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Ettore Majorana: il segreto in una fotografia

di Lucia Fraioli - 21/10/2010

   
 

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È stata formulata una nuova teoria in merito alla scomparsa di Ettore Majorana, il celebre fisico italiano sparito misteriosamente nel 1938.
Una foto del 1950 ritrae il gerarca nazista Adolf Eichmann sulla nave che lo portò in Argentina accanto a un personaggio che, secondo alcuni recenti studi, sarebbe da identificare proprio con Majorana. Il fisico faceva parte del gruppo di ricerca conosciuto come il gruppo di via Panisperna, che aveva per la prima volta eseguito la fissione nucleare, il primo passo verso la costruzione della bomba atomica. Majorana potrebbe dunque essere emigrato in Germania per mettersi al servizio del regime nazista, di cui era simpatizzante.


Da settant’anni è il mistero dei misteri. E ne ha tutti gli ingredienti: l’Italia in camicia nera, la Germania nazista che vuole l’atomica, uno scienziato geniale che svanisce nel nulla. Anche per questo intorno alla scomparsa di Ettore Majorana si sono esercitati scrittori, poliziotti veri e investigatori improvvisati. Lo hanno cercato cadavere nelle acque del Tirreno, hanno pensato di riconoscerlo nei monasteri di mezza Italia, tra i clochard di Palermo, lungo i viali di Buenos Aires. Ora Majorana ricompare in una foto. Ed è in posa accanto a uno dei peggiori criminali di guerra tedeschi. Certo, è un’ipotesi, ma assai solida. Perché poggia su una verifica eseguita dalla maggiore istituzione italiana in fatto di indagini scientifico-forensi: quell’uomo con gli occhiali scuri accanto ad Adolf Eichmann, in uno scatto datato 1950, potrebbe davvero essere il fisico siciliano sparito nel 1938.
È una giornata di sole al largo della costa argentina. Sul ponte del piroscafo Giovanna C., partito poche settimane prima da Genova, tre uomini vestiti in modo elegante aspettano di poter sbarcare a Buenos Aires. Un quarto li fotografa: hanno l’aspetto sereno di chi si sta godendo una crociera. In realtà, almeno uno di loro avrebbe di che preoccuparsi: Adolf Eichmann, uno dei principali esecutori materiali dell’Olocausto, vive braccato dalla fine della guerra, tra documenti falsi e cambi di identità. Forse la foto immortala il momento in cui pensa di avercela fatta: ha lasciato per sempre l’Europa, vede in lontananza Buenos Aires, dove potrà costruirsi una nuova vita, dove nessuno verrà a ricordargli che è stato l’ufficiale delle SS che ha organizzato il trasporto ferroviario degli ebrei nei campi di sterminio. Non andrà così. Rintracciato dal cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal, sarà catturato in Argentina da agenti segreti israeliani, processato a Gerusalemme e condannato a morte. Ed è proprio Wiesenthal, nel suo libro Giustizia, non vendetta, a pubblicare la foto di Eichmann che assapora dal ponte di una nave la sua seconda vita argentina. Lo stesso Wiesenthal però non è in grado di dare un nome agli altri due personaggi.
«In quella foto, l’uomo con gli occhiali scuri alla destra di Eichmann potrebbe essere Ettore Majorana», dice ora Giorgio Dragoni, ordinario di storia della fisica all’Università di Bologna. Dragoni ha dedicato molti anni allo studio dello scienziato siciliano, al suo rapporto con Enrico Fermi e con i colleghi della scuola di via Panisperna, alla sua scomparsa nel marzo del 1938 durante il viaggio sul postale che collegava Palermo a Napoli, alle tante ipotesi sulla sua fine. Tormentato dai sensi di colpa per aver capito prima di altri le possibili applicazioni militari della fisica nucleare, Majorana avrebbe deciso di gettarsi in mare o di ritirarsi in un luogo isolato, tagliando i ponti con la sua vita precedente. Oppure qualcuno avrebbe potuto sequestrarlo per sfruttare le sue conoscenze.
