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Il furto sul cinque per mille

di Giampaolo Concari - 21/11/2010



 


Taglio del 75 percento nella legge di bilancio

Durante la seduta notturna della Commissione Bilancio alla Camera in cui si è esaminata la "legge per la stabilità", neologismo che sta ad indicare la vecchia "legge finanziaria", è stato licenziato un testo nel quale è previsto uno stanziamento pari a 100 mln di euro da destinare al 5 per mille per l'anno 2011. Si tratta di un taglio del 75% rispetto all'anno precedente.
Tra l'altro non si capisce bene cosa significhi (lo leggo oggi - 14 nov 2010, pag. 3, Il Sole-24Ore) la "proroga della liquidazione del 5 per mille". Se le parole hanno ancora un valore semantico unico per tutti, sembra che non si tratti dell'ennesimo rinnovo del 5 per mille. Perciò aspettiamo a leggere il testo licenziato.
In un colpo solo, sull'onda della necessità dei tagli orizzontali, Tremonti fa una brusca marcia indietro sulla norma che lui stesso volle introdurre nel 2005. Un taglio che ha quasi del disconoscimento di paternità.
Da più parti in queste ore sono state rese dichiarazioni circa l'inopportunità di una norma simile, sino a gridare allo scandalo.

Chi scrive è convinto di queste cose:

1. il 5 per mille è una gran bella cosa, di cui tanti politici si sono fatti belli, Tremonti per primo, si sono riempiti la bocca e hanno basato su questa misura molto dei loro consensi, ma che di fatto si è rivelato uno strumento troppo democratico per stare in piedi. Ergo: deve essere svuotato di contenuto, cioè lo stanziamento va drasticamente ridotto;

2. la prova del punto precedente sta nel fatto che nessun gruppo politico si è realmente impegnato nel portare a fondo i disegni di legge di stabilizzazione, affinché ogni anno non si ripetessero le solite liturgie legate al rifinanziamento del fondo per il 5 per mille;

3. il 5 per mille in tempi di riduzione del gettito fiscale è difficile da mantenere in vita. E' comprensibile: se si accorcia la coperta qualche parte del corpo resta al freddo. Non si capisce però perché l'8 per mille resta invece intoccabile e, soprattutto, senza massimale;

4. nel corso del 2009, il suo inventore (cioè Tremonti), con un gesto degno della peggior finanza creativa (o gioco delle tre carte), per recuperare fondi da destinare a quella che di lì a poco si sarebbe rivelata una truffa ai danni dello Stato, cioè all'emergenza terremoto dell'Aquila, pensò di utilizzare proprio gli stanziamenti del 5 per mille. Proprio attraverso queste pagine però gli fu fatto notare che:

a. il 5 per mille serviva a finanziare proprio quelle organizzazioni impegnate nell'assistenza alle popolazioni colpite dal sisma;


b. lo Stato italiano ha a disposizione fondi ben più cospicui dai quali attingere. Sono quelli dell'8 per mille che la legge prevede siano destinati proprio alle attività di protezione civile... solo che lo Stato li spende male perché li preleva a piene mani per rifinanziare le operazioni militari internazionali;


5. una delle ragioni per cui in Italia esplode il debito pubblico e assistiamo a tagli draconiani ai servizi pubblici è l'esplosione della spesa militare. Dal 2001 ad oggi il costo della missione italiana in Afghanistan (per esempio) è lievitato sino ad arrivare a 750 mln di euro/anno. Le guerre costano e tanto e noi dal 2001 al 2010 ne abbiamo fatte un paio. Potremmo aggiungere anche quella nel Kosovo del 1999 giusto per essere bi-partisan. Nessuno dei governi che si sono succeduti dal 1999 ad oggi ha detto una parola su questo argomento. In pochi dicono che l'Italia sta spendendo l'impossibile per acquistare armi dalla dubbia utilità e che non fanno altro che impoverire le casse dello Stato. Con tanti saluti, per esempio, ai pendolari che vedranno tra poco lievitare le tariffe dei trasporti anche del 30% ma con sicuro peggioramento del servizio di trasporto e, soprattutto, nessun aumento in busta paga.

