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Dall’etica del riconoscimento al paradigma del dono

di Francesco Giacomantonio - 03/10/2011

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Due dei maggiori percorsi intellettuali che caratterizzano il recente dibattito culturale, filosofico, politico e sociologico sono quelli che orbitano attorno alle teorie sul riconoscimento e a quelle sul dono. Questo volume di Fistetti, che raccoglie alcuni contributi dell’autore, in parte già pubblicati su riviste specializzate, in parte inediti, tenta di incrociare e integrare questi due approcci.
L’idea di fondo, come esplicitato anche dal titolo del volume, è che il discorso su riconoscimento e dono possa essere alla base di una svolta per la civiltà occidentale. L’egemonia culturale dell’Occidente, infatti, non è più incontrastata ed è esposta alle questioni della diversità culturale poste dalla globalizzazione: pluralismo, cittadinanza, diritti, giustizia, redistribuzione, identità, democrazia, sviluppo economico, diventano i nodi chiave della condizione politica e sociale della fase storica attuale. Rispetto a questa condizione, Fistetti coglie una sorta di esigenza epistemologica, ossia quella di come poter interpretare e comprendere problemi che diventano sempre più trasversali, globali e planetari. È, dunque, necessaria “una nuova totalità dei saperi”(p. 79), che viene individuata nella costruzione di “una nuova teoria critica della società” (p. 77), capace di connettere filosofia morale, teoria sociale e analisi politica. La nuova teoria critica, che Fistetti auspica, richiede una concezione del politico differente da quelle sinora elaborate: non è, quindi, sostenuta né l’ipotesi della forma hobbesiana di uno stato di sicurezza globale, né quella della forma mondiale di un potere di incivilimento e di pianificazione; la proposta, piuttosto, è quella, il cui senso è espresso da Mauss e Arendt, che consiste nella rinuncia al mito della sovranità come centro di riferimento dell’organizzazione politica della comunità. Ora, nella società planetaria tutte le culture sono alla ricerca del riconoscimento e il loro valore, come osserva Caillè, è misurabile in rapporto alla loro capacità di donare. In tale ottica, argomenta Fistetti, “per scongiurare la chiusura etnocentrica e auto apologetica della ragione occidentale” (p. 153), si impone la necessità di uscire dall’universo della forza e dal cerchio dell’assiomatica utilitarista dell’interesse, per sperimentare la categoria del dono e creare paradigmi ibridi. Riattivare il ciclo del dono nella civiltà occidentale ha, in effetti, una rilevanza concreta, pratica, politica, poiché implica che economia e cultura non possono più agire separatamente, ma possono allearsi in forme del tutto inedite, in cui quantità e qualità, valore di scambio e valore d’uso, vengano riconiugati in vista della produzione e riproduzione del legame sociale. Questo passaggio è fondamentale, perché può consentire di prendere le distanze dall’ ”ideologia del progresso” (p. 189) e di riproporre, invece, una questione più fondante, che la razionalità occidentale ha, col tempo, rimosso, ma che era alla sua origine, ossia la questione del senso: quello che è ritenuto “progresso” all’interno dei paradigmi scientifici o della comunità dei ricercatori non fornisce sic et simpliciter una misura del “progresso” nell’ambito della convivenza umana” (p. 190).
Nel condurre una trattazione ricca di spunti e riferimenti e capace di spaziare pregevolmente nel panorama delle filosofie e teorie sociali contemporanee, passando per autori come Taylor, Mauss (cui è anche dedicata l’Appendice del testo, pp. 213-223), Arendt, Habermas, Schmitt, Sen, Caillè, Honneth, Rawls (solo per ricordare alcuni, tra i più importanti, citati nel volume) e per i principali dibattiti ad essi associati, il contributo di Fistetti invita a riconsiderare seriamente il nesso tra filosofia e scienze sociali rispetto ai problemi, anche politici, dell’Occidente contemporaneo. In quel nesso, oggi a volte trascurato, è forse in gioco non tanto una qualche nostalgia della Scuola di Francoforte, quanto il più profondo problema del senso, che la civiltà attuale vuole dare alla sua riflessione e alle modalità della sua esistenza.