"La decrescita felice"
di Maurizio Pallante - 28/11/2005
Fonte: carta.org
"La decrescita felice"
Maurizio Pallante Editori Riuniti
Pagine 134 - Anno 2005 - ISBN 8835957273
28 novembre 2005
Dall'introduzione del volume:
Siete in treno in uno stato di felicità negativa. State imprecando contro la vostra intelligenza negativa per aver bevuto una verità negativa che vi ha fatto fare un affare negativo, quando una persona dalla gioventú negativa vi chiede di posare la sua valigia sul portapacchi perché la sua forza negativa non le consente di farlo. Mentre vi alzate, il treno si ferma in aperta campagna e dall'altoparlante una voce avverte che per un guasto sulla linea state viaggiando a velocità negativa. Vi viene un attacco di serenità negativa come dopo aver letto queste righe e vorreste correre dal libraio per farvi ridare indietro i soldi. Ma siete sul treno e non potete... Rassegnatevi. Finché il treno continua a viaggiare a velocità negativa non avete niente di meglio da fare che leggerlo.
Da qualche anno l'economia italiana viaggia come il vostro treno e ogni tre mesi, quando l'istituto di statistica pubblica i dati sull'andamento del prodotto interno lordo, sui mezzi di comunicazione
di massa gli opinionisti, i politici e i docenti universitari, tutte persone sagge, laureate e ben stipendiate, ci dicono che sta attraversando una fase di crescita negativa, o, quando va un po' meglio, di crescita pari a zero. Io sono un po' fumantino e non faccio testo, ma a nessun altro, proprio a nessun altro sembra che lo stiano trattando come una persona dall'intelligenza negativa? Non esistono nel vocabolario italiano le parole decrescita e diminuzione? Non esistono i verbi decrescere e diminuire? Non esiste la parola stabilità? È cosí scandaloso pronunciare la frase: "il prodotto interno lordo è diminuito", "il prodotto interno lordo è rimasto stabile"?
Il fatto è che la crescita si è incorporata nell'economia, come l'anima nelle nostre povere spoglie mortali e non è piú possibile separarle. Agli studenti di economia insegnano, come riaffiora dai ricordi giovanili di un economista di grandissimo successo, che i conti tornano solo se sono preceduti dal segno piú. E prova a farglielo entrare in testa che la produzione non può crescere all'infinito perché le risorse del pianeta non lo sono e non è infinita la sua capacità di metabolizzare le sostanze di scarto emesse dai processi produttivi, dai prodotti nel corso della loro vita e dai rifiuti in cui prima o poi si trasformano. Sempre piú in fretta se si vuole che la produzione cresca. Un'economia che non cresce è considerata come un pesce che non nuota. Una contraddizione in termini. Un incubo di cui si può parlare solo per perifrasi. Invece, se cresce e quanto piú cresce...
Ma che cos'è questa crescita? È la crescita dei beni e dei servizi di cui gli esseri umani hanno bisogno per vivere sempre meglio? Se vai da qui a là in automobile e non trovi traffico lungo la strada consumi una certa quantità di carburante. Se t'imbottigli in una coda chilometrica, ne consumi di piú. Quindi fai crescere di piú il prodotto interno lordo. Quindi stai meglio. E allora perché t'arrabbi? Pensa che fai star meglio anche me, che nemmeno mi conosci, e gli altri 57 milioni e passa d'italiani. Pensando alla tua generosità mi commuovo mentre soffro come un matto e, lo ammetto con vergogna perché sono proprio un ingrato, sto facendo soffrire anche te che non conosco e gli altri 57 milioni e passa d'italiani, lungo un sentiero di montagna dove non faccio crescere il prodotto interno lordo perché non consumo nulla se non un po' della suola dei miei scarponcini. Ma li ho comprati 10 anni fa e sono ancora belli. Certo in questi dieci anni hanno fatto dei modelli nuovi, hanno cambiato i colori, hanno spostato gli inserti in finta pelle prima un po' piú in su, poi un po' piú in giú, poi un po' piú di qua, poi li hanno fatti piú stretti, poi piú larghi, ma quest'anno, li ho visti ieri in vetrina, sono di nuovo uguali agli inserti dei miei scarponcini. E li hanno rimessi nello stesso posto. Anche il colore è lo stesso. Sembra che li abbia appena comprati.
