato economia all’Università di Firenze e ottenuto nel mentre prestigiose cariche e incarichi presso organismi finanziari statunitensi e “internazionali”, ha ricoperto la carica di Direttore Generale del Ministero del Tesoro dal 1991 al 2001 nel quale periodo egli ha presieduto la Commissione legislativa preposta alla redazione dei progetti di legge che si sarebbero poi concretizzati nel TUF (c.d. “Legge Draghi 1”) e nella successiva “Draghi 2” con tanto di connessi Regolamenti. In seguito egli ha ricoperto la carica di Presidente del Comitato per le privatizzazioni in Italia (quel tipo di riforme che ho già definito come “il modo per passare da un sistema di inefficienza pubblica ad uno di rapina privata”) e quindi di Vice Chairman and Managing Director della Goldman Sachs, notoriamente una delle maggiori esponenti dell’intera finanza mondiale. La sua carriera raggiunge il culmine con la nomina a fine 2005 a Governatore della Banca d’Italia; non sono certo se egli abbia rassegnato le dimissioni dalla Goldman Sachs per ovvie ragioni di incompatibilità, ma quello che so per certo è che subito dopo è divenuto, su proposta del G7, Chiarman of Financial Stability Forum, uno dei tanti organismi “internazionali”, a me prima sconosciuto, facenti capo alle Banche Centrali.

La stampa riferisce che “all’epoca delle privatizzazioni, Draghi sale sul Britannia, l’ex yactht dei reali inglesi, destinato a diventare il simbolo dietrologico della “svendita” delle partecipazioni statali italiane. Successivamente manda in porto la liquidazione dell’IRI, l’affare Telecom Italia, quindi ENI, ENEL, COMIT, CREDIT … In Pratica, cerca di smontare lo Stato-padrone e per questo viene definito l’uomo più potente dell’economia. Lui va fiero di queste operazioni che considera una “rivoluzione culturale” i cui tasselli risiedono nella legge che porta il suo nome – Legge Draghi, appunto – che disciplina i meccanismi della finanza societaria”.

Riferisce Alberto Mingardi (Libero del 30 dicembre 2005) “La nomina di Draghi (a Governatore) altro non sarebbe che l’inizio della svendita del Paese, con il risparmio degli italiani destinato a naufragare in casseforti che non battono bandiera tricolore”. Capite adesso perché, per parlare del solo caso delle Banche, prima di allora ci venivano riconosciuti dei discreti interessi sui depositi mentre ora non ci vengono lasciate nemmeno le croste?

In sostanza, non è difficile capire che Draghi sia e sia stato l’“alfiere-sicario” per eccellenza del sistema finanziario mondialista e nemico numero uno di ogni resistenza contro la distruzione della nostra identità e sovranità nazionale. E’ così che si fanno le carriere amici miei! Non occorre avere una grande statura umana e professionale, basta entrare nella catena di montaggio del Potere Finanziario Mondialista, come del resto hanno fatto i predecessori di Draghi, il cessato Presidente della Repubblica (ed ex Governatore) Azelio Ciampi, l’ex Governatore Antonio Fazio, e i neonominati Presidente del Consiglio Romano Prodi e il Ministro dell’Economia e della Finanza Tommaso Padoa Schioppa. Se vi opponete al “signoraggio” delle Istituzioni private per difendere la Sovranità dello Stato, rischiate di essere assassinati come è avvenuto ai Presidenti americani cui ho accennato ed anche a qualche alto esponente di nobile animo della Deutsche Bank tedesca e persino ad altrettanto autorevoli e nobili banchieri inglesi o di essere criminalizzati come il più volte citato Ezra Pound e colleghi.

Fatta questa breve prolusione sulla persona di Draghi e sulla Banca Centrale che egli governa, vengo finalmente alle mie questioni personali per spiegare come lo stesso sia riuscito a sottrarmi i pochi vantaggi che ho ricavato dalla mia partecipazione attiva al mondo della Finanza.

