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L'Italia futura di Montezemolo

di Decio Siluro - 27/03/2007

 
La politica in Italia, almeno dalla seconda metà del secolo scorso in poi, è sempre stata una “professione”, alla quale si accede attraverso modalità che si stanno, però, ultimamente modificando. Non servono particolari titoli di studio, c’è però bisogno di certe attitudini che si mettono normalmente in mostra fin dai tempi delle organizzazioni giovanili, vere palestre nelle quali un tempo i partiti pescavano i loro futuri dirigenti. In questo modo sono emersi i vari Veltroni o Follini. Altri, invece, hanno iniziato la loro carriera come “uomini tuttofare” o portaborse che dir si voglia di politici già affermati: pensiamo, per esempio, a Rutelli,che divenne segretario del partito radicale men che trentenne per volere di Pannella, Casini, che è cresciuto sotto le protettive ali di Forlani o Fini, delfino prediletto di Almirante e soprattutto di sua moglie Assunta. Ci sono, infine, i figli d’arte, più o meno degni del cognome che portano come Bobo Craxi, Giorgio La Malfa e persino Massimo D’Alema, il cui padre non ha certo lasciato segni indelebili nella storia politica italiana ma fu pur sempre parlamentare del Pci. Tutti costoro hanno in comune di non aver mai fatto alcun lavoro in senso tradizionale prima di diventare “politici professionisti” e certo mai ne faranno dopo.

Tutti i partiti hanno poi fatto eleggere nelle loro liste rappresentanti della cosiddetta “società civile”. Alcuni di costoro si sono presto convertiti al professionismo politico, mai più ritornando all’ambiente dal quale provenivano, altri invece sono state solo meteore servite solamente a richiamare qualche voto, come l’onorevole Gerry Scotti presto ritornato alla Tv dopo aver battuto ogni record di assenteismo parlamentare.
Da un po’ di tempo, come dicevamo, qualcosa sta però cambiando. Il primo ingresso anomalo in politica fu Silvio Berlusconi con tutta la sua corte passata pari pari da Mediaset e dintorni al parlamento, ma non solo.
In Italia ci sono sempre state figure di grandissimo potere politico, ma sempre rimaste ai margini della politica ufficiale, mentre da qualche tempo questa osmosi sembra essere diventata quasi abituale.
Pensiamo, per esempio, ai governatori di Bankitalia o comunque a personaggi di spicco dell’istituto bancario di via Nazionale. Ciampi dopo aver firmato a lungo le banconote italiane è diventato ministro, capo del governo e persino presidente (non super partes) della Repubblica. Dini è stato ministro e capo del governo; ora guida un partito semivirtuale e speriamo che non divenga mai inquilino del Colle.

Un’altra figura certo “pesante” nella vita politica italiana è sempre stata il presidente di Confindustria. La prima poltrona a viale dell’Astronomia è stata occupata da gente come Gianni Agnelli, tanto per fare un esempio, ma certo l’Avvocato non ha mai pensato di scendere direttamente in politica, lasciando il compito ai fratelli Umberto (nella Dc) e Susanna (nel Pri). Gianni Agnelli è stato sì senatore a vita, ma interpretando il ruolo come un tempo era costume, senza cioè mai fare la stampella sostanziale nei voti di fiducia ad alcun governo.

Tutto questo lungo preambolo per introdurre una possibile “eccellente” prossima discesa nel campo della politica.
L’attuale presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, sembra infatti sul punto di trasformare la sua “Italia Futura” in un vero e proprio partito.
C’è di più. Se la riforma elettorale in itinere dovesse confermare il sistema bipolare, Montezemolo potrebbe entrare nella Cdl e diventare addirittura lo sfidante di Veltroni nella prossima corsa a Palazzo Chigi, battendo “sul palo” i vari Fini e Casini, che da tempo sgomitano per la successione del Cavaliere. Se invece venisse privilegiato un sistema non bipolare, Montezemolo potrebbe diventare l’uomo “nuovo” sul quale far convergere tutte le anime centriste, puntando poi ugualmente alla presidenza del Consiglio.

Fantapolitica? Forse, ma non troppo lontana dalla realtà. Resta semmai da valutare l’opportunità di continuare a guidare gli industriali italiani mentre si sta organizzando una cordata partitica. Montezemolo, se queste fossero fantasie di inizio primavera, farebbe bene a smentire ed escludere ogni suo futuro coinvolgimento diretto nell’agone politico, un preciso impegno. Se invece veramente pensa alla politica dovrebbe dimettersi da Confindustria ed anche dalla Fiat, perché i conflitti di interesse non possono valere solo per Berlusconi.