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Il quotidiano La Repubblica e la predominanza statunitense

di Giovanni Petrosillo - 22/02/2010


Il quotidiano La Repubblica rappresenta la punta avanzata di un becero reazionarismo che mira a conservare la predominanza statunitense nel nostro Paese in tutti i campi della vita sociale, dalla cultura, all’economia, alla politica ecc. ecc. Questa azione retrograda e anacronistica, considerati i tempi di rimescolamento geopolitico degli assetti del potere mondiale, si sostanzia nella difesa ad oltranza dei drappelli dominanti interni - altresì detti “i poteri forti” (in realtà sempre più deboli e corrotti e quindi ultradipendenti dall’estero per la propria misera sopravvivenza), i quali spadroneggiano in Italia da decenni - nonché nella diffusione di una propaganda subdola e maliziosa contro le nazioni e le classi dirigenti internazionali non allineate allo strapotere americano.

Un’altra testificazione di questo servilismo sciocco e disinformato il quotidiano del gruppo editoriale L’Espresso l’ha fornita pubblicando l’appello dei sedicenti intellettuali russi in ambasce per la democrazia nel loro Paese che, a loro dire, sarebbe interdetta al popolo e alle loro intelligenze da un governo di despoti senza scrupoli che ha in odio libertà ed emancipazione collettiva.

La gran parte di questi noti personaggi pubblici - riabilitati da El’cin,  famoso ubriacone putschista e capo di una masnada di oligarchi che consegnò vergognosamente la Russia agli americani dopo il colpo di stato del 91-92 - appare tanto facile alla denuncia politica solo se lanciata dai comodi cantucci  nei salotti “democratici” occidentali a loro riservati. Costoro però, sostanzialmente, non sanno nemmeno di cosa stanno parlando poiché vivono fuori dalla Russia, viaggiano molto all’estero e raccolgono fondi per le proprie campagne diffamatorie negli States.

Già questo dovrebbe bastare a screditare i loro pii principi liberatori che la Comunità Internazionale amplifica pretestuosamente per usarli contro una Russia non più disponibile ad abbassare il capo di fronte alla Storia.

Tra questi insigni uomini di scienze e di cultura vi è, per esempio, il campione degli scacchi Kasparov il quale fa spesso il piccione viaggiatore tra Mosca e Washington, tornando in patria più agguerrito che mai e con le tasche piene di dollari.

Poi troviamo la vedova dello scienziato Sakharov e lo scrittore Vladimir Boukovsky, gente di certo perseguitata dal regime sovietico ma che, non per questo, ha ora il diritto di scagliarsi contro il proprio governo assecondando stupidamente un clima russofobo il cui obiettivo non è sicuramente quello di portare la democrazia e la giustizia nei regimi dell'est Europa.

Purtroppo non è solo in Italia che scoppiano queste sciocche polemiche sull’ “Orso” russo ed anche i nostri cugini francesi si danno un gran da fare per stigmatizzare la connivenza in campo strategico e militare dei loro vertici politici con Mosca. L’occasione per far più rumore del solito è stata trovata con la vendita ai russi di navi francesi da guerra Mistral. Il dibattito seguito a questo affare, che porterà nelle casse francesi 500 mln di euro a nave, ha spinto alcuni intellettuali d'oltralpe a parlare di vassallizzazione della Francia nei confronti Mosca, la quale avrebbe già posto sotto il suo ricatto “energetico” Germania e Italia.

Insomma, si teme che l’Europa possa diventare una provincia russa mentre, nei fatti, questa vecchia serva continentale è ancora un feudo statunitense. Siamo dunque alla solita realtà capovolta dall’ideologia predominante. Ma sentite a quale grado di perversione intellettuale si giunge per sostanziare l’idea che i russi siano antropologicamente malvagi: “Comment expliquer qu’il se trouve tant d’Européens, notamment de Français, qui acceptent de devenir les apologètes du darwinisme social post-communiste russe appliqué aux relations internationales ? Nadejda Mandelshtam, la veuve du poète Osip Mandelshtam mort au Goulag, se demandait dans ses Mémoires pourquoi l’intelligentsia russe avait massivement pactisé avec le bolchevisme. Elle en était arrivée à la conclusion que c’était la fascination de la violence qui avait suscité cette complaisance chez les intellectuels. Aujourd’hui on a l’impression que c’est la brutalité russe, le torse nu et le langage cru de l’ex-président Poutine, qui exercent une séduction fatale sur nombre de dirigeants européens. Ceux-ci cherchent peut-être dans ce monde hobbesien un remède à l’étouffant « politiquement correct » distillé par les media et les institutions européennes – sans voir que ce remède est pire que le mal.” (Françoise Thom, Russie Europe : les risques du « redémarrage », Maître de Conférences en histoire à Paris IV Sorbonne, fonte Diploweb)

Non c’è che dire, stupidità, servilismo e menzogne si alimentano sempre tra loro in maniera esponenziale.