Nel periodo in cui Mario Draghi era Direttore Generale del Ministero del Tesoro, Egli approvava esattamente in data 11 novembre 1998, una raffica di decreti/regolamenti in materia di onorabilità e professionalità e di cause di sospensione dalle cariche sociali di esponenti di Istituti di Credito, SIM, SGR e SICAV, ecc., che io definii all’epoca come “il tentativo di spazzare via un’intera generazione di professionisti e di amministratori di aziende qualificati ed indipendenti per consentirne il ricambio con altri più flessibili e ligi ai nuovi dictat del tempo”.

Detti Regolamenti prevedevano una serie di “situazioni impeditive”, riferite appunto al settore bancario e finanziario, a ricoprire cariche sociali di Amministratore, Sindaco e Direttore generale, secondo cui coloro che avessero ricoperto analoghe cariche in società (anche di diritto comune) sottoposte a fallimento, a liquidazione coatta amministrativa o procedure equiparate tra cui anche la non meglio precisata “procedura di amministrazione straordinaria”, avrebbero dovuto cessare automaticamente da tutte le cariche ricoperte sul presupposto di una c.d. “mini-perdita” di onorabilità e professionalità.

Venendo al mio caso, allora ricoprivo la carica di Consigliere di Amministrazione in una SIM privata di piccole dimensioni ma redditizia e ben organizzata la quale, su istanza di Consob e di Bankitalia venne sottoposta con un provvedimento amministrativo fondato su presupposti che in seguito si rivelarono totalmente infondati e pretestuosi, alla c.d. “procedura di amministrazione straordinaria”. Per questa ragione fui costretto ex lege a dimettermi da questa carica e da tutte le altre cariche ricoperte in società finanziarie ed inoltre il Ministero del Tesoro, con sistemi da Santa Inquisizione che non mi concedevano nemmeno il beneficio di essere sentito e senza alcuna prova di alcuna mia colpevolezza individuale, mi imputò con Decreto gravi mancanze nella mia funzione di Amministratore della SIM colpendomi con sanzioni monetarie di molte decine di milioni di Lire.

Mi difesi con successo in appello contro il Decreto sanzionatorio del Ministero del Tesoro, ma mi restava ancora da risolvere la questione riguardante la cessazione dalle cariche sociali. Presentai allora ricorso (insieme ad altri interessati da me trascinati quasi a forza) contro i Regolamenti stessi del Ministero sulle “situazioni impeditive”, ottenendo anche in questo caso un’inaspettata vittoria. Il TAR del Lazio infatti emise la sentenza di nullità dei Regolamenti stessi per “incostituzionalità, abuso di delega, vessatorietà, disparità di trattamento, ecc.”. Fui così in grado di rientrare nel pieno possesso di quei requisiti di onorabilità e professionalità che avevo temporaneamente perduto e che mi avevano fatto perdere molti incarichi e onorari. Purtroppo però, aperta la gabbia gli uccelli erano ormai scappati e, per uscire di metafora, solo una delle società dalle quali mi ero dovuto dimettere ebbe il coraggio di reintegrarmi nella carica di Presidente del Collegio Sindacale rischiando il biasimo delle Autorità. Oltre alla perdita di onorari e di incarichi di durata pluriennale, la vicenda mi costò anche un forte impiego di tempo per costruire le mie difese e molto denaro per pagare le parcelle milionarie dei legali che, come di frequente avviene, non vennero messe a carico dei Convenuti ma “compensate” tra le parti. Avrei voluto andare avanti intentando al Ministero, a Consob e Banca d’Italia una nuova causa per il risarcimento dei danni, ma ero ormai esausto e finii col desistere.

Per inciso, la sentenza di nullità dei Regolamenti ministeriali ebbe effetto solo nei confronti degli attori e quindi anche del sottoscritto, ma non erga omnes, per cui gli stessi sono rimasti in vigore o reiterati e tutti coloro che sono rimasti in stato di inebetita inerzia non assumendo iniziative giudiziarie hanno continuato e continuano a subirne le conseguenze vessatorie.