Sto per arrivare al colle. Cammino lentamente, con passo regolare. Per non farmi commiserare e per non sentirmi troppo in colpa nei tuoi confronti, non ti dico nulla del paesaggio e dell'aria che respiro. Non costano nulla nemmeno loro e guardando e respirando non consumo niente. Chissà come sarai felice tu che stai consumando benzina, freni, frizione e pneumatici immerso tra le lamiere e i gas di scarico! Quanto mi stai facendo felice! Ti manca solo di accendere una sigaretta e bere una golata di coca cola per raggiungere e farmi raggiungere un livello di felicità ancora maggiore. Invece io sto solo riempiendo la borraccia con l'acqua di una sorgente. Non costa nulla. Poi mangerò i pomodori che ho coltivato nell'orto, non sono costati nulla neanche loro, e qualche fetta di pane che ho fatto in casa con farina di grano coltivato biologicamente. La compro direttamente dal produttore con gli amici del gruppo d'acquisto solidale, saltando tutte le intermediazioni. Comprando la farina lo faccio crescere anch'io il prodotto interno lordo, ma meno che se la comprassi al supermercato, con la sua bella certificazione che la fa costare di piú. E meno ancora che se comprassi il pane. Non riesco a liberarmi da questo egoismo, da questo desiderio d'infelicità che mi si appiccica addosso come l'asfalto infuocato alle suole delle tue scarpe. Le hai appena comprate e dovrai comprarne delle altre. Pensa che fortuna che hai! Le occasioni per fare del bene ti saltano addosso come le zecche.
Ora sei fermo davanti a un cartellone pubblicitario dove campeggia la scritta: Strada dopo strada la tua provincia cresce. Aspetti che la Protezione civile ti porti dell'acqua minerale in bottiglie di plastica. Strada dopo strada la tua provincia cresce. L'amministrazione provinciale di Treviso è orgogliosa di fartelo sapere. Va bene che il verbo crescere racchiude il meglio del meglio possibile, ma cosa vuol dire che una provincia cresce? Diventa piú grande? L'unica cosa che cresce, strada dopo strada, è la quantità di superficie terrestre impermeabilizzata. Cosí quando piove l'acqua non penetra nella terra e non alimenta le falde freatiche. Viene raccolta dai tombini, va nelle fogne, al fiume, al mare. È come se non fosse piovuto.
I pozzi si asciugano. Le sorgenti non buttano piú. L'acqua bisogna andare a prenderla in montagna e metterla nelle bottiglie di plastica che stanno per portarti. Ci vogliono camion per portare il petrolio all'industria petrolchimica che ne farà plastica, camion per portare la plastica alla fabbrica che ne farà bottiglie, camion per portare le bottiglie vuote alla sorgente, camion per portare le bottiglie piene ai supermercati, camion per portare le bottiglie svuotate in discarica o all'incenerimento. Per far viaggiare tutti questi camion bisogna fare strade e autostrade. Sbriciolare le montagne, trasportare le pietre, stendere l'asfalto, impermeabilizzare altro suolo, far viaggiare altri camion. La stessa acqua che sto bevendo io alla sorgente e non costa nulla e non fa crescere il prodotto interno lordo, quando la bevi tu costa e lo fa crescere molto. Tutto benessere in piú. E fa crescere la tua provincia, strada dopo strada, camion dopo camion, litri di gasolio su litri di gasolio, CO2 su CO2, polveri sottili su polveri sottili, discarica dopo discarica. Ah, le discariche non le vuoi e gli inceneritori nemmeno? Ma la crescita sí, quella ti piace, purché tutto quello che butti via lo portino in un'altra provincia.