L'appello di intellettuali ed ex prigionieri politici russi
"I militanti democratici subiscono repressioni sempre più dure"
Gli amici europei
di Vladimir Putin
Leader amanti della libertà annunciano un'era di cooperazione con Mosca
Li invitiamo a tenere un atteggiamento fermo. È in gioco il loro onore

Gli amici europei di Vladimir Putin

Nelle capitali europee, diversi leader amanti della libertà annunciano con orgoglio una nuova era di cooperazione con la Russia. Berlino, che vanta "relazioni speciali" con questo Paese, sta portando avanti imponenti progetti energetici con il monopolista Gazprom. Il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi si è recato recentemente a Mosca a celebrare il 59° compleanno del suo "amico" Vladimir Putin; e a Parigi procedono rapidamente i negoziati con la Russia per la vendita delle modernissime navi da guerra portaelicotteri Mistral.

Al tempo stesso, a Mosca e in tutta la Russia i giornalisti dissidenti e altri militanti democratici subiscono repressioni sempre più dure. Recentemente, il 31 gennaio scorso la polizia di Putin ha arrestato decine di cittadini colpevoli di essersi riuniti pacificamente a sostegno della libertà di riunione, chiedendo al governo di rispettare l'articolo 31 della Costituzione russa, che sancisce il diritto di "radunarsi pacificamente e di indire convegni, manifestazioni, marce e picchetti". La risposta è stata durissima.
I giornalisti che criticano il potere sono sottoposti a vessazioni sistematiche; e purtroppo chi vuole fare informazione senza attenersi a criteri "patriottici" rischia anche qualcosa di peggio dei rigori della giustizia. Nel 2009 più di una decina di giornalisti, militanti dei diritti umani e oppositori politici sono stati assassinati.

Dopo aver imbavagliato, all'interno del Paese, chiunque si azzardi a criticare la Russia e la sua politica nel Caucaso, il governo di Vladimir Putin sta ora prendendo di mira anche le voci dissidenti all'estero, soprattutto se commettono il delitto imperdonabile di esprimersi in russo. Purtroppo dobbiamo constatare con profonda amarezza che quest'offensiva ha trovato sostenitori anche in Europa.

L'ultima vittima della censura orchestrata da Putin e sostenuta dai suoi "amici" occidentali è il canale televisivo caucasico Prvyi Kavkazsky (Primo Caucasico). Fino a poco tempo fa questa emittente di recente creazione, che trasmette in lingua russa, era liberamente accessibile ai telespettatori dell'area post-sovietica. Ma alla fine di gennaio il Gruppo Eutelsat, con sede a Parigi, ha escluso questo canale dalla sua rete satellitare accessibile agli utenti russi.

Evidentemente il megacontratto firmato il 15 gennaio 2010 tra l'operatore russo Intersputnik e Eutelsat aveva posto come condizione la fine dei suoi rapporti di partenariato con l'emittente Prvyi Kavkazsky. La capitolazione di Eutelsat davanti al diktat di Mosca rappresenta un segnale chiarissimo: oggi un'emittente televisiva di lingua russa che contesti la linea del Cremlino non ha più alcuna possibilità di diffondere i suoi programmi sul territorio della Federazione russa. Anche se ha la sua sede all'estero, e se ha firmato un contratto con un gruppo europeo.

