Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Sinistra radicale? (La fine di un'illusione...)

Sinistra radicale? (La fine di un'illusione...)

di Paolo De Gregorio - 19/03/2007

 

Se tutti noi ragionassimo sui fatti e non sull’aria fritta e sulle ideologie, ci accorgeremmo facilmente che la partecipazione al Governo Prodi, di chi si dichiara addirittura comunista (PDCI, Rifondazione), è un pessimo affare.
Nulla è stato ottenuto di concreto in senso anche solo progressista, Padoa Schioppa promette che il miglioramento dei conti sarà offerto agli industriali come sgravi fiscali, la politica estera rimane quella della destra, ma il consenso politico alla cosiddetta sinistra radicale diminuisce, come dimostra la manifestazione di ieri a Roma contro la guerra all’Afghanistan, e la delusione dei cittadini di Vicenza e della Val di Susa.
Se vi meravigliate che in Italia la sinistra estrema sia così moderata e arrendevole, dovete avere la pazienza di seguirmi in una piccola digressione storica che dimostra che in Italia non vi è mai stata una sinistra antagonista.
Già nel partito comunista delle origini la elaborazione gramsciana parlava della necessità di un incontro tra le due fondamentali culture, quella cattolica e quella social-comunista, strategia che fu fatta propria da Togliatti nella sua “via italiana al socialismo”che, abbandonando ogni ortodossia rivoluzionaria, illuse ed ingannò i proletari italiani assicurando che si sarebbe arrivati al socialismo attraverso una pacifica e progressiva socializzazione della economia.
Dopo il fallimento togliattiano abbiamo il “compromesso storico”di Berlinguer, che tratta con i democristiani un proprio ingresso nel governo per portare “elementi” di socialismo nella economia capitalista, e a tale scopo si allontana dalla Unione Sovietica dicendo di preferire “l’ombrello NATO” alla protezione del Patto di Varsavia.
L’ossessione dell’incontro con i cattolici ci insegue ancora oggi nella strategia di arrivare al “partito democratico”, che altro non è che l’incontro fra vecchi democristiani e vecchi comunisti, che ambiscono solo a mettersi d’accordo su tutto, senza cambiare nulla del sistema di potere capitalista, né il nostro appecoronamento agli Usa e alla Nato.
Lungo questa strada di illusioni e fallimenti la sinistra ha perso dei pezzi, cominciando con la espulsione del ’68 del Gruppo del Manifesto, e si arriverà tra qualche mese alla annunciata scissione dei DS che non vogliono entrare nel partito democratico.
Anche se la somma di questi orfani della sinistra potrebbe arrivare a contare elettoralmente più del 10%, non vi è nulla da sperare per due fondamentali motivi: i gruppi dirigenti sono datati e legati rigidamente a modelli del passato sconfitti dalla Storia, l’altro motivo, è possibile pensare ad un gioco delle parti, visto che finora la “sinistra radicale” ha tenuto dentro il gioco istituzionale i movimenti, i centri sociali, il pacifismo, prendendone i voti e offrendoli al governo Prodi.
Un vero antagonismo in Italia non vi è mai stato, ed è questa una immensa lacuna che deve essere colmata, perché i gravi problemi che presto ci incalzeranno per la crisi del nostro ecosistema, richiederanno un capovolgimento di cultura, di valori, di capacità, di analisi della realtà, che ci porterà a dire che il modello di sviluppo capitalistico è una macchina impazzita, senza controllo, che sta distruggendo il futuro della vita sulla terra, e tutti coloro che continuano a proporci aumenti del PIL, della produzione e dei consumi sono dei pazzi irresponsabili.
E’ su una economia sostenibile, sulla PACE, sulle spese militari trasformate in energie rinnovabili, sulla fine della globalizzazione, sulla autosufficienza alimentare di ogni nazione, sulla sobrietà e la fine del consumismo, che bisogna chiamare a raccolta tutte le persone consapevoli e rifondare la politica, renderla etica e forte, perché se continuiamo a lasciar fare il neoliberismo ci scaviamo la fossa.