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Iraq, Le vie del negoziato passano per l’Iran

di Ornella Sangiovanni - 01/04/2008

 


Dietro la decisione di Muqtada al Sadr di ordinare all'Esercito del Mahdi, la milizia da lui controllata, di porre fine ai combattimenti a Bassora e nel resto dell'Iraq ci sarebbe una mediazione dell'Iran.

Secondo quanto riferito da alcuni parlamentari iracheni - citati dai giornali del gruppo McClatchy - durante il fine settimana un gruppo di deputati di Baghdad si sarebbe recato nella città santa iraniana di Qom per chiedere l'appoggio del generale Qassem Suleimani, il comandante delle "Brigate al Quds" – una unità di élite dei Guardiani della Rivoluzione - perché convincesse il leader sciita a fermare le operazioni militari.

A Qom, i deputati iracheni avrebbero anche firmato un accordo con Sadr, che è stato la base del un comunicato [in arabo] con il quale ieri Muqtada ha annunciato la fine delle ostilità.

E i suoi sostenitori hanno obbedito. A Baghdad non si combatte più, e da stamattina è stato tolto il coprifuoco. Resta solo un divieto alla circolazione dei veicoli nei tre quartieri sciiti di Sadr City, Kadhimiya, e Shula.

A Bassora invece si è continuato a sparare, ma ora la situazione sta tornando alla normalità.

Secondo il ministero degli Interni iracheno, in sei giorni di combattimenti sono state uccise 488 persone, e oltre 900 sono state ferite.

Della delegazione che si è recata in Iran avrebbero fatto parte Ali al Adib, un esponente di al Da'wa, il partito del premier Nuri al Maliki, e Hadi al Ameri, il leader della Badr Organization, l'ala militare del Consiglio Supremo islamico iracheno (ex SCIRI), uno dei principali partiti sciiti, che fa parte della coalizione di governo, ed è da sempre vicino a Tehran.

La loro missione, dicono le fonti, aveva un duplice obiettivo: chiedere a Muqtada al Sadr (che attualmente è a Qom, dove studia per diventare ayatollah) di fermare i combattenti dell'Esercito del Mahdi, e chiedere ai funzionari iraniani di smettere di fornire armi ai miliziani sciiti in Iraq.

Agli iraniani inoltre è stato chiesto di aiutare a persuadere Sadr che obiettivo dell’offensiva di Bassora non era specificamente il suo gruppo, ha detto un funzionario iracheno che ha voluto rimanere anonimo data la delicatezza dell'argomento. La situazione, tuttavia, rimane fragile. "Non sarei sorpreso se il tutto crollasse", ha aggiunto.

E’ stato Osama al Najafi, un deputato della Iraqi National List, la coalizione nazionalista guidata dall'ex premier Iyad Allawi, a rivelare che a Qom, oltre a Muqtada al Sadr, la delegazione irachena ha incontrato Suleimani.

E' stato firmato un accordo, dice al Najafi, che fa parte del comitato parlamentare formato per risolvere la crisi di Bassora. "L'Iran è stato parte del problema e una parte effettiva dei negoziati", sottolinea.

Ora si dà il caso che il generale Suleimani non sia proprio uno qualunque, e abbia un pedigree un po’ improbabile come mediatore di pace. Il suo nome è infatti sulla lista del Dipartimento al Tesoro Usa e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per presunto coinvolgimento nel terrorismo e nella proliferazione di tecnologia per armamenti nucleari.
Ieri, l'ufficio di Sadr a Najaf ha diffuso un un comunicato [in arabo] in 9 punti, nel quale il leader sciita chiede ai suoi di smettere di combattere, "a Bassora e in tutte le province", sottolineando che chi non lo farà verrà sconfessato dal movimento.

Nel comunicato si chiede anche al governo di Baghdad di porre fine a tutti i raid contro l'Esercito del Mahdi, liberare tutti i suoi membri detenuti senza capi di imputazione, e dare attuazione all'amnistia generale.

I negoziati di Qom - che la tregua regga o no - hanno sicuramente indebolito la posizione del premier iracheno, commenta l'articolo pubblicato da diversi quotidiani statunitensi.

Maliki infatti aveva ripetutamente affermato che non ci sarebbero state trattative con i combattenti, e che coloro che non avessero consegnato le armi (in cambio di denaro) entro l'8 aprile sarebbero stati considerati "fuorilegge".

Un ulteriore colpo alla sua credibilità - viene sottolineato - arriva dal fatto che la delegazione in Iran è stata organizzata con il contributo di esponenti del suo stesso partito.

Un fatto confermato da Haider al Abadi, un deputato di al Da'wa, che ha detto che il premier è stato semplicemente "informato" dell'iniziativa. "Se fossimo rimasti ad aspettare per un anno a Baghdad, non avremmo avuto questo risultato", commenta.

Sadiq al Rikabi, un consigliere del Primo Ministro, valuta positivamente il comunicato di Sadr, ma precisa che l'offensiva andrà avanti contro una lista di obiettivi specifici, senza però dire di più. Maliki, aggiunge, dovrebbe restare a Bassora ancora qualche giorno.