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L'Europa... Un frutto indigesto

di Gianni Petrosillo - 29/09/2010




L’Europa non è quel frutto prelibato e succoso che ci avevano assicurato. Non è un prodotto che nutre ma un alimento tossico che debilita e indebolisce. Ad esso mancano fibre politiche, vitamine economiche e sali sociali.Non ha una scorza popolare, è senza semenza culturale, difetta in polpa decisionale. L’UE non è germogliata sulle identità nazionali, né sul terreno di più alti ideali unitari, essa risulta essere piuttosto l’esito di esperimenti criminali realizzati nei laboratori transgenici del Grande Capitale volatile in mano ad oligarchie finanziarie fuori controllo (subordinate alle gemelle eterozigote americane) che hanno innestato in tutti gli organismi istituzionali il virus monetario e quello finanziario.
L’obiettivo, sempre celato alla pubblica opinione continentale, è quello di togliere tutte le difese immunitarie agli Stati per renderli inermi ed impotenti di fronte agli attacchi speculativi internazionali. Quest’Europa è una pianta carnivora che ingurgita tutto e sputa disastri universali. Questa Europa, che ci tortura e ci divide, è cresciuta nell’orto conchiuso franco-tedesco ma con il giardiniere britannico sempre attento a potare e sfoltire le fronde politiche più avanzate e i rami industriali più sviluppati. Da quando è nata non ha fatto altro che porre steccati e palizzate intorno all’agro anglo-franco-germanico, quale appezzamento con un margine di autonomia nella più vasta proprietà mondiale stellestrice, per tenere fuori dal recinto del suo esclusivo potere chiunque non fosse disposto a piegarsi come un ulivo ai suoi inappellabili dettami.
L’ultima novità di questa nodosa prepotenza europea arriva dal  Wall Street Journal secondo il quale, Francia e Germania avrebbero creato un organismo segreto per punire chi si avvicina ad un deficit superiore al 3%. Ma si tratterebbe solo di un escamotage per mettere nel mirino l’Italia che, dopo la Grecia, dovrebbe diventare il prossimo bersaglio di affaristi e razziatori di borsa, forse per darle una lezione esemplare in seguito al suo eccessivo protagonismo sulla scena estera, sia politico che commerciale. Il nostro paese avrebbe insomma pestato “aiuole” tradizionalmente curate da questi governi che ora vorrebbero vendicarsi di tanta presunzione geopolitica.
Il Wall Street Journal dichiara che il direttorio ombra, sull’asse Parigi-Berlino, opera da quando è stata costituita la Comunità Europea, “in quanto questi due stati, messi insieme avevano il maggior potere di voto, negli organi comunitari. Lo hanno mantenuto anche dopo l’ampliamento dell’Unione, in quanto possono contare su stati ad essi strettamente legati”.  Secondo quanto dice Francesco Forte su Il Giornale: “Il potere dell’asse franco tedesco si è rafforzato con la creazione dell’euro, perché l’Inghilterra ne ha voluto rimanere fuori. E l’Italia per essere ammessa subito all’eurozona, secondo il disegno di Prodi, che in tal modo sdoganava il regime catto comunista, dovette effettuare una serie di smobilitazioni di grandi imprese e di privatizzazioni. Furono spappolate e cannibalizzate la nostra industria agroalimentare, quella siderurgica, la telefonia cellulare (Italtel), di treni ad alta velocità (i «pendolini»), l’industria chimico-farmaceutica e così via e ciò, appunto, prevalentemente a beneficio di imprese tedesche e francesi. Dalla serie A l’Italia passava alla B e la gestione dell’eurozona rimaneva all’asse franco-tedesco”. Ed ancora: “Il comitato segreto si focalizzerebbe ora sul destino dei Pigs, alla lettera, «i maiali», ma che è un acronimo che vuol dire Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna…. Ci si chiedono nuove azioni di risanamento”.
Quanto ci vorrà per vedere nuove scorribande sui pacchetti azionari dell’ENI, dell’ENEL o di Finmeccanica? Ricordate che è già accaduto a metà anni ’90? Per un pelo l’Italia non ci ha rimesso i “petali” dei suoi migliori fiori industriali. Questa notizia è stata recentemente riproposta da Il Giornale che evidentemente vuol far suonare l'allarme sugli strani movimenti intorno alle nostre aziende di punta. Nel 1995 qualcuno cercò di scalare le tre grandi compagnie di Stato Iri, Eni ed Enel, già depotenziate dalla vendita di corposi pacchetti di titoli di qualche anno prima. Il Tesoro aveva mantenuto una quota minima di azioni pari al 30 per cento che, tuttavia, non lo metteva al riparo dagli assalti dei profittatori di borsa. Ed, infatti, partì da qualche luogo “sconosciuto” della finanza internazionale l’ordine di assaltare le spa pubbliche nostrane. Il tesoro si dissanguò per respingere gli attacchi ma non poté nulla quando le azioni in mano alla Deutsche Bank, fino ad allora ritenuta banca amica, passarono repentinamente di mano ad un prezzo tre volte superiore al loro valore. L’istituto tedesco, tanto per cambiare, ci fece lo sgambetto ma pare che ad avvantaggiarsi di quella vendita fosse stato Gheddafi, oggi nostro partner dialogante e affidabile. L'attuale fase storica si sta riproponendo, almeno per l'Italia, con gli stessi elementi d'instabilità politica ed istituzionale di allora. Un governo debole ed ormai agli sgoccioli viene pressato da una opposizione senza idee e valori di autonomia nazionale, mentre dietro il sipario della scena politica s'intravvede un manovratore straniero che tira i fili di qualche burattino  ricoprente alte cariche istituzionali. Rischiamo, in questo contesto drammatico, di farci soffiare quanto ci resta di prezioso ed indispensabile per affrontare le sfide del futuro e dell’epoca multipolare. Occorre alzare il livello di attenzione ed accendere i fari sui prossimi eventi. Stiamo in campana, gli Optimates dell'Aristocrazia politica, intellettuale, bancaria e industriale internazionale, si sono coalizzati contro di noi e sperano nella sponda dei franchi tiratori interni, oggi collocati sia a destra che a sinistra, per tirarci il colpo gobbo. Sappiamo che quest’ultimi hanno già fatto danni in passato, non diamogli ancora la possibilità di agire indisturbati.