Ma non sono solo le spese per le missioni militari all'estero ad incidere sul bilancio statale. Ci sono tutte le spese in corso per la riorganizzazione degli armamenti. Per esempio è di questi giorni l'annuncio della Marina militare che ha concluso un contratto con la WASS, una società del gruppo Finmeccanica, per l'acquisto di "siluri pesanti" da installare sui sommergibili. Ci si chiede chi mai dovremo affondare... 200 mln di euro andranno per l'acquisto di una decina di elicotteri Aw-139.
A parte la costruzione di varie navi da guerra, abbiamo anche in corso un'operazione di acquisto di 131 cacciabombardieri F35 dell'americana Lockheed Martin, aerei dotati di tecnologia "stealth" e che sono classificati come cacciabombardieri da assalto. Chi si dovrà assaltare ancora è ignoto, visto che la nostra Costituzione prevede una guerra di difesa.
Questa è un'operazione per la quale lo Stato spenderà nei prossimi anni oltre 13 mld di euro.
E' prevista a Cameri (NO) la costruzione di uno stabilimento per l'assemblaggio di questi aerei. Qualcuno dirà che è un bene per noi perché significa che ci saranno nuovi posti di lavoro.
Bene... si sappia che la Difesa ne stima 10.000 in tutta Italia. Il Sole-24 Ore, alcune settimane fa, quando annunciò in pompa magna l'avvio dei lavori di costruzione dello stabilimento di Cameri nonché l'avvio di appositi percorsi di studio per la formazione delle figure professionali da impiegare nello stesso stabilimento, disse che di posti di lavoro ce ne sarebbero stati 1.800 circa.
Con la stessa somma si sarebbe potuto intervenire in modo molto più mirato su interi comparti dell'economia italiana per ristrutturarli adeguandoli alle mutate condizioni di mercato.
Oggi nella sola provincia di Reggio Emilia, un tempo patria della meccanica di alta qualità, ci sono 60.000 persone che hanno perso il loro lavoro o sono in una situazione traballante (mobilità/cassa integrazione). E' un quarto della popolazione attiva. Cari lettori, se credete che quando terminerà la cassa integrazione gli operai torneranno in fabbrica e che questa riprenderà a produrre semplicemente alzando l'interruttore generale... Credo che resterete delusi. Quelle fabbriche tra poco non esisteranno più. Saranno andate ad est o addirittura nel far-east.
E quel che è peggio è che non ci saranno nemmeno più fondi per altri ammortizzatori sociali.
La spesa militare è una pessima scelta economica.
Secondo uno studio condotto da economisti della Università del Massachusetts Amherst a fronte di 1 mld di USD di spesa pubblica, si creerebbero 8.500 posti di lavoro. Con la stessa somma, se ne potrebbero creare quasi 13.000 nel settore sanitario oppure 17.000 nel settore dell'educazione.
Ma... restiamo ai conti della serva, in casa nostra.
Lo stanziamento annuo per la sola missione afghana è arrivato a 750 mln di euro. Con qualche spesuccia extra (per esempio le bombe per i cacciabombardieri AMX) si farà presto a fare cifra tonda a 800 mln. Si può affermare senza grande approssimazione che un anno di guerra corrisponde a due anni di 5 per mille.
Cinque per mille che finanzia anche la ricerca in campo medico e scientifico in generale, già alle prese con tagli a dir poco impietosi.
Ma voi riuscite a pensare qual è la ricaduta sociale del 5 per mille? A quanto welfare in Italia si muove con queste somme?
Da ultimo, una domanda di "inutile" buonsenso: se, come è vero, l'industria manifatturiera sarà delocalizzata e la ricerca scientifica sarà l'ultima spiaggia per riuscire a conservare un vantaggio rispetto ad altri paesi emergenti, vale più acquistare siluri pesanti o finanziare la ricerca scientifica?
Io non ci dormo la notte.