La parola magica della crescita è un soffio, un semplice soffio che schiude appena le labbra: piú. Basta pronunciarla davanti a un'altra parola e si schiudono i battenti del meglio. Non lo dico con ironia. Ripeto soltanto le frasi che mi hanno costretto a sentire e a vedere stampate sui muri. Le Olimpiadi lasciano un buon segno. Piú infrastrutture. Piú turismo. Piú ambiente. Piú cultura. Piú occupazione. Piú sviluppo. Il bello che resta in provincia di Torino. Un fuoco d'artificio di piú. Tanti piú tutti insieme non ne avevo mai visti. Inevitabile che lascino un buon segno. Per forza resterà il bello in provincia di Torino. Dove c'erano degli inutili boschi e dei prati banali che non rendono niente, un po' di fieno, qualche mucca, dei formaggi, frutta e verdura, funghi e legname, ci saranno strade asfaltate, automobili e camion per fare arrivare i turisti e rifornire di merci i negozi dove andranno a comprare di tutto, case e palazzi per farli dormire, ristoranti e caffè per farli mangiare, discoteche per farli divertire, lo stadio del curling per farli tifare (il curling!), impianti di risalita per farli andare su e giú come criceti, e condotte dell'acqua, della luce, del gas, delle fogne. Dove c'era aria pulita, quanto fa guadagnare l'aria pulita?, ci saranno emissioni inquinanti e polveri fini; dove c'era silenzio, quanto fa crescere l'economia il silenzio?, ci saranno amplificatori e motori; dove c'erano orti e malghe e frutteti, quanto fanno crescere il prodotto interno lordo questi patetici residui d'un mondo arcaico?, ci saranno centri commerciali con cataste di pere che vengono dall'Argentina; dove il fiume scorreva nel letto che si era scavato tra i prati e le rocce senza aver dato lavoro a nessuno, ruspe e betoniere costruiranno un alveo in cemento, operai avranno una paga, impresari un profitto, cementifici un guadagno da cui altri operai ricaveranno una paga e altri impresari un profitto. Piú infrastrutture. Piú turismo. Piú occupazione. Piú sviluppo. Al posto d'inutili boschi, di prati banali, di malghe e frutteti. Il bello che resta in provincia di Torino. Se piace... Ma cosa vuol dire piú ambiente? Vuol dire che cresce? Che diventa migliore? E perché piú cultura? Potenza del semplice soffio che schiude appena le labbra: piú.
L'altro giorno mio figlio è tornato a casa da scuola dicendo che aveva tre debiti. "Figliolo, ho balbettato, e adesso come facciamo a pagarli? Lo sai che siamo poveri relativi". "Cosa significa?", mi ha risposto. "Non ci manca nulla. Abbiamo una casa, da vestirci e sin troppo da mangiare. Ti sei mai guardato la pancia?". Ho fatto finta di non sentire l'ultima frase e gli ho spiegato che essere poveri relativi significa avere un reddito inferiore alla metà del reddito medio. Per essere poveri non è necessario esserlo. Basta crederlo. E per crederlo basta fare un confronto con le persone che conosci. Se puoi comprare molto meno di loro, ti senti povero. "Ah", ha bofonchiato con l'aria di chi non aveva capito granché. "Pensavo che fosse povero chi non ha una casa o non riesce a riscaldarla d'inverno, chi non ha abbastanza soldi per comprare da mangiare e da vestirsi". "Le persone che non hanno abbastanza soldi per comprare il necessario a vivere sono i poveri assoluti", gli ho detto. "Ma noi non compriamo mica tante cose da mangiare", ha obbiettato. "Le coltiviamo nell'orto e nel frutteto, le mettiamo nei barattoli per l'inverno.
Per scaldarci non compriamo il gasolio, ma tu tagli gli alberi piú vecchi del bosco, cosí quelli giovani crescono piú in fretta e la nostra provvista si rinnova in continuazione. Ci facciamo tante cose da soli. Costano di meno e sono piú buone di quelle che si comprano. Anche senza tanti soldi si può non essere poveri. Chi ha piú soldi di noi è piú ricco, ma se deve comprare tutto è piú povero". "Giusto, ho replicato. Solo quando uno non può né prodursi, né comprare ciò di cui ha bisogno, è veramente povero". È rimasto un po' in silenzio, poi mi ha detto di non preoccuparmi per quella storia dei debiti a scuola, perché sua sorella aveva dei crediti che pareggiavano il conto della famiglia. "Ma la mattina andate a scuola o in banca?", gli ho chiesto.