Ma c’è un’altra ipotesi, meno romantica e assai più scomoda: lo scienziato potrebbe aver deciso liberamente, o perché costretto, di mettere il suo genio al servizio della Germania nazista. «I primi indizi», spiega Dragoni, «sono in una lettera scritta subito dopo la scomparsa di Majorana da Gilberto Bernardini, al tempo giovane e brillante fisico, a Giovanni Gentile jr, fisico teorico, figlio dell’ex ministro Giovanni». Vi si legge: «Caro Giovanni, come puoi immaginare la notizia di Majorana mi ha dato una vera gioia. Non è molto bello forse, ma in compenso non è una cosa così tragica come si pensava e ci se ne può rallegrare». «Nel ‘74», continua Dragoni, «intervistai Bernardini, allora direttore della Scuola Normale di Pisa, e gli chiesi un chiarimento su quelle righe enigmatiche». «Lei sa che io conosco la scelta fatta da Majorana? Non è una scelta che le farà piacere», rispose Bernardini. «Ettore si trasferì in Germania per collaborare alle armi del Terzo Reich». È una rivelazione clamorosa, non supportata però da alcun documento. Dragoni non può pubblicarla, ma la conserva gelosamente e continua le sue ricerche. «Coinvolsi un avvocato di Assisi, Arcangelo Papi, grande appassionato della vicenda Majorana», racconta Dragoni: «Fu lui a farmi notare la straordinaria somiglianza tra il fisico siciliano e l’uomo alla destra di Eichmann nella foto pubblicata da Wiesenthal». I capelli, la pettinatura, la forma del viso, perfino l’abbigliamento ricordano Majorana. Ma la foto è stata scattata nel 1950: come si può fare un confronto con le ultime foto dello scienziato che lo ritraggono trentenne? Dragoni si rivolge allora alla più prestigiosa istituzione italiana in fatto di indagini scientifico-forensi. In genere arriva sulla scena del crimine a rilevare impronte, macchie di sangue e tracce di dna. Ora ha a che fare con un cold case, un “delitto” che si è consumato tra il 1938 e il 1950. Ma le nuove tecniche di indagine permettono anche questo: elaborare al computer le foto del giovane Majorana e dello sconosciuto alla destra di Eichmann e metterle a confronto. Tutto torna: le distanze tra occhi, naso, bocca, mento sono le stesse nei due individui. E anche l’altezza dell’uomo sul ponte della Giovanna C., ricostruita a partire da quella di Eichmann, coincide con la statura di Majorana. Ai tecnici rimane solo un dubbio sui padiglioni auricolari, ma la qualità della foto argentina non è delle migliori e c’è un’ombra che potrebbe trarre in inganno. Gli investigatori concludono l’indagine con un verdetto, confermato anche a la Repubblica: «È altamente probabile che l’uomo alla destra di Adolf Eichmann sia Ettore Majorana». Ma perché il fisico siciliano avrebbe scelto il nazismo? «Nel 1933 era stato a Lipsia, dove si era fatto molto apprezzare da Werner Heisenberg, uno dei padri della fisica quantistica», risponde Dragoni. […]
Il contributo di Majorana al Reich, insomma, potrebbe essere stato di carattere esclusivamente scientifico, ancorché al servizio della Germania nazista. Era una delle menti più brillanti della sua epoca, tra i massimi studiosi del nucleo atomico. Quando i suoi compagni di via Panisperna esultano nel 1934 perché pensano di aver creato nuovi elementi chimici transuranici bombardando i nuclei di uranio con dei neutroni lenti, probabilmente lui è tra i primi a capire che in realtà hanno ottenuto un risultato ben più importante: la fissione nucleare. E forse comprende anche quali implicazioni questo possa avere per la creazione di una nuova generazione di armi potentissime.
Se l’ipotesi di Giorgio Dragoni verrà ulteriormente confermata dalle ricerche che ha intenzione di condurre in Germania e Israele, molte delle teorie formulate finora per spiegare la sparizione del fisico siciliano saranno definitivamente archiviate. E se quell’uomo che ci guarda da dietro un paio di occhiali scuri è davvero l’ex ragazzo di via Panisperna, allora il “giallo Majorana” è sicuramente a una svolta. Anche se tutt’altro che risolto.