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In difesa (o quasi) di Prosperini

di Miguel Martinez - 22/03/2007

 

L'assessore alle politiche giovanili della Lombardia, il sessantenne Pier Gianni Prosperini di San Pietro, lo conoscevamo per le sue nette prese di posizione su quanto accade in Medio Oriente. Dichiara, infatti:

"Tanto il Presidente Fini al sud quanto io al nord NON abbiamo avuto tentennamenti, abbiamo sempre sostenuto Israele nella sua politica di autodifesa contro i terroristi islamici.
Io sono assolutamente d’accordo con il Ministro Olmert: si risponde colpo su colpo.
Israele è l’unico Paese occidentale e democratico posto in quell’area geografica.
Impossibile dialogare con un kamikaze!!
Israele fa bene ad alzare un muro anzi deve allungarlo e rafforzarlo!"

Una vecchia storia d'amore, se nella stessa intervista Prosperini aggiunge:

"Insomma il tutto nasce da una forte simpatia per Israele ...oserei dire che, non fossi Italiano - cosa di cui sono orgoglioso - vorrei essere Israeliano. Paese per cui nel ’67 mi ero reso disponibile a combattere."

Così, nel suo curriculum, troviamo Pier Gianni Prosperini "tra i partecipanti ad un presidio davanti al Consolato Libanese, in sostegno di Israele". Mica in un giorno qualsiasi, ma proprio mentre  Israele stava uccidendo oltre mille libanesi con i bombardamenti aerei. 

L'amico delle bombe a grappolo, coerentemente, propone la pulizia etnica anche in casa. Chiede, infatti, l'espulsione di  tutti i Rom dalla Lombardia: "Cacciamoli, sono nomadi e devono 'circolare'", spiega.

Prosperini ha anche condotto una lunga guerra per impedire ai bambini immigrati di frequentare la scuola bilingue egiziana di Milano intitolata a Nagib Mahfuz  (laico romanziere egiziano, accoltellato da estremisti nel 1983), definita da lui "scuola islamica clandestina dove si insegna a praticare il terrorismo".

Prosperini non poteva mancare di citare i nostri mitici amici, dicendo che dalla scuola potrebbe partire un attentato, compiuto "magari con armi arrivate dalla colletta del “campo anti imperialista” dei pacifondai, girotondisti & Co."

Adesso, Prosperini si è reso protagonista di una scoppiettante intervista al Giornale, che andrebbe letta tutta, se non altro per il divertimento che provoca.

Riferendosi vagamente a quelli con barbe e veli, dice «ciapen el trenin, ciapen el piroscafo, ciapen la careta, ciapen el camel e via, a ca'!».

Poi, parlando della questione dei Dico:

«Ha visto il fotomontaggio di Benedetto XVI col dito medio alzato? Ci provino con la faccia di Maometto, se hanno i coglioni. Ecco, qua vien fora el mejo del dotor. Garrotiamoli, ho concluso. Ma non con la garrota di Francisco Franco. Alla maniera degli Apache: cinghia bagnata legata stretta intorno al cranio. Il sole asciuga il laccio umido, il cuoio si ritira, il cervello scoppia».

Non si capisce se il riferimento sia agli omosessuali in generale, o agli autori del fotomontaggio.

Probabilmente non lo capisce nemmeno Prosperini, che sembra avercela più che altro con un generico e indefinito Loro.

Scontata la seriosa reazione di tutto il centrosinistra, nonché delle organizzazioni omosessuali (i musulmani, come al solito, tacciono e comunque non ci pensa nessuno).

Che dire?

La penso all'opposto su Israele, rom, musulmani e diritti dei gay, ma questo non significa che Prosperini la debba pensare come me.

Il vero problema è che una persona che ricopre una carica pubblica non dovrebbe insultare una parte delle persone di cui è responsabile.

Però, sia i discorsi di Prosperini che le reazioni ci danno un'idea dello svuotamento della politica. Che poi vuol dire, della possibilità degli esseri umani di incidere sulla realtà in cui vivono.

Intanto, l'astio è a un livello senza precedenti, e da entrambe le parti: nemmeno durante la Guerra fredda gli avversari si trattavano con tanta violenza verbale.

Quindi, a prima vista, è come se ci fosse un divario enorme tra "destra" e "sinistra".

Ma se andiamo a vedere, la destra di cui fa parte Prosperini, e la sinistra di cui fanno parte i suoi critici, sono pienamente d'accordo - salvo dettagli - che una buona parte dei soldi dei contribuenti vada regalata agli imprenditori, cioè a cittadini privati; e non vada investita quindi in servizi sociali.

Sono pienamente d'accordo - salvo dettagli - che bisogna proseguire con la campagna militare nel lontano Afghanistan. E così via.

Dove non sono d'accordo è su gay e immigrati.

Cosa hanno in comune gay e immigrati?

Sono persone che suscitano vari tipi di sentimenti.

Almeno nell'immaginario prosperiniano, i musulmani sono barbutovelati e parlano male l'italiano, i gay squittiscono e potrebbero metterti le mani addosso.

Queste sono cose che capisce anche un analfabeta e quindi colpiscono subito la fantasia.

Però è vero anche il contrario: tanta gente prova un disgusto prerazionale per il burbero Prosperini, judo cintura nera con un una notevole collezioni di armi bianche.

