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Libertà di parola

di David Irving - 05/12/2007

 

Traduco qui sotto un articolo di David Irving vecchio di qualche mese ma sempre attuale. Faccio questo mantenendo le mie riserve su Irving. Intendiamoci: si tratta di uno storico di innegabile spessore, che ha scritto in passato libri importanti, ma che non ha - a mio avviso - il rigore di altri studiosi (come ad esempio Faurisson) ai quali viene pur spesso accostato. Detto questo, l'articolo in questione merita di essere letto e meditato.

Andrea Carancini


 
Testo originale

Il governo tedesco ha ammesso tranquillamente di aver perseguito, negli ultimi dodici mesi, oltre 18.000 cittadini tedeschi per reati di “estremismo di destra”, di cui solo poche centinaia riguardavano atti di violenza: vale a dire che essi hanno perseguito oltre diciassettemila reati d'opinione - persone che mettevano in mostra il simbolo della vecchia svastica, o peggio, idee nazionalsocialiste, e che forse - persino - "negavano l'Olocausto".

Come la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha recentemente fatto notare in un coraggioso editoriale, la maggior parte di questi nuovi procedimenti giudiziari sono scattati contro cittadini ordinari tranquillamente inconsapevoli della rilevanza penale delle loro azioni e opinioni, poichè i sottomessi media tedeschi sono troppo codardi per parlare di questi processi - persino dei processi più importanti come quelli riguardanti i revisionisti Ernst Zuendel e Germar Rudolf.

Queste leggi assurde sono esse stesse protette da nuovi strati di altre leggi ancora più assurde, che rendono impossibile persino ai difensori d'ufficio di fornire una difesa adeguata e coscienziosa a coloro che ricadono sotto questi reati d'opinione. Qualunque legale tedesco o austriaco che ci provasse, potrebbe essere - e spesso lo è - colpito d'arresto da parte del giudice, per essersi compromesso con questi reati. Il difensore d'ufficio di Zuendel, l'avvocato Sylvia Stolz, si è inimicata il pubblico ministero per aver "ostacolato l'accusa", ed è ora a sua volta sottoposta a giudizio. Go figure [vai a capire], come dicono gli americani.

Più di una volta il mio avvocato austriaco di fiducia, il dr. Herbert Schaller, è venuto nella prigione di Vienna [dove Irving era detenuto, n.d.t.] con nuove storie orripilanti dal tribunale di Mannheim dove Zuendel era sotto processo: il giudice Meinerzhagen lo aveva avvertito che se avesse fatto certe domande alla corte, o avesse prodotto certe istanze, sarebbe stato arrestato anche lui.

Ricordo che nel Gennaio del 1993, quando venni perseguito a Monaco in base alle leggi tedesche contro la libertà di parola, uno dei miei tre avvocati si fece avanti umilmente la mattina dell'udienza scusandosi che non poteva continuare la mia difesa, poiché l'associazione degli avvocati di Monaco aveva minacciato di cacciarlo se lo avesse fatto. Egli mi mostrò la loro lettera.

In quell'occasione venni multato di trentamila marchi, circa ventimila dollari, per aver pronunciato una sola frase, la cui veracità viene ora tardivamente ammessa dalle autorità polacche.

Quando ero imprigionato a Vienna notai che il carcere, costruito per ospitare ottocento detenuti, ne ospitava abitualmente 1400, di cui un quarto erano neri. Si stava stretti ma ci si stava, purché non respirassimo tutti nello stesso momento.

Questa mattina ho ricevuto una lettera dalla signora K., un'attempata viennese novantenne. Esercitando quello che è un diritto costituzionale di ogni cittadino nella maggior parte delle altre nazioni, il 27 Settembre dell'anno scorso ella scrisse una lettera personale al presidente austriaco, un certo Herbert [Heinz] Fischer - un minuscolo gentiluomo dai capelli paglierini e dal carattere ancora più minuscolo e dotato di tutto l'intelletto e il portamento del giardiniere di Lady Chatterley - per protestare contro il mio arresto, il mio processo e la mia detenzione. "Quello che D. I. ha detto è giusto", ella scrisse in un passaggio della lettera incriminata.

Ella non ricevette risposta dal presidente? Esatto. La cosa finì lì? Sbagliato.

L'8 Marzo successivo l'autorità giudiziaria austriaca le inviò una lettera multandola della somma di 200 euro sotto minaccia di prigione per aver scritto queste parole sediziose al loro augusto presidente. Niente processo, niente udienza, niente difesa: nessun avvocato avrebbe comunque osato difenderla.

Questa è la nuova Europa, che sta diventando una galera accanto a noi. Quanto a me, farò l'impossibile per impedirla.