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Contro di me il metodo Albanese: ho i conti bloccati, l'UE come Berlino est

di Jacques Baud - 24/12/2025

Contro di me il metodo Albanese: ho i conti bloccati, l'UE come Berlino est

Fonte: Il Fatto Quotidiano

L’ex colonnello svizzero sanzionato per le affermazioni critiche sulla guerra

Come si scopre di non poter più viaggiare liberamente? O di non potere più usare le carte di credito? Non per una sentenza di condanna, ma per dieci righe di un comunicato della Commissione europea che definisce pericolose, e dunque sanziona alcune persone accusate di fare propaganda per la Russia di Putin. Lo racconta Jacques Baud, ex colonnello svizzero che ha lavorato per le Nazioni Unite e nella Nato, e che un paio di settimane fa è stato sanzionato dall’Ue perché ritenuto filo-russo.
Jacques Baud, come ha scoperto che l’Ue l’ha sanzionata?
L’ho saputo perché venerdì 12 dicembre me lo ha detto un giornalista. Le sanzioni sono state pubblicate lunedì 15 e da quel momento sono valide. Nessuno dell’Unione europea mi ha chiamato. Io sono svizzero ma vivo in Belgio, perciò ho provato a contattare la mia ambasciata, ma non ho trovato alcuna risposta. Neanche dalla Svizzera ho saputo nulla.
In Italia abbiamo avuto l’esperienza di Francesca Albanese, finita sotto sanzioni Usa. Cosa succede a chi è sotto sanzioni?
Non posso usare i conti bancari che ho in Belgio, non posso comprare nulla né prelevare denaro. Non posso lasciare il Belgio. O meglio: potrei tornare in Svizzera, perché è consentito tornare nel proprio Paese, ma io ho qui la mia famiglia e la mia casa e così si crea un paradosso: in Svizzera potrei avere accesso al denaro che ho là, ma poi dovrei stare lì senza più uscire, qui in Belgio ho casa e famiglia ma non ho denaro.
Si aspettava di essere punito?
No, anche perché questo tipo di sanzioni è concepito di solito per chi vive fuori dall’Ue.
Lei ha annunciato ricorso, ma intanto che farà?
Forse chiederò accesso a una misura umanitaria che consente almeno di avere i soldi necessari per la vita quotidiana. Dovrò fare richiesta a un registro in Belgio.
Lei sostiene Putin?
Io non difendo alcuna causa, si tratta di avere una lettura dei conflitti che sia la più onesta e obiettiva possibile. Mi dicono che sono un propagandista, ma ho fatto tutto il possibile per evitare di poter essere accusato. Negli ultimi quattro anni mi hanno cercato molte volte testate russe, per esempio Sputnik, ma io ho sempre rifiutato interviste. Capita che testate russe riprendano miei pensieri, ma non sono io ad aver parlato con loro.
Ha preso soldi dai russi?
Assolutamente, non ho mai ricevuto un rublo. Sono stato in Russia molto prima del conflitto, quando partecipavo a discussioni bilaterali tra Svizzera e Cremlino. Semmai sono stato in Ucraina dopo il 2014, anche perché ero l’unico svizzero ad avere un incarico nella Nato e perciò ho partecipato a diverse missioni.
La preoccupa il clima di censura in Europa?
È un attacco alla libera espressione ed è interessante che cresca proprio ora. La situazione in Europa è peggiorata, ci sono divisioni interne e molti Paesi iniziano a criticare la linea di Von der Leyen. Perciò sono molto attenti a tutto ciò che può destabilizzare.
Crede che il destino della guerra sia segnato?
Non so come finirà, spero in questi tavoli dei negoziati. Ma qualsiasi sia il risultato, sarà in favore della Russia, che lo vogliate o no, che all’Europa piaccia oppure no. La realtà del terreno è la realtà del terreno. L’illusione che la Russia potesse perdere è finita, forse resiste solo nella mente di Kallas e Von der Leyen. Questo spiega l’accanimento, si sentono minacciati da commenti e analisi, fanno la caccia alla disinformazione.
L’Europa però si è sempre fatta vanto di difendere le libertà. Non è più così?
L’altro giorno un giornalista tedesco mi ha detto che poteva comprendere la mia situazione, perché lui è originario della Germania dell’Est. Gli ho risposto che qui è peggio, perché nella Germania dell’Est almeno ti davano qualche giorno di preavviso prima di toglierti tutto. Io sono stato sanzionato con dieci righe di spiegazione e senza alcuna scadenza per una cosa che non ho fatto.

a cura di Lorenzo Giarelli