Debiti e crediti scolastici. Dopo aver colonizzato tutto il territorio dei beni materiali e gran parte del territorio dei servizi, la mercificazione ha inviato le sue avanguardie nel territorio del pensiero. Non penserai piú se non in termini quantitativi e con parametri monetari. Se sai, hai un titolo in piú nel tuo portafogli, che potrai spendere al momento opportuno. Hai fatto un investimento fruttifero nella borsa del sapere. Ma, attenzione, non tutti i titoli hanno lo stesso valore. Alcuni sono piú quotati e danno piú crediti, altri sono meno quotati e danno meno crediti. Prima d'investire chiedi il prospetto informativo. Se non sai, hai uno o piú debiti da recuperare, che nessuno però verrà mai ad esigere. È come con le tasse: vige il condono.
Tanto, meno sai e meno pensi, meno pensi e piú sei plasmabile sulle esigenze della crescita: produrrai sempre piú merci per poterne consumare sempre di piú e consumerai sempre piú merci per poterne produrre sempre di piú, senz'altro orizzonte davanti a te. Misurare il sapere in debiti e crediti ti farà capire da subito, che nella vita il denaro è la misura di tutto. Che tutto quello che conta si compra e si vende. Mi faccia un'offerta. Offerta speciale. Gentile famiglia, la nostra primaria scuola ha il piacere e l'orgoglio di presentare alla sua attenzione un pof irripetibile. Cosa??? Un pof innovativo e moderno, che anticipa le tendenze dell'evoluzione tecnologica in corso. Ma io vorrei che mio figlio imparasse a fare il geometra... Nel nostro pof le sue esigenze troveranno piena soddisfazione e anche qualcosa in piú. La invitiamo a leggere con attenzione il prospetto allegato. Sí, sí, lo farò, ma mi scusi, da quando mi sono diplomato, tanti anni fa, non ho piú avuto tempo di leggere un libro, sa com'è sono costretto a lavorare tutto il giorno per portare a casa uno stipendio e comprare tutto ciò che serve alla mia famiglia, ma ai miei tempi questo pof a scuola non c'era... Caro cliente, il pof, è il piano dell'offerta formativa che la nostra primaria scuola presenta alla domanda sul mercato dell'istruzione. È un elemento centrale della riforma che le piú moderne scuole pedagogiche, di destra e di sinistra, hanno realizzato per svecchiare la scuola, per modernizzarla e metterla al passo coi tempi.
Svecchiare. Modernizzare. Innovare. Cambiare. Bisogna stare al passo coi tempi. Indietro non si torna. Non si ferma il progresso. Quando eravamo povera gente. Il boom economico. La durata della vita è aumentata. Non c'è mai stato tanto benessere. La crescita dell'occupazione. Pensare che solo dieci anni fa i telefonini non c'erano. Vuoi mettere che comodità. Io non potrei piú farne a meno. Ma come si faceva a vivere senza? Il tuo non fa le foto? È ora che lo butti via e ne compri uno nuovo. Ma se l'ho comprato solo sei mesi fa. Eh, ma la tecnologia avanza a passi da gigante. Quello che ieri era nuovo oggi è già vecchio. Quello che oggi è nuovo, sarà vecchio domani. I progressi scientifici e tecnologici ci proiettano verso il futuro. Pensa che quando sono sceso qualche anno fa alla stazione di Prato i muri e le fiancate degli autobus erano tappezzati di manifesti con la scritta: Prato: la città che sarà. Oddio!, m'è scappato di pensare, sono arrivato troppo presto. Sono risalito sul primo treno e me ne sono andato.
Note:
Maurizio Pallante da anni svolge una intensa attività di ricerca e divulgazione scientifica sui rapporti tra ecologia, tecnologia e economia, con particolare riferimento alle tecnologie ambientali. Su queste tematiche ha pubblicato diversi libri: Le tecnologie di armonia (1994); Scienza e ambiente. Un dialogo (con Tullio Regge,1996); L'uso razionale dell'energia (con Mario Palazzetti, 1997); Ricchezza ecologica, (2003). Con Editori Riuniti ha pubblicato Un futuro senza luce? (2004).
Ha collaborato con alcuni giornali e periodici, tra cui Carta, il supplemento settimanale de La Stampa, Tuttoscienze, Il Sole 24 ore, il manifesto, Il Ponte, Rinascita, Equilibri Pagine 192, prezzo Euro 12,00c.a. ISBN 88-359-5727-3