Anche lui, come i gay o i musulmani, risveglia ribrezzo e paura.

La polemica infatti non verte sui fatti, ma solo su queste contrapposte immagini. Cioè, molto rumore a proposito di fuffa emotiva e molto silenzio a proposito dei fatti.

Infatti, nessuno sta polemizzando su qualche proposta concreta di Prosperini: non mi risulta che la Regione Lombardia abbia stanziato fondi per l'acquisto di garote apache.

La polemica verte interamente su questioni affettive, simboliche, sessuali.

Come, d'altra parte, la polemica di destra contro le frequentazioni transessuali del portavoce di Prodi, o contro le bandiere statunitensi o israeliane che vengono bruciate dai Prosperini della fazione opposte in alcune manifestazioni.

E questo ci porta all'aspetto più preoccupante della vicenda.

Destra e sinistra si sono, infatti, specializzati nel massacrare i propri avversari per castrarne anche i contenuti simbolici, spingendoli violentemente verso il centro.

Semplifico.

Come dimostra l'attività dei governi di Berlusconi e di Prodi, sui contenuti concreti c'è una piena convergenza.

Restano, ai destri e ai sinistri, delle forme puramente simboliche e quindi innocue.

Fare battutacce sui gay e sugli immigrati è una forma infantile e puramente simbolica di esprimere contenuti di "destra".

Fare vignette idiote sul Papa è una forma infantile e puramente simbolica di esprimere contenuti di "sinistra".

Ora, l'attività principale della sinistra consiste nel denunciare e ingigantire tutte le espressioni simboliche di questo tipo che riescono a scovare a destra.

L'attività principale della destra consiste nel denunciare e ingigantire tutte le espressioni simboliche di questo tipo che riescono a scovare a sinistra.

Se si accetta questa logica, si finisce al centro, non solo nei contenuti, ma anche nelle espressioni simboliche.

Ogni volta che Diliberto chiede perdono per una bandiera israeliana bruciata, o la destra si scusa per qualche prosperinata, tutti fanno un passo in più verso il centro. Dove non si dicono battutacce e non si bruciano bandiere.

Ma il "centro" in realtà non esiste.

"Destra" e "sinistra", quando ancora esistevano come contenuti e non solo come identità vuote, esprimevano diversi progetti da parte dell'essere umano per incidere sulla società.

Il centro, invece, non è un progetto.

Il "centro" è l'assenza di contenuti forti, concreti o simbolici.

Perché non si vuole cambiare la realtà, ma amministrarla. E non si possono avere idee forti e chiare oggi, perché la realtà domani sarà un'altra.

Ma la "realtà" non è un'astrazione: in assenza di progetti politici, la realtà non è altro che ciò che ci impone l'Economia Globale. Che a sua volta non è un'astrazione, ma è l'insieme di giganteschi e fluttuanti interessi privati, in perenne trasformazione.

Cito Marino Badiale e Massimo Bontempelli. Destra e sinistra reali, oggi, sono

"cordate contrapposte di specialisti dell'amministrazione del consenso, il cui ruolo è quello di gestire, nel modo più soffice possibile, le conseguenze generate dai meccanismi, non soggetti a discussione, dell'economia odierna. La politica in senso proprio, intesa come contrapposizione di opzioni diverse sulle scelte fondamentali della società, non esiste più." (La sinistra rivelata, p. 197)

Però le due cordate contrapposte devono pure farsi concorrenza.

Questa concorrenza assume la forma di litigi su questioni come i cammelli-per-portarli-a-casa-loro, le svastiche allo stadio, bandiere bruciate, parolacce sui gay, stelle a cinque punte sotto casa di oligarchi vari, urina di porco gettato sulle fondamenta delle moschee, le trans di Sircana.

Cose che suscitano emozioni furibonde, come succede sempre nelle risse per futili motivi.

Senza tali risse, cadrebbe tutta la maschera della falsa contrapposizione tra destra e sinistra reali.

Allo stesso tempo, però, entrambe le parti hanno interiorizzato servilmente l'idea che "bisogna essere di centro", per cui il primo che riesce a dimostrare che l'altro ha fatto qualcosa poco di centro, segna un punto, mentre l'avversario deve fare penitenza.

Poi si dimentica tutto e il gioco ricomincia da un'altra parte.

Infatti, ecco il vivace Prosperini che, di fronte alla minaccia di perdere il suo assessorato, sbrodola il più vacuo nulla, dicendo:

“Sento di dovermi rivolgere a tutta la comunità omosessuale, nei confronti della quale affermo di non aver mai provato alcuna forma di ostilità o avversione. La libertà di costume e di espressione dei sentimenti personali, certamente al centro dei valori di quest’aula, rappresenta anche per me un riferimento ideale e culturale dal quale non posso e non voglio prescindere.”

Ma allora tutto il resto era solo una sbruffonata e, di fronte alla poltrona, Prosperini è solo un opportunista come tutti gli altri.

Ecco perché non voglio avere nulla a che fare con la canea che per qualche ora ha ululato il proprio Sdegno Civile contro Prosperini.

Tutta la mia solidarietà, invece, se qualcuno gli tirasse una torta in faccia.