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Euro: il calo à giusto, ma la tempistica...

di Marcello Foa - 24/05/2011




Dunque, si balla di nuovo sui mercati. E non è affatto una sorpresa per chi segue la situazione con spirito disincantato. Esattamente due mesi fa scrissi un post intitolato “Va tutto male, ma l’euro tiene, attenti… (leggi qui http://blog.ilgiornale.it/foa/2011/03/24/sta-per-partire-lattacco-alleuro/ ) in cui sostenevo che i rialzi della moneta unica erano fuorvianti alla luce delle pessime notizie provenienti dai Paesi deboli dell’Eurozona. Ora poco è cambiato rispetto ad allora, ma mentre due mesi fa l’umore degli operatori era positivo e prevaleva l’impressione – irrazionale ! – che tutto alla fine, comunque si sarebbe aggiustato, ora prevale il pessimismo.

La mia tesi è che il sistema dell’euro sia bacato e che sia assurdo costringere alla convivenza Paesi le cui economie sono molto diverse, imponendo arbitrariamente cinque criteri di valutazione e ignorando tutti gli altri. O ci si fonde in uno Stato e in questo modo i batticuore di Grecia e Portogallo perdono il loro potenziale devastanti, diventando problemi regionali circoscritti o si corrono molti rischi, tra cui quello di far saltare tutto il sistema o quello di depradare e depauperizzare interi Stati: la Grecia oggi ha il cappio al collo, mentre quando aveva la dracma stava a galla sebbene svalutandosi. Valeva la pena abbracciare l’euro?

In ogni caso non torna la tempistica, sull’euro in generale e anche sull’Italia. Non ho mai avuto fiducia nelle agenzie di rating e continuo a non averne. Sono oligopoliste, poco trasparenti, troppo facilmente condizionabili dai committenti che dovrebbero controllare; dunque esposte a pressioni indebite.

L’annuncio di Standard’s & Poor di sabato scorso sulla riduzione dell’outlook sul debito italiano è molto sospetto proprio per il momento e per le motivazioni. Un cambiamento di prospettiva del rating non è una comunicazione urgente, Standard’s & Poor avrebbe potuto attendere la sera di lunedì 30 per dare invece è prevalsa la fretta. Evocare la scarsa progettualità del governo per la crescita economica alla vigilia del ballottaggio di un’elezione, che solo formalmente è locale, ma che potrebbe portare alla caduta del governo, significa una sola cosa: voglio dare una mano alle opposizioni. Con un evidente effetto collaterale: accentuare la volatilità dell’euro.

A riprova che i mercati sono certo liberi, ma che la gestione delle informazioni a monte è la chiave che permette di condizionarli, solleticando il conformismo a cascata degli operatori. Chi gestisce queste informazioni beneficia di un potere enorme e poco trasparente, che stride con una visione autenticamente liberale del mercato e della società.

O sbaglio?