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Libano: un governo di unità nazionale sotto ricatto?

di Dagoberto Husayn Bellucci - 28/09/2009

LIBANO - UN GOVERNO DI UNITA' NAZIONALE IN ATTESA DELLE CONSULTAZIONI SIRO-
SAUDITE E SOTTO IL RICATTO DEL FONDAMENTALISMO CRISTIANO-SIONISTA DI SAMIR
GEAGEA


Il Libano in cerca del suo esecutivo continua a rimanere sospeso tra
consultazioni interne e riunioni di capi di Stato all'estero. Come sempre la
soluzione della complessa situazione libanese passa attraverso il dialogo
complesso e prolungato delle fazioni libanesi e quello, altrettanto difficile,
avviato all'estero tra i principali paesi interessati a dare stabilità e
equilibrio al paese dei cedri.

La costituzione dell'esecutivo di unità nazionale, data certa fino ai primi
del mese, è stata rimessa in discussione dai partiti dell'opposizione, guidati
dal blocco sciita di Hizb'Allah e dal suo principale alleato (il partito della
corrente patriottica nazionale del generale Aoun), che hanno rifiutato le liste
stilate dal premier incaricato Sa'ad Hariri al quale meno di due settimane or
sono è stato dato il secondo mandato per verificare se esistano realmente le
condizioni per costituire un governo comprendente anche i partiti
dell'opposizione.

Proprio su questo fronte si sono mossi recentemente lo stesso Hariri e Aoun
incontratisi nei giorni scorsi in un lungo faccia a faccia che è stato salutato
positivamente da tutta la stampa araba. Lo stesso Nabih Berry, presidente
dell'Assemblea nazionale e leader di Haraqat 'Amal, ha giudicato
entusiasticamente il nuovo dialogo diretto avviato dai due rappresentanti di
maggioranza e opposizione sostenendo che "il dialogo è la sola via per arrivare
ad accordi definitivi" e che "il paese ha bisogno di stabilità e di una
normalizzazione" che , per prima, passa attraverso il riconoscimento
dell'avversario e la collaborazione.

Importante a questo fine sarebbe anche il lavoro di tessitura che sta
avvenendo all'estero tra i capi di Stato arabi della regione interessati a
pacificare infine il vulcano libanese: a questo proposito viene sottolineata da
tutti i principali media libanesi l'importanza del viaggio che porterà il re
Abdallah al-Saud, regnante dell'Arabia Saudita e principale alleato di
Washington nel Vicino Oriente, a Damasco dove incontrerà il presidente siriano
Bashar el Assad.

Secondo Berry il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Siria - dopo anni di
relazioni congelate a seguito dell'aggressione sionista contro il paese dei
cedri di tre anni fa - è un segnale importante e "la chiave per una svolta
nelle relazioni interarabe e interlibanesi". La soluzione della lunga crisi
politca che ha paralizzato e diviso in due la società libanese passa nuovamente
per Damasco. Segnali di un rinnovato clima di fiducia tra la diplomazia siriana
e quella saudita rappresenterebbero la svolta decisiva per mettere la parola
fine alla contrapposizione tra maggioranza filo-occidentale e opposizione filo-
siriana.

Una decina di giorni or sono a sorpresa il presidente siriano, Assad, ha
accettato l'invito a recarsi a Jeddah in Arabia Saudita per l'apertura
dell'anno accademico della locale università. Assad ha incontrato nella città
saudita il premier uscente libanese, Fouad Siniora, e - stando a quanto
riportato dal quotidiano "As-Safir" in attesa di fissare una data per il suo
arrivo nella capitale siriana il re Abdallah avrebbe deciso l'invio in Libano
del suo ministro dell'Informazione, Abdul Aziz Khoja per aggiornare i politici
libanesi dei diversi schieramente dell'esito del suo incontro con Assad.

Resiste pertanto l'ipotesi della formazione di un esecutivo di unità
nazionale con la formula 15+10+5 (quindici dicasteri alla maggioranza, dieci
all'opposizione e cinque di nomina presidenziale). Ne hanno dato conferma sia
Hariri che Aoun dopo il loro recente incontro mentre - dal fronte
dell'opposizione - Hizb'Allah ed i suoi alleati si dicono certi della
formazione di un governo che sia rappresentativo di tutte le forze politiche
presenti in parlamento.
Il numero due di Hizb'Allah, sheick Najim Qassem, ha ribadito che "è
nell'interesse del paese e di tutti che si arrivi ad una positiva soluzione
della crisi" e che "l'opposizione ha interesse a collaborare con Hariri per
trovare questa soluzione".
A cercare di remare contro e mettere i bastoni tra le ruote al progetto di
formazione di un governo di unità nazionale che comprenda anche il blocco
dell'opposizione è intervenuto nella giornata di sabato scorso ad un meeting di
simpatizzanti riunitisi a Jounieh (nord della capitale) il capo delle Forze
Libanesi, l'ultra-destra maronita, Samir Geagea. Ostile a qualunque dialogo con
l'opposizione il leader delle Forze Libanesi ha rivolto un accorato appello al
capo dello schieramento filo-occidentale di Bristol (14 marzo) per invitarlo a
"chiudere la porta" e prendere il coraggio di costituire un governo della
maggioranza che escluda, di fatto, l'intera comunità sciita (rappresentata in
parlamento dal blocco della Resistenza di Hizb'Allah e 'Amal) e il principale
partito della comunità cristiana (Tayyar).

