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L'ultimo discendente dei Rajah bianchi

di Lionel Brooke - Valerio Zecchini - 18/07/2011

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Di James Brooke, unico personaggio realmente esistito delle saghe salgariane, nulla si sa in Italia, mentre nel mondo anglosassone e’ un mito politico e culturale che continua ad essere studiato intensamente. La bibliografia su di lui e’ sterminata, e nel tempo le sue imprese hanno ispirato autori come Joseph Conrad, George MacDonald Fraser e Rudyard Kipling.
In occasione della morte di Salgari, abbiamo avuto dimostrazione di quanto sia ancora amato nel nostro paese questo grande autore, costretto al suicidio da quelle carogne dei suoi editori: paginate di articoli su quotidiani e riviste, ristampe anastatiche dei romanzi, mostre e nuove biografie. E non solo, perche’ c’e’ chi si e’ addirittura incaricato di proseguirne l’opera; e’ il caso del messicano Paco Ignacio Taibo II con “Ritornano le tigri della Malesia” (Tropea), che praticamente e’ una nuova puntata delle avventure di Sandokan spostata di trenta anni in avanti. Del celebre fumettista Sergio Bonelli che ha realizzato un episodio di Tex Willer in cui avviene l’improbabile incontro di quest’ultimo con James Brooke. Del cantautore David Van De Sfroos, che all’ultimo festival di Sanremo ha presentato una canzone (“Yanez”) sui personaggi salgariani del ciclo malese.
Tuttavia,perfino in questi aggiornamenti il personaggio Brooke rimane saldamente ancorato allo stereotipo di “cattivo” creato nella fiction di Salgari e poi fissato nell’immaginario popolare dal memorabile sceneggiato televisivo degli anni settanta, in cui era interpretato da un grande Adolfo Celi. Personaggio tormentato e complesso, ma che comunque incarnava il braccio armato dell’imperialismo britannico in quelle che allora venivano chiamate “Indie orientali”, costantemente impegnato nella repressione di pirateria e ribellioni varie.
Nella realta’ invece, Brooke fu un brillante avventuriero e un astuto politico, che nel 1841 riusci’ a farsi nominare, dal sultano del Brunei, rajah del Sarawak (Borneo malese – non a caso il Sandokan salgariano era un principe del Borneo in esilio). Successivamente espanse il suo dominio territoriale proprio a danno del sultano, che sconfisse definitivamente nel 1846; debello’ non solo la pirateria nell’arcipelago, ma anche le tribu’ ostili dei Dayak (i famigerati tagliatori di teste) all’interno del suo nuovo stato; resistette alla violentissima insurrezione della minoranza cinese nel 1857 e la represse nel sangue. La dinastia Brooke governo’ il proprio regno privato per oltre cento anni, fino al 1946 quando esso passo’ sotto la Corona Britannica. Nel 1963 il Sarawak divenne parte integrante della federazione malese.
Lionel Brooke e’ l’ultimo discendente della dinastia; nato a Kuching (la capitale del Sarawak che praticamente fu “inventata” dal suo illustre antenato) nel 1940, l’anno successivo fu costretto alla fuga in Australia con l’intera famiglia a causa dell’invasione giapponese. Da allora non era piu’ ritornato nella sua ex-patria, ed aveva sempre vissuto in Inghilterra e in Scozia, dove persegui’ una carriera che nulla aveva a che fare con la politica, prima come pilota di auto da corsa e poi come artista. Accompagnato dal figlio Jason, ha fatto ritorno a Kuching nel giugno scorso; dopo settanta anni di assenza, vi e’ stato accolto con tutti gli onori. Nelle due settimane di permanenza ha infatti incontrato tutte le autorita’ locali e visitato ogni sito di rilevanza politico-culturale del Sarawak – segno che la dinastia Brooke fu tutt’altra cosa che quella stirpe di tiranni dipinta da Salgari.
In qualita’ di sceneggiatore e organizzatore generale del documentario “The life and times of Sir James Brooke of Sarawak” (inizio della lavorazione previsto per dicembre, regia di Alessandro Cavazza), ho accompagnato Lionel Brooke in parte del suo tour istituzionale e mi ha concesso l’intervista che segue. Intervista da cui si deduce tra l’altro che l’ignoranza che c’e’ in Italia sul vero Brooke e l’ignoranza che c’e’ in Inghilterra su Salgari sono assolutamente reciproche.
-Il mito dei Brooke e’ ancora vivo in Inghilterra?
-Direi che e’ ancora vivo un po’ in tutto il mondo anglosassone, in particolare nell’ambiente accademico australiano. Lo storico australiano Bob Reece, che ha condotto gli studi piu’ accurati sulla dinastia, sta infatti per far uscire una biografia su Charles Brooke, il secondo rajah bianco che governo’ dal 1868 al 1917;e’ l’uomo che modernizzo’ e forgio’ il Sarawak per come lo conosciamo oggi.
-Lei e’ il presidente del “Brooke heritage trust”, che ha sede a Londra. Quali sono le attivita’ di questa istituzione?
-Fornire agli storici e ai biografi l’accesso a tutta la documentazione sulla dinastia di cui siamo in possesso, e continuare a raccogliere materiale documentario ovunque esso sia disponibile. Un lavoro di ricerca a tutto campo.
-La maggior parte degli storici e’ concorde in un giudizio positivo sull’operato dei Brooke, e considera il dominio coloniale della dinastia come “umano” e cooperativo. Cosa ne pensa?
-Sono anch’io dello stesso parere: i tre rajah bianchi (James, Charles e Vyner, mio zio) hanno governato col sostegno della gerarchia musulmana malese, con l’appoggio delle tribu’ dayak una volta abolita l’insana tradizione dei tagliatori di teste, e con la collaborazione della minoranza cinese dopo la terribile insurrezione del 1857, in cui James rischio’ seriamente di essere ucciso.
-Secondo lei, qual’e’ la differenza tra il colonialismo dell’impero britannico e il dominio coloniale della dinastia Brooke?
-James era nato in India, e la sua famiglia aveva un ruolo importante nella burocrazia coloniale inglese di Benares, quindi conosceva bene i metodi spesso brutali usati per sottomettere le popolazioni locali e la separazione totale tra governanti e governati. E’ cio’ che per tutta la sua vita cerco’ di evitare. Si adopero’ sempre per un’autentica emancipazione della multietnica popolazione del Borneo, e vi spese gran parte del suo patrimonio personale.
-In anni recenti, storici autorevoli come l’australiano John Henry Walker e l’inglese Nigel Barley hanno sostenuto che le presunte inclinazioni omosessuali di James Brooke ebbero una pesante influenza sulle sue decisioni politiche, per esempio nell’attacco e nel bombardamento del Brunei (1846) attuato come rappresaglia per l’assassinio, in una congiura di corte, del suo amante principe Badrudeen. Qual’e’ la sua opinione al riguardo?
-Siamo nel campo delle ipotesi; rispetto il punto di vista di chi conduce i cosiddetti “studi di genere” o degli storici della sessualita’, e credo che queste congetture sulla vita privata di James Brooke abbiano un qualche fondamento, ma rimangono appunto congetture.
-In Italia si conosce James Brooke solo attraverso la fiction di Emilio Salgari e il popolarissimo sceneggiato televisivo “Sandokan”, tratto dai suoi romanzi. Lei sa chi era Emilio Salgari?
-No, mai sentito nominare.