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Riciclo dei rifiuti, ora è l´Antitrust a dire di cambiare il sistema

di redazionale - 18/08/2008

E’ necessario aumentare la concorrenza nel settore del riciclaggio dei rifiuti, per ridurre i costi a carico dei cittadini. A sostenerlo è l’Antitrust giunta a queste conclusioni alla fine di una indagine conoscitiva nel settore durata oltre un anno.
I rifiuti sono quindi risorse che i Comuni non riescono a sfruttare, secondo l’Antitrust e se si realizzasse maggiore competizione nel sistema, si potrebbe garantire ai cittadini un servizio di raccolta migliore e tariffe più basse.

Nelle quasi 100 pagine di documento l’Autorità fa il punto su un settore che è stato interessato da continue modifiche del quadro normativo e dal ricorso, soprattutto al Sud, alle gestioni emergenziali: due fattori che hanno ostacolato una corretta organizzazione delle attività di recupero di prodotti che, all’origine, valgono 25 miliardi di euro, e che hanno influito negativamente sul livello di concorrenza del settore e che si è tradotta in un aumento dei costi a carico degli utenti.

Ma oltre all’analisi, l’Autorità propone una serie di correttivi per rivedere il funzionamento del settore, che potrebbero rivelarsi - se applicati - una vera rivoluzione.

Intanto, anche in vista della scadenza della convenzione quadro nazionale che regola i rapporti per la raccolta del materiale riciclabile tra l’Anci, l’associazione dei comuni italiani e il Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, l’Antitrust sottolinea che se i Comuni (mantenendo un ruolo di sussidiarietà del Conai) venissero posti nelle condizioni di poter direttamente negoziare la vendita dei prodotti da riciclare con le imprese che operano nel settore del recupero, potrebbe esserci una maggiore concorrenza e quindi un maggior vantaggio economico a favore dell’ente pubblico.

La modalità ipotizzata prevede che i comuni mantengano la proprietà della raccolta differenziata che attualmente, invece, nella maggior parte dei casi, passa ai Consorzi del sistema Conai. In questo modo i Comuni potrebbero ricevere introiti da impiegare nel finanziamento delle attività di raccolta e in possibili alleggerimenti della tariffa applicata ai cittadini per il conferimento dei rifiuti solidi urbani.

Altro correttivo dovrebbe riguardare la riduzione del ricorso all’assimilazione da parte dei Comuni, che ha - seppur indirettamente - contribuito all’estensione delle attività del sistema consortile (finalizzato dalla legge a sostenere la raccolta dei rifiuti affidati dai cittadini alla raccolta su suolo pubblico) anche ai rifiuti speciali prodotti da imprese artigiani e commerciali. Una prassi che- secondo l’Autorità guidata da Catricalà- riduce ulteriormente il grado di concorrenza del settore, sottraendo al mercato una quota di prodotti che dovrebbe invece essere lasciata al rapporto diretto tra chi produce il rifiuto e le imprese di smaltimento. Come più volte rivendicato dagli operatori del recupero.

L’Antitrust evidenzia poi il fatto che si ricorra, da parte dei Comuni, ad affidamenti diretti dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti (con una applicazione distorta della modalità cosiddetta in house o del partenariato pubblico-privato) ad imprese ex municipalizzate partecipate dai medesimi enti, entrando così in concorrenza nel mercato con le imprese private già operanti nei medesimi settori di attività.

Sul sistema Conai, il giudizio è positivo per quanto fatto sino ad ora, ma a distanza di oltre un decennio dalla sua creazione, è necessario, secondo l’Autorità, rivederne l’impianto organizzativo e le attività consortili, per rispettare meglio i principi di trasparenza e promozione della concorrenza.

Si ritiene infatti opportuno che negli organi dirigenti siano rappresentati anche i recuperatori, i riciclatori e i soggetti gestori dei servizi di raccolta, e che sia dato un ruolo più attivo ai rappresentanti dei consumatori. Maggiore trasparenza viene poi richiesta sull’attuale sistema che riguarda il contributo ambientale Conai e la necessità di valorizzare meglio l’efficienza dei diversi consorzi, in base alle effettive quantità e qualità di rifiuti di imballaggio recuperati o riciclati, mantenendo ben distinti, sotto il profilo informativo, i risultati della raccolta direttamente riconducibile ai consorzi e quelli invece realizzati dalle imprese del settore del recupero.

Si ritiene inoltre necessario consentire attività in concorrenza a quelle dei consorzi di filiera per migliori le performance in termini di raccolta e valorizzazione dei materiali. Poco trasparente sarebbe inoltre il sistema che regola i rapporti tra i consorzi di filiera e le imprese che recuperano e riciclano la raccolta per nuove produzioni. Ad alcuni, in particolare a quelli della carta e del vetro, le imprese hanno contestato modalità non trasparenti di assegnazione dei materiali e per questo motivo l’Antitrust segnala, come alternativa concorrenziale alle modalità attuali, la soluzione già adottata dal consorzio della plastica, del ricorso alle aste pubbliche. In questo modo, ferma restando la necessità di organizzare le aste in maniera efficiente e non pregiudizievole per le politiche di approvvigionamento delle imprese interessate, verrebbero evitate le opacità riscontrate nelle assegnazioni e i negativi effetti di condizionamento della disponibilità degli input produttivi, oltre a consentire una miglior valorizzazione della materia prima secondaria.