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Ecco come si manipolano i mercati…

di Marcello Foa - 18/05/2010

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Sto conducendo sul Giornale un’inchiesta sui retroscena della crisi finanziaria che sta colpendo la zona euro ovvero su quei fattori che, pur essendo poco noti al grande pubblico, sono determinanti per capire cosa stia accadendo. L’inchiesta ha trovato ispirazione e linfa anche dal dibattito in corso da tempo su Il Cuore del Mondo;  sono molto grato a chi partecipa a questo blog per la qualità dei commenti, l’originalità delle fonti e delle analisi. Insomma, questa inchiesta è un po’ anche vostra…

Nella prima puntata, ho spiegato i rapporti privilegiati del mondo finanziario con il governo Usa e con la Federal Reserve, evidenziando come la Banca centrale Usa sia privata e posseduta da altre banche. Trovate l’articolo qui .

Nella seconda, che ho postato qui,  spiego le dinamiche hanno consentito ad acuni operatori di lanciare l’attacco all’euro, manipolando i mercati. La cena dei gestori di Hedghe, segnalata da Silvio qualche giorno fa, è il punto di partenza, ma da sola non basta a spiegare quanto accaduto. Bisogna considerare il ruolo decisivo di due oligopoli, quello delle agenzie di rating e delle cinque banche che controllano il 75% del mercato dei Cds. Aggiungete il ricorso a tecniche di condizionamento psicologico volte a sfruttare la natura gregaria della maggior parte degli investitori e il quadro diventa chiaro.

Il mercato non è trasparente, agisce in regime di oligopolio in alcuni snodi cruciali e segnato da vistose collusioni, consente operazioni fuori bilancio e al di fuori dei mercati riconosciuti, gli Otc. Esiste chiaramente un’asimmetria informativa e di potere che mal si concilia con le teorie del libero mercato e che prefigura addirittura il reato di aggiotaggio, se ci fossero autorità di controllo credibili. Ma non ci sono e questo è un altro problema…

Una situazione sconertante per chi crede davvero al liberalismo eppure giudicata normale dalla maggior parte dei media, che anziché scavare alla ricerca delle vere cause, ripetono i soliti mantra graditi all’establishment finanziario. O sbaglio?