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Stefano Montanari

Stefano Montanari, laureato in Farmacia a Modena, inizia a interessarsi di tecniche applicate alla Medicina e alla Cardiochirurgia dal 1972, completando la propria educazione con soggiorni presso università e centri ospedalieri. La curiosità lo porta a spaziare in varie branche dell’arte medica, ma costante è il rifiuto di considerare la Medicina una scienza e, soprattutto, i medici degli scienziati.

Al 1979 risale la sua collaborazione con Antonietta Gatti, fisico e bioingegnere oltre che sua moglie, e fondatrice della disciplina delle Nanopatologie, ovvero le malattie da micro e nanopolveri inorganiche. La scoperta di come le particelle prodotte principalmente da combustioni (traffico automobilistico, molti tipi di fabbriche, esplosioni, inceneritori, ecc.) siano capaci di penetrare nell’organismo umano fino al nucleo delle cellule provocando una lunga serie di malattie e malformazioni fetali costituisce una svolta nella conoscenza della Biologia e della Medicina.

Dopo essere stata contrastata dall’Università, Antonietta Gatti (con Stefano Montanari al suo fianco) ottiene dalla Comunità Europea, nel 2002, la direzione di un progetto di studio chiamato Nanopathology cui ha partecipato, tra le altre, anche l’Università di Cambridge, e dal 2006 la direzione di un altro progetto sull’interazione tra nanopolveri e cellule cui afferiscono 10 centri di ricerca europei.

Ora Stefano Montanari è direttore scientifico del laboratorio di ricerca Nanodiagnostics in cui si studiano proprio gli effetti delle polveri su ambiente e salute, con particolare enfasi sulle malformazioni fetali e sulle malattie dei reduci dalle guerre nella ex-Jugoslavia, in Iraq e in Afghanistan.

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