E così finisce la storia della mia esperienza personale che qualcuno ha definito quella di uno “sfigato” o di uno sprovveduto o di uno male informato. In effetti devo riconoscere che anche qualche “umano” è riuscito e riesce a trarre dalla Borsa discreti guadagni o quantomeno a non subire grosse perdite come me, ma credo di non rappresentare una minoranza. Quelli che ne hanno tratto vantaggi sono rare avis particolarmente fortunate o che godono di informazioni privilegiate o pochi ex Agenti di Cambio o Commissionari di Borsa supersiti e in via di estinzione che hanno conservato abilità e canali di accesso preferenziali.

Borsa e Finanza secondo autorevoli studiosi

Per mia fortuna (e per nostra sventura) non sono il solo a pensarla così sulla Finanza perché tutte le mie esperienze e sensazioni risultano avvalorate da molti autorevoli e meno autorevoli studiosi di cui vado a citare dei nomi e qualche scampolo a casaccio di pensieri che mi hanno particolarmente colpito, o semplicemente a dando qualche segnalazione bibliografica o di siti Internet per chi volesse fare ricerche più complete sull’argomento.

Desidero anzitutto dire che mi piace classificare l’ “informazione” in tre categorie; una è quella che si suole definire “politicamente scorretta”; una seconda è quella di regime accessibile a tutti attraverso i media di massa (tipo Il Sole 24 Ore, Milano Finanza, ecc.) e una terza che si colloca tra le due in quanto, pur essendo controcorrente come la prima, è però più difficile da rifiutare in toto per la notorietà e prestigio dei suoi Autori e per i pulpiti da cui essi parlano.

- La prima categoria (“politicamente scorretta”) pur essendo quantitativamente e qualitativamente molto cresciuta negli ultimi tempi, viene sbrigativamente scartata dalle persone “per bene” e mai presa in considerazione nei dibattiti ufficiali. In genere viene pubblicata da editori minori o su siti Internet. Gli Autori “proibiti” di queste pubblicazioni sono spesso considerati dei “folli” o dei “fondamentalisti” e sono accusati di “eresia” e inquisiti in modo non diverso anche se meno appariscente di come avveniva ai tempi della Santa Inquisizione medievale quando metteva al rogo le streghe. Eppure è proprio grazie a questo genere di “controinformazione” che ho avuto modo di aprire gli occhi e di fare le scoperte più sorprendenti ma credo di averne dette già abbastanza di “eresie” per non andare oltre e ciò per due buone ragioni, primo perché non vorrei essere accomunato agli Autori di questa categoria nell’essere giudicato superficialmente come un folle; secondo perché non vorrei rischiare come nella favola di Trilussa di essere intercettato come un complottista rivoluzionario. Mi limito a citare gli scritti di alcuni di questi Autori.

Maurizio BlondetSchiavi delle banche (Effedieffe). Leggetelo e sentirete cosa dice sulla Borsa e la Finanza (Capitolo 10). Questo Autore pur essendo un cattolico ortodosso di grande cultura e già articolista sulla Rivista Avvenire facente capo al Cardinale Ruini, è stato messo al bando dopo essere stato licenziato di recente a causa di dissensi di opinione col suo Direttore, verosimilmente per il suo proverbiale antisemitismo e contrarietà alla politica statunitense in Israele. Blondet ha anche scritto una infinità di altri libri e articoli ed è penna principale del sito internet Effedieffe, e meriterebbe di essere letto per intero.

L’Uomo libero – Questa rivista edita da Piero Sella è secondo me la migliore in assoluto in circolazione per qualità e libertà mentale e tratta di politica, costume, storia e anche di Finanza. Un indice completo degli articoli pubblicati negli anni si trova in ciascun numero. Purtroppo la Rivista ha solo periodicità trimestrale e si può avere solo in abbonamento. E’ presente in sala per chi fosse interessato ad avere ragguagli l’Editore Piero Sella. Mi permetto di segnalare, visto che sono io Vincenzo Marasco ad esserne Autore e visto che l’articolo è proprio ispirato al mio intervento al Convegno A.i.re dello scorso anno, Finanza Internazionale e legittimazione politica, apparso sul n.60/2005 e reperibile anche su Internet digitando solo il titolo. Prevedo di scriverne un altro sul prossimo numero della Rivista, magari ancora ispirato a questo incontro, ed un altro che vuole mettere in luce, riferendomi alle leggi societarie italiane dei passati decenni sino ad oggi come, anche senza le armi, sia possibile disfare una Nazione con la Finanza e le regole societarie. Questi scritti sono il risultato di un mio graduale processo di maturazione avvenuto dopo mie innumerevoli pubblicazioni tecniche su Libri e Riviste specializzate e “politicamente corrette” che purtroppo hanno avuto ben poco ascolto anche se sono servite a farmi un certo nome.

