Come pecore al macello
di Riccardo Paccosi - 21/07/2025
Fonte: Riccardo Paccosi
IL CUL DE SAC FILOSOFICO CHE CI CONDURRA' COME PECORE AL MACELLO.
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Lo scenario internazionale corre verso la Terza Guerra Mondiale. Certo, possiamo continuare a impegnare il nostro tempo a fare l'esegesi dei post di Trump, oppure possiamo passivamente confidare sull'atteggiamento zen della Cina che ritiene di essere vincente sul lungo termine.
C'è una cosa, però, su cui tutti gli storici d'ogni nazionalità e orientamento concordano: nella storia delle guerre, arriva sempre il momento in cui l'automatismo prevarica le forze soggettive.
Nel caso attuale, come ha ben spiegato il leader della destra movimentista americana Steve Bannon qualche giorno fa, si tratta di capire non se ma quando i due attuali teatri di guerra - Russia vs. Europa e Israele vs. Paesi Arabi - si unificheranno. Se poi aggiungiamo i segnali di escalation intorno a Taiwan, va considerato altresì che i teatri di guerra pronti a unificarsi in uno solo potrebbero essere non già due, bensì tre.
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A tutto questo, i cittadini non possono opporsi per un solo e semplice motivo: essendo convinti di non poter fare nulla, essi trasformano un'impotenza della mente in un dato concreto e oggettivo.
Eppure, al di fuori di depressione e rassegnazione, i prerequisiti per una mobilitazione popolare capace di sconvolgere lo scenario europeo e quindi globale, sarebbero in teoria già pronti e a disposizione
La situazione interna ai paesi europei e a quelli appartenenti all'E3 in particolare (Francia, Germania e Gran Bretagna) è infatti catastrofica. I paesi recanti la pretesa di guidare il continente intero contro la Russia, sono pervasi dalla più grave crisi di sempre sul piano della rappresentanza istituzionale, sul piano della coesione sociale e sul piano della tenuta del sistema produttivo.
L'innesco d'un movimento popolare pronto a scalzare la cabala globalista dai vertici delle nazioni europee e a distruggere il sistema totalitario denominato Unione Europea, nelle attuali condizioni, risulterebbe quindi come il proverbiale e provvidenziale bastonamento del cane che annega.
Senza più Unione Europea, lo scenario globale muterebbe radicalmente e con esso la stessa sostenibilità politica della guerra mondiale.
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Se stanno così le cose, allora, perché nulla si muove, perché niente e nessuno coglie l'opportunità storica?
Io ipotizzo una lunga serie di ragioni ma, in questa sede, mi limito a indicarne due: la prima antropologico-culturale e/o psico sociale, la seconda riguardante la composizione e la collocazione nello scenario globale delle formazioni politiche europee contrarie alla guerra.
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1) Il primo motivo dell'impossibilità d'una mobilitazione popolare risiede nella filosofia, ovvero nel fatto che un numero crescente di esseri umani non contempli più la possibilità di sentirsi popolo.
Questa separazione artificiale e alienante tra sfera individuale e sfera collettiva dell'esistenza, si è verificata tanto grazie al neoliberalismo di destra quanto a quello di sinistra.
Il primo individua nella sfera collettiva, in quanto tale, la presunta minaccia d'un collettivismo di tipo cinese, volto a schiacciare le differenze individuali.
In realtà, come si è visto durante la pandemia, il meccanismo totalitario di oggi si declina non già attraverso il sentimento corale di massa come nei casi dei totalitarismi del Novecento, bensì agendo comunicativamente su un contesto sociale già composto da individui isolati e imbozzolati dentro una gabbia domestico-digitale.
Per quanto riguarda il neoliberalismo di sinistra, basti ricordare come anch'esso si sia recentemente presentato nelle piazze con lo slogan "il popolo non esiste".
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2) Il secondo motivo dell'impossibilità d'una mobilitazione popolare riguarda il fatto che, dopo un fugace momento che aveva fatto ipotizzare altrimenti, lo scenario politico occidentale è più che mai sclerotizzato all'interno della diade destra-sinistra.
Mentre il mondo procede verso un sistema governato direttamente dalle multinazionali private e nel quale potrebbero finire col diventare merce anche la vita biologica e il corredo genetico, i neoliberali di sinistra occultano tale dinamica neoliberista in atto straparlando di fascismo mentre i neoliberali di destra attuano il medesimo occultamento straparlando di comunismo.
Al di là di questo aspetto ideologico, tutte le forze e le personalità anti-globaliste europee in grado di diventare maggioranza - AfD, RN, Ukip e via dicendo - non esprimono un punto di vista autonomo sulla guerra mondiale, bensì esprimono dissenso riguardo allo specifico del conflitto con la Russia ma al contempo - mostrando un approccio radicalmente filo-israeliano - si rendono favorevoli al perdurare d'uno dei due teatri di guerra in corso.
L'allineamento a Israele dei sovranisti di destra europei, non sussiste da sempre bensì deriva da incontri da questi svolti a inizio anno con i leader della destra sia americana che israeliana.
Se i leader della sinistra europea più o meno anti-globalista come Melenchon e soprattutto Wagenknecht avessero tentato un fronte tra forze sovraniste di varia provenienza anziché delirare sul "fare argine all'avanzata delle destre", potrebbe darsi che lo scenario oggi non risulterebbe altrettanto bloccato. Ma qualcuno, di fronte a questa riflessione del tutto ipotetica, potrebbe legittimamente commentare con la battuta "se mì nonno c'avesse avuto tre palle, sarebbe stato un flipper".
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Il dato di fatto è che la separazione tra dimensioni individuale e collettiva dell'esistenza da una parte e il perdurare della menzognera polarizzazione fra destra e sinistra dall'altra, fanno sì che non si esca in alcun modo dai termini linquistici e di pensiero propri del neoliberalismo.
Senza cambiamenti di portata categoriale-filosofica e dunque linguistici e dunque di pensiero, senza una completa autonomia dal neoliberalismo e dai suoi assiomi di destra e di sinistra, siamo destinati a rimanere intrappolati in un cul de sac filosofico che ci condurrà come pecore al macello.