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Tripoli, le bombe della pace

di Carlo Musilli - 02/05/2011








Di quella villa rimane solo un immenso cratere. Per la seconda volta in due giorni le forze Nato hanno cercato di uccidere a suon di bombe intelligenti il rais libico, Muammar Gheddafi.  E per la seconda volta hanno fatto cilecca. Il Colonnello si trovava con amici e parenti nella casa del suo ultimogenito ed è rimasto illeso. Secondo fonti libiche, a morire sono stati tre nipotini di Gheddafi e il più giovane dei suoi figli, Saif al-Arab, 29 anni.

Che il vero obiettivo del raid Nato fosse il rais in persona lo sostiene Mussa Ibrahim, portavoce del governo di Tripoli. Almeno su questo c’è da credergli. Difficile immaginare per l’Alleanza atlantica un uomo più inutile da uccidere di Saif. Della sua famiglia era probabilmente il membro più innocuo. Di certo quello meno coinvolto nella gestione dello Stato. Il giovane Said era piuttosto incline alla bisboccia e ai reati minori dei bulletti di strada.

Durante gli anni universitari passati a Monaco, ad esempio, rimase coinvolto in una rissa col buttafuori di un night per difendere l’onore della sua fidanzatina. In un’altra occasione la polizia tedesca gli sequestrò la Ferrari 430 per disturbo alla quiete pubblica. A Saif piaceva sgasare col suo bolide tenendo il cambio in folle. Insomma, il ragazzo non era davvero un obiettivo militare primario. A differenza di quanto previsto per gli altri cinque figli di Gheddafi, l’Onu non ha mai disposto per lui il sequestro dei beni all’estero, ma semplicemente il divieto di viaggiare.

Questo la dice lunga sulla famosa precisione chirurgica dei bombardamenti Nato. Sparare più o meno a caso su un quartiere residenziale di Tripoli, sulla base di informazioni sbagliate, non sembra una mossa astuta. Soprattutto, non sembra questo il modo di “assicurare la protezione dei civili e delle aree a popolazione civile”, com’è scritto nella risoluzione Onu 1973 sull’intervento militare in Libia. Di civili, infatti, ne sono morti troppi. A cominciare dai tre bambini di sabato, tutti sotto i dodici anni.

Ma per dei civili che muoiono, ce ne sono altri che festeggiano. E lo fanno scaricando in aria i caricatori delle loro mitragliatrici. “I ribelli sono così contenti che Gheddafi abbia perso suo figlio che stanno sparando in aria per celebrare l’evento”, ha detto il colonnello Ahmed Omar Bani, portavoce militare del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi.

Un evento che potrebbe trasformarsi in un boomerang per i paesi occidentali e che inevitabilmente modificherà la politica di Gheddafi. Poche ore prima dell’uccisione di Saif, il dittatore si era detto pronto a negoziare con i paesi Nato. Già allora le sue parole erano suonate come un clamoroso bluff, figuriamoci adesso.

Nella sua ultima comparsata televisiva, Gheddafi ha proposto un disarmante mix di inviti alla pace e minacce sanguinarie. Le più pesanti, nemmeno a dirlo, quelle contro il nostro Paese (“Porteremo la guerra in Italia”). Nel frattempo, i suoi uomini continuavano a sparare su Misurata e al porto della città veniva imposto il blocco navale. Alcune unità dell’esercito superavano il confine con la Tunisia per inseguire i profughi libici, spesso dei disertori.

Il regime userà la morte dei quattro membri della famiglia Gheddafi per ribadire l’illegalità dell’azione Nato. La risoluzione Onu 1973 definisce le finalità dell’intervento militare in termini esclusivamente umanitari. I jet possono bombardare praticamente tutti gli edifici pubblici: dai centri amministrativi agli uffici parlamentari fino alle sedi delle varie associazioni governative.

Quello che i top-gun dell’Alleanza atlantica non possono fare è prendere di mira singoli individui. Ma a nessuno dispiacerebbe se per caso una bomba cadesse chirurgicamente proprio sulla testa del rais. Ormai è fin troppo chiaro. Lo è soprattutto ai governi di Russia e Venezuela, che hanno criticato ufficialmente l’attacco Nato. “Quanto accaduto è una chiara conferma dell’uso indiscriminato della forza da parte della Coalizione - ha detto il deputato russo Konstantin Kosachev, secondo quanto riporta l’agenzia Interfax - i fatti indicano che l’obiettivo è distruggere fisicamente Gheddafi”.

Il rais era già sopravvissuto a un bombardamento in cui rimase ucciso uno dei suoi figli. Nell’aprile del 1986 gli Usa lanciarono un raid sulla residenza del dittatore a Tripoli. Anche allora il Colonnello rimase illeso. Perse la vita Hanna, sua figlia adottiva. All’epoca, Ronald Reagan si mosse dopo che una bomba libica aveva ucciso due americani in un club di Berlino Ovest. Ora si teme che l’ordine degli eventi possa invertirsi. Si teme che il nuovo raid significhi bombe in nuovi club, o magari stazioni o chiese. Ad avere più paura è il nostro Paese: "La minaccia non va sottovalutata. Non mi sento di dire che quelle di Gheddafi siano battute propagandistiche - ha detto il ministro degli Interni, Roberto Maroni - L'uccisione di uno dei figli farà arrabbiare Gheddafi ancora di più".