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Zaia: no agli OGM, difenderemo l’agricoltura biologica

di Claudio Pavoni - 03/03/2010

Fonte: lavoro

Il via libera alla patata Amflora geneticamente modificata impone la convocazione degli Stati Generali dell’agricoltura

 

Zaia: no agli OGM, difenderemo l’agricoltura biologica

Il ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, ha alzato le barricate contro la decisione di Bruxelles di aprire le porte alla coltivazione della patata Amflora geneticamente modificata.
«Fino a quando ci sarò io al ministero dell’Agricoltura gli Ogm in Italia non varcheranno i confini nazionali», ha promesso Zaia.
Ma fino a quando ci sarà il ministro? Come è noto l’esponente leghista è candidato alla poltrona di Governatore del Veneto ed è forse l’unico in Italia ad avere già praticamente in tasca l’investitura.

Il baluardo Zaia è quindi destinato a durare poco. Questo aspetto può essere marginale, poiché con ogni probabilità il centro destra non sconfesserà una linea antitransgenica portata avanti già dai tempi di Alemanno, ma un cambio della guardia comporta sempre qualche criticità, soprattutto per quanto riguarda una materia come quella degli OGM dove anche l’omissione o l’introduzione di una virgola può modificare il quadro di riferimento.
L’Italia fa bene a difendere l’integrità biologica delle sue campagne.
Da anni la nostra agricoltura ha imboccato la strada della tipicità. La diversità e i localismi che producono danni in altri settori, come per esempio l’industria, perché impediscono che ci si possa presentare all’estero facendo gioco di squadra, ci premiano invece quando si tratta di mettersi a tavola.
Il successo delle nostre specialità territoriali è dimostrato dalla corsa all’imitazione, e purtroppo anche alla contraffazione, che si è scatenata nel mondo.
Ma il dato più confortante arriva dalla bilancia dei pagamenti: mentre le nostre esportazioni di beni e servizi, a causa della crisi, hanno subito una decurtazione che ha toccato punte fino al 25-30 per cento, l’agroindustria ha contenuto lo smottamento entro il 3-4 per cento.
Quindi bisogna andare avanti, ingaggiando una battaglia dura contro chiunque cerchi di mettere in ginocchio questa sponda economica e culturale del made in Italy.
Il problema è come uscire vincenti da questa guerra.

Chiudersi a riccio è la prima strategia da adottare, anche per far capire a Bruxelles che su questo punto l’ Italia non intende fare sconti.
Immediatamente dopo, però, bisogna chiedersi se questa politica oltranzista possa dare nel tempo i frutti sperati.
Ecco, da questo punto di vista è lecito avanzare qualche dubbio sulla possibilità che basti chiudere le frontiere per preservare la nostra integrità.
Le ragioni questi interrogativi sono molteplici.
Una delle principali è che la contaminazione conosce più di una strada.
E’ il caso di ricordare che soia, mais e colza, le tre piante OGM largamente utilizzate, sono già presenti in traccia nel 60 per cento dei prodotti alimentari presenti sugli scaffali dei nostri supermercati. Inoltre biscotti, gelati, prodotti da forno e cioccolata possono contenere lecitina di soia modificata. A rischio è anche l’olio di soia e il mais transgenico può trovarsi nelle farine e nell’amido. Infine è già OGM gran parte del mangime riservato agli animali.

Allora forse contro il gli OGM va giocata una partita aperta. Bisogna cercare delle contromisure. Pattuire delle compensazioni. Fare concessioni in cambio di contropartite. Chiedere alla scienza che risolva il problema dei vasi comunicanti fra agricoltura tradizionale e biotecnologie, affinché le scelte dell’uno non debbano ricadere sull’altro.
Ma soprattutto bisogna chiedere a Bruxelles regole di ferro sulla trasparenza e l’ origine dei prodotti; sulla contraffazione; sull’informazione ai consumatori.
Infine c’è la partita scientifica. Dal punto di vista della scienza, che poi, trattandosi di alimenti per l’uomo e per gli animali equivale a dire dal punto di vista della salute, a chi è in cerca della verità è difficile districarsi.
Ci sono fior di istituzioni scientifiche che si ergono a difesa degli Ogm. C’è l’esperienza di Paesi come gli Stati Uniti o l’Argentina dove l’agricoltura geneticamente modificata è applicata da oltre quindici anni, dicono senza danni.
Una cosa è certa bisogna saperne di più.
L’autostrada aperta agli OGM con il via libera alla patata Amflora (anche se destinata alla produzione non alimentare di tessuti, carta e colle) deve quindi tramutarsi nell’occasione per aprire un dibattito a tutto campo sugli organismi geneticamente modificati.
Insomma bisogna sollevare il velo su una materia che per la presenza pressante delle multinazionali si presta a manipolazioni non solo genetiche, ma anche di comunicazione.
E’ in ballo la nostra salute. Dobbiamo pretendere che fra le specie da preservare da ogni contaminazione ci sia anche l’informazione.