Geagea ha sottolineato che "si sia perso anche troppo tempo" sostenendo che
sia arrivato il momento di "creare un governo stabile" garantito esclusivamente
dai partiti usciti vincenti dalle consultazioni del 7 giugno scorso ed
invitando il premier designato Hariri e il capo dello Stato, Michel Souleiman,
ad agire di conseguenza.
Immediate le reazioni tra i due schieramenti: Hizb'Allah ha parlato di
"trappola"; Nawwaf Mousaoui deputato del partito sciita ha messo in guardia
Hariri contro "il trabocchetto teso dal capo delle Forze Libanesi" mentre
analoga posizione è stata sostenuta da tutti i partiti alleati (per Whiam Waab
, leader druso alleato di Nasrallah, si tratta di un "tentativo disperato" che
non avrà ripercussioni sulle attuali consultazioni in corso). Anche dalla
maggioranza si preferisce tacere che comentare le parole del leader
dell'estrema destra maronita. Geagea è elemento non nuovo a queste uscite e
conosciuto nel panorama politico libanese: il suo movimento raccoglie e da voce
ai residui dell'intolleranza post-falangista dell'area cristiano-maronita
uscita sconfitta dalla guerra civile. Ex comandante in capo delle Falangi,
responsabile di molti eccidi e stragi durante il conflitto che ha insanguinato
il Libano è stato riconosciuto agli inizi degli anni Novanta responsabile di
collaborazione con il nemico sionista.
La sua storia parla da sè: nato il 25 ottobre del 1952 a Beirut da famiglia
benestante Geagea nel 1970 si iscrisse all'American University of Beirut per
studiare medicina. Nel 1975 abbandonerà gli studi per partecipare al conflitto
civile laureandosi otto anni più tardi. Nel 1983 viene nominato capo delle
Forze Libanesi organizzazione poi scissasi dalla Falange dei Gemayel. Nel 1994
, a conflitto concluso, verrà accusato di aver organizzato un attentato contro
due chiese cristiane e finirà sotto processo. Nel corso del processo verrà
accusato e condannato all'ergastolo per una serie impressionante di omicidi
commessi durante il periodo 75-90 in particolar modo per il terribile massacro
di Zgharta (nord Libano) nel quale morirono l'ex presidente Tony Franjeh, la
moglie e la figlia di 4 anni. Sopravvisse solo il figlio, Souleiman,
attualmente - assieme ad Aoun - principale alleato del fronte maronita e capo
del movimento politico "Marada" all'opposizione.
Questo episodio commesso da Samir Geagea è il frutto di una lunga faida tra
la famiglia Geagea
e quella dei Frangieh.
Nel XIX secolo una donna della famiglia Geagea che risiedeva a Bsharre offrì
acqua e cibo a due uomini del paese di Ehden, loro la uccisero.
Ma già allora la risposta fu dura: diverse persone di Bsharrè assalirono
Ehden,uccisero molti abitanti e diedero fuoco al villaggio. Le faide tra le
famiglie libanesi, ricorrenti e frequenti, assomigliano sotto molti aspetti a
quelle tra i clan scozzesi di un tempo che fu con la sola differenza che in
Libano non si placano e l'odio cova sempre sotto la cenere come dimostrò
chiaramente il conflitto civile opponendo fratelli contro fratelli e famiglie
contro famiglie. Non risulta pertanto falso, come abbiamo sempre affermato, che
la guerra civile libanese - massmediaticamente rappresentata in Occidente come
una sorta di "scontro tra le civiltà" precedente la teorizzazione neo-
conservatrice di Huntington&soci - sia stata soprattutto una guerra tra clan
per il controllo del potere politico.
Nel 2005 Geagea verrà liberato a seguito delle pressioni internazionali e
dopo il ritiro del contingente siriano. Tornato alla vita politica il vecchio
capo ha ripreso le redini delle Forze Libanesi caratterizzandosi, come sempre,
come il principale nemico della Siria e dei suoi alleati in terra dei cedri.
Ecco come, il sito ufficiale in lingua italiana delle Forze Libanesi,
'celebra' il suo leader: "Forte e irresistibile, Samir Geagea può essere
paragonato ai maestosi cedri del Libano che hanno caratterizzato le montagne
libanesi sin dai tempi biblici. Questi alberi, indiscutibilmente tra i più
belli del mondo, che crescono da centinaia di anni sui pinnacoli della sua
città natale Besharri, non sono dissimili dal suo fisico e dai suoi principi
robusti. (...) Samir Geagea è stato uno dei primi membri della resistenza a
difendere la sovranità e l’indipendenza del Libano dal ridicolo e dalla
corruzione. E’ contro questo stato di cose che ha forgiato la sua fede,
inizialmente all’interno della Resistenza Cristiana e poi su scala nazionale.
Ha resistito agli attacchi di coloro che volevano distoglierlo dal suo intento
ed umiliarlo. Samir Geagea, una vera colonna, ha mantenuto la giusta visione
delle cose per il suo paese. " (1)
Definirlo semplicemente per quel che è , un assassino della peggior specie
(un assassino "made in USA" alleato del Mossad con il quale Geagea ha
collaborato per anni), evidentemente risulta complicato per i suoi sostenitori.
Tant'è questo è il Libano e questi i personaggi politici che si aggirano sulla
scena politica libanese.


Note -

1 - si veda all'indirizzo internet: http://www.forze-libanesi.com