D'altra parte, il nuovo canale anglofono Russia Today, finanziato dal governo russo, non ha incontrato gli stessi problemi con gli operatori satellitari europei. Recentemente quest'emittente "ufficiale" ha lanciato, sia negli Usa che nel Regno Unito, uno spot propagandistico in cui la faccia di Barack Obama si trasforma in quella di Ahmadinejad; e nelle democrazie europee nessuno ha sollevato obiezioni. "Russia Today" sarà dunque libera di riversare sui telespettatori occidentali la propaganda che già imperversa sui canali russi, mentre la voce di un'emittente alternativa in lingua russa è considerata come un'intollerabile provocazione.
Se quest'episodio di censura di Prvyi Kavkazsky da parte di un gruppo europeo è certamente drammatico, non rappresenta purtroppo un caso isolato. Il grande progetto di Putin - il consolidamento del "potere verticale" all'interno del Paese e il ritorno all'imperialismo militare sul piano internazionale - è costantemente alimentato dai compromessi e dalle complicità di una parte degli europei.

Il governo francese si prepara dunque a vendere alla Russia una o più navi d'assalto della classe Mistral, benché i militari russi non abbiano fatto mistero delle loro intenzioni riguardo all'uso che intendono farne. Nel settembre scorso l'ammiraglio Vladimir Vysotskyi ha dichiarato trionfalmente: "Con una nave come questa la flotta del Mar Nero avrebbe potuto compiere la sua missione (l'invasione della Georgia, N. d. R.) non in 26 ore ma in 40 minuti.

Poco più di un anno fa, quando i carri armati russi occuparono parte della Georgia, il segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer dichiarò che in circostanze del genere "non era più possibile portare avanti i consueti rapporti d'affari con la Russia". Oggi, benché le forze russe continuino ad occupare parte della Georgia violando il cessate il fuoco negoziato dal presidente francese Nicolas Sarkozy, la stessa Nato dichiara l'intenzione di "rafforzare" i propri rapporti col regime di Putin.

Nel momento in cui Mosca imbavaglia i media d'opposizione, elimina i giornalisti "devianti" e sottopone gli Stati vicini a costanti intimidazioni, i leader europei non si limitano a tacere, ma auspicano apertamente più stretti legami col potere russo.

Chiediamo a questi leader di prendere chiaramente posizione in favore della libertà d'espressione e in difesa dei media alternativi che ne sono l'indispensabile strumento. A questi leader chiediamo di ricordare agli operatori europei che non possono farsi strumenti della censura di Putin. E li invitiamo ad assumere un atteggiamento fermo - in primis per quanto attiene alla vendita d'armi - dimostrando che nel XXI secolo non si possono occupare impunemente territori di Stati esteri. E' in gioco non solo la libertà dei cittadini della Russia e dei Paesi vicini, ma anche l'onore e il senso stesso dell'Europa.

Elena Bonner-Sakharov; Konstantin Borovoi (presidente del Partito della Libertà economica); Vladimir Boukovsky (saggista, ex prigioniero politico del Gulag); Natalia Gorbanevskaia (poetessa, ex prigioniera politica del Gulag); Andrei Ilarionov (ex consigliere di Vladimir Putin); Garry Kasparov (leader del Fronte United Citizens); Sergej Kovalev (dirigente di Memorial, Associazione russa per la difesa dei diritti umani, ex prigioniero politico del Gulag); Andrei Mironov (ex prigioniero politico del Gulag); Andrei Nekrasov (regista cinematografi-

Elena Bonner-Sakharov; Konstantin Borovoi (presidente del Partito della Libertà economica); Vladimir Boukovsky (saggista, ex prigioniero politico del Gulag); Natalia Gorbanevskaia (poetessa, ex prigioniera politica del Gulag); Andrei Ilarionov (ex consigliere di Vladimir Putin); Garry Kasparov (leader del Fronte United Citizens); Sergej Kovalev (dirigente di Memorial, Associazione russa per la difesa dei diritti umani, ex prigioniero politico del Gulag); Andrei Mironov (ex prigioniero politico del Gulag); Andrei Nekrasov (regista cinematografi-co); Valeria Novodvorskaya (leader di Democratic Unity of Russia); Oleg Panfilov (presentatore tv, presidente dell'Associazione dei giornalisti in situazioni estreme); Grigory Pasko (giornalista, militante ecologista, ex detenuto politico in Russia); Leonid Plyushch (saggista, ex prigioniero politico del Gulag); Alexander Podrabinek (giornalista, ex prigioniero politico del Gulag); Zoia Svetova (giornalista); Mairbek Vatchagaev (storico ceceno); Tatiana Yankelevitch (archivista, Harvard); Lydia Youssoupova (avvocato, insignita dei premi Rafto e Martin Ennals "per il suo eccezionale coraggio", nominata per il Nobel per la pace nel 2007).