Marcello PamioIl lato oscuro del Nuovo Ordine Mondiale (Macro Edizioni). In questo libretto vengono messe in luce con grande chiarezza non solo le questioni riguardanti i sistemi finanziari mondiali ma ogni altro aspetto della nostra vita. Cercare anche sul sito Internet dell’Autore “disinformazione” e leggere il suo articolo I padroni dell’Euro (Rivista Nexus Magazine, Ed. italiana, Anno XI numero 57).

Marco SabaBankestein, tutto quello che non avresti voluto sapere sulle banche (Nexus). Il libro dice cose molto simili a quelle di Blondet e di Pamio e dedica un intero capitolo ad un personaggio poco noto, il Prof. Giacinto Auriti, che dalle parole è passato ai fatti prima denunciando Antonio Fazio, Governatore della Banca d’Italia, per illegittimità dell’attuale sistema di emissione monetaria che trasforma la banca da ente gestore ad ente proprietario dei valori monetari, e poi agendo di conseguenza con la emissione di carta moneta regionale privata (c.d. “Simec” giudicata legittima dalla magistratura) a nome di associazioni di commercianti.

Guillaume Faye – Questo straordinario e spregiudicato pensatore ha espresso in vari scritti il modo in cui Poteri Ombra esercitano la loro influenza al di fuori di ogni legittimazione politica. Egli ha trovato un suggestivo appellativo per l’epoca in cui viviamo: l’era dei regolatori e cioè un’epoca caratterizzata dalla delegittimazione politica delle nazioni e dal trasferimento della gestione del potere mondiale ad anonimi funzionari telecomandati da oscuri poteri. Dice testualmente Faye: “…Il sistema mondiale in formazione seppellisce progressivamente le forme tradizionali di direzione e dominazione politiche. Il Sistema non ha più bisogno di capi; gli ci vogliono i “regolatori”. Alle decisioni politiche degli Stati si sostituiscono scelte strategiche decentrate prese in seno a reti di potere che trascendono i quadri nazionali: reti degli Stati maggiori delle grandi società, reti bancarie internazionali reti di speculatori pubblici e privati, reti di Istituzioni internazionali …2.

- La seconda categoria di informazione è quella diffusa dai mass media attraverso la stampa “ufficiale”, la TV e i luminari della scienza finanziaria del genere del nuovo Governatore Draghi o del nuovo ministro dell’Economia e Finanza Padoa Shioppa. Se leggete solo questi vi sarà molto difficile accettare il tipo di “controinformazione” della prima categoria; ma di questa seconda categoria di “disinformazione” non dico di più perché ne fate già indigestione quotidiana e perché è tutta di parte essendo manovrata in modo da legittimare le scorribande dei detentori del potere.

- L’ultima categoria si colloca nel mezzo delle due anzidette ed è rappresentata dagli studi e pubblicazioni di Autori che, pur sostenendo tesi altrettanto eversive di quelle della prima categoria, sono di prestigio tale e si sono espressi con modi ed in sedi tanto incontestabilmente “corrette” da non poter essere sbrigativamente scartati anche se si è fatto di tutto per rendere la vita molto difficile a molti di loro. Cito alcuni di essi con qualche scampolo di loro pensieri.

Frjtof Capra – Questo autorevole pensatore e divulgatore scientifico ha ben delineato, sulla base di studi approfonditi, il destino del mondo della Finanza definendo acutamente la Borsa come “un Casinò globale, dove i titoli di borsa e i loro derivati (options, futures, warrants, edge funds, ecc.), uniti al potenziale tecnologico di internet, stanno causando una bolla speculativa planetaria che, come una bomba a orologeria, prima o poi scoppierà con effetti devastanti”