Donbass, i russi avanzano. Così Putin metterà altri territori sul tavolo della pace
di Maurizio Boni - 26/10/2025

Fonte: Il Fatto Quotidiano
L’autunno 2025 è contraddistinto da progressi significativi delle forze russe nel settore centrale e settentrionale del fronte, con particolare riferimento alla città di Pokrovsk. La situazione nella città è ormai critica. Fonti militari ucraine confermano la presenza di almeno 250 soldati russi già nel centro urbano, impegnati in intensi scontri a fuoco. I russi hanno impiegato una tattica di infiltrazione con piccoli gruppi mobili, capaci di eludere la sorveglianza dei droni e di consolidare rapidamente le posizioni. La caduta di Rodynske, a nordest della città, ha privato i difensori dell’ultima via di rifornimento sicura, trasformando la città in una sacca sempre più stretta. Inoltre, le forze del Raggruppamento russo centrale hanno preso il controllo della maggior parte degli insediamenti chiave attorno all’agglomerato Pokrovsk-Mirnograd, consolidando la pressione su quest’ultima città satellite. In pratica, la Russia è a un passo dal chiudere completamente l’anello intorno a Pokrovsk, replicando l’accerchiamento di Mariupol del 2022, ma con un numero di forze ucraine intrappolate potenzialmente superiore poiché è stato chiuso ogni possibile corridoio di ritirata.
Dal punto di vista militare, la caduta di Pokrovsk, hub logistico strategico che collega le principali arterie di rifornimento ucraine, crea le condizioni per altri due sviluppi significativi: apre le porte all’avanzata verso Dnipro a ovest e, contestualmente, consente di muovere verso nord iniziando l’accerchiamento dell’ultimo principale sistema difensivo del Donbass denominato “Ferro di cavallo”. È una zona fortificata di 50 km, da Sloviansk a nord fino a Kostjantynivka a sud, costruita su terreno collinare urbanizzato per bloccare l’accesso dalla Russia alle pianure centrali ucraine in direzione Kiev. Sino a ora, i russi non sono riusciti a superarla e ogni tentativo è costato molto in termini di uomini e mezzi. Ma non è solo Pokrovsk a destare preoccupazione. Nel settore settentrionale, Kupyansk si trova in una situazione altrettanto critica, con truppe russe avvistate in diverse aree della città e la difesa ucraina ridotta a focolai isolati di resistenza. Anche a Sumy, stanno per realizzarsi le stesse condizioni.
La caduta imminente di Pokrovsk rafforza la posizione negoziale russa. Putin sa che ogni giorno che passa senza un accordo gioca a suo favore: mentre si discute, le unità russe avanzano, modificando continuamente il perimetro che dovrebbe essere congelato. Qualsiasi ripresa dei colloqui Trump-Putin non potrebbe non tener conto della situazione. Ma per il Cremlino c’è un pericolo: la possibile escalation degli attacchi ucraini sul proprio territorio. Nelle ultime settimane, i droni ucraini hanno colpito raffinerie petrolifere, infrastrutture energetiche e impianti chimici che producono componenti per esplosivi, in località fino a 1.700 km dal fronte.
La risposta russa è stata duplice: da un lato, l’intensificarsi degli attacchi in profondità sulle strutture energetiche e militari ucraine, con l’impiego di missili ipersonici e droni; dall’altro, una serie di avvertimenti molto chiari. Il 23 ottobre, Putin ha detto che qualsiasi uso di missili Tomahawk occidentali per colpire il territorio russo provocherebbe una risposta “molto forte, se non schiacciante”. Il portavoce Peskov ha poi chiarito che l’avvertimento vale per ogni arma occidentale, con chiaro riferimento agli Storm Shadow britannici che hanno colpito un deposito a Bryansk.
* *generale di divisione, già capo di stato maggiore del Nato Rapid

