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"Piombo fuso", Israele ammette: «Usati proiettili con fosforo bianco»

di Stefania Podda - 03/08/2009



L'offensiva a Gaza è stata «necessaria e proporzionata». E quanto all'accusa di aver utilizzato il fosforo bianco, è esatta ma Israele non ha violato nessuna norma del diritto internazionale.
Per la prima volta, nel rispondere al rapporto Onu sull'operazione "Piombo fuso" e alla viglia dell'apertura di un'inchiesta internazionale sulle modalità di quella campagna militare, il governo israeliano ammette di aver fatto ricorso a munizioni contenenti il fosforo bianco, ma di essere rimasto nei limiti delle normative internazionali.

La linea difensiva su cui si è attestato l'esecutivo Netanyahu è contenuta in un rapporto governativo che nega qualsiasi crimine di guerra e ribadisce che all'origine dell'offensiva decisa sul finire del dicembre del 2008 c'era la necessità di fermare il lancio di qassam dalla Striscia sul suo territorio. In centosessanta pagine, il governo israeliano cerca di provare che l'uso della forza fu calibrato, mai eccessivo. Accusa peraltro, quella su un uso sproporzionato della forza militare, che non viene solo dall'Onu ma anche dalle testimonianze di decine di soldati che attraverso l'organizzazione Breaking the silence hanno denunciato gli abusi commessi in quei giorni dall'esercito. «Israele - si legge nel rapporto - aveva il diritto e l'obbligo di prendere delle misure militari contro Hamas a Gaza per far cessare il lancio pressoché continuo di missili. In virtù delle norme internazionali, Israele - prosegue il documento - aveva assolutamente il diritto di usare la forza militare per difendere i civili. E la sua risposta è stata necessaria e proporzionata».
Eppure, tra le righe, il governo ammette di essere di essere andato oltre nella gestione delle operazioni militari, sottolineando di avere ordinato inchieste per un centinaio di casi e disposto l'apertura di procedimenti penali per quindici di questi.
Quanto all'uso del fosforo bianco, l'ammissione indiretta - dopo mesi di accuse corredate da foto e relative categoriche smentite - si trova in una frase in cui si spiega che l'esercito ha in alcune circostanze fatto ricorso a proiettili contenenti la sostanza incriminata ma ha negato che possano esserci palestinesi morti a causa dell'esposizione al fosforo bianco.

Infine, le perdite civili. Il bilancio fatto dai palestinesi parla di 1.400 morti, la gran parte civili. Nel rapporto Onu, così come nelle testimonianze dei soldati che hanno deciso di raccontare che cosa hanno visto e fatto a Gaza, si parla di civili usati come scudi umani nelle operazioni, circostanza peraltro contestata anche ad Hamas. Israele si difende rigettando sul movimento islamico l'accusa di aver messo a rischio la vita dei civili attaccando le aree residenziali, mentre l'Idf avrebbe distrutto case ed edifici «solo quando finalizzato a scopi militari», ammettendo peraltro così un buon margine di discrezionalità nella scelta degli obiettivi della campagna. Infine, il governo israeliano spiega di aver cercato di limitare al massimo le perdite civili avvertendo la popolazione della Striscia di Gaza degli imminenti attacchi, con un totale di due milioni e mezzo di volantini distribuiti e 165mila telefonate fatte agli abitanti di Gaza. Precauzione poco efficace se si pensa alle possibilità quasi nulle di potersi mettere in salvo in un luogo in cui possibili obiettivi militari e abitazioni civili sono gli uni di fianco alle altre.

Lapidaria la risposta di Hamas: «Questo rapporto è ridicolo, stupido e non merita nessuna risposta», ha detto Mushar al-Masri. Il rapporto Onu, che verrà presentato a settembre al Consiglio di sicurezza, è molto critico anche nei confronti del movimento islamico che non avrebbe protetto i palestinesi coinvolgendoli nelle operazioni di guerra e facendosi scudo di loro. Hamas ha respinto le accuse, senza però disporre inchieste o produrre documenti.