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Inventiamoci il futuro a KM zero!

di Paolo De Gregorio - 01/02/2012

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Noi tutti viviamo nella gabbia PRODUZIONE-CONSUMO, oggi globalizzata, che tiene insieme, nella stessa barca, capitale e lavoro, le due entità fondamentali, legate dal medesimo interesse di salvaguardare il sistema: a me i profitti, a te il lavoro e il consumo, e vedi di consumare perché sennò non c’è neanche il lavoro.
 In questo SISTEMA tutto viene deciso dal capitale: quali merci produrre, come distribuirle, come impostare campagne mediatiche per fare della gente scimmie ammaestrate al consumo, il tutto attraverso il possesso delle fabbriche, delle catene distributive delle merci, l’uso delle televisioni, della pubblicità, delle case di moda, fino al controllo della musica e del modello di divertimento obbligatorio per tutti.
 Tutta la politica si è omologata a questo modello di sviluppo, recita una parte subalterna, né destra  né sinistra pensano a un modello diverso da quello capitalista e ti ritrovi il PD compagno di Marchionne contro la FIOM, a favore della TAV, a sostenere un governo, composto da banchieri e liberisti, insieme a Berlusconi e agli ex democristiani.
 Chi ha capito finalmente che non viviamo in democrazia, che definirci “popolo sovrano” è una cinica beffa, che la politica è una CASTA che tutela solo i poteri oligarchici della economia, che i preti sono foraggiati per tenerci creduloni e remissivi, si trova di fronte alla necessità di ricominciare da zero, con metodi nuovi, senza delegare niente a nessuno, se si vuole veramente fermare questa logica capitalista, tra l’altro in crisi e sull’orlo della bancarotta.
Chi vuole cambiare questo sistema senza ricorrere al sangue deve sapere anzitutto che deve legarsi alle persone che da subito vogliono vivere in logiche alternative al PENSIERO UNICO capitalista, sottraendosi alle logiche che ti vogliono consumatore obbediente, schiavo salariato, abbandonato in una situazione di competizione di tutti contro tutti.
 Il primo segnale da dare, per farsi riconoscere, anche dai propri figli, è quello di sottrarsi ai consumi non essenziali, uscire dal ruolo di scimmietta ammaestrata e cercare di progettare un futuro possibile e sostenibile.
Se boicotti i consumi devi sapere che sarai attaccato come elemento che toglie il lavoro ai poveri e devi essere in grado di proporre una alternativa e una strategia complessiva.
 Al modello consumistico industriale globale che sta distruggendo l’ecosistema, i cervelli, e per giunta è in fallimento finanziario, si deve contrapporre una iniziativa che, partendo dal basso, porti centinaia di migliaia di persone espulse dal processo produttivo a immaginare il proprio futuro nella creazione della autosufficienza energetica ed alimentare nazionale, attraverso una miriade di piccole e piccolissime imprese che siano “fattorie solari”, al tempo stesso produttori di energia e di risorse alimentari.
 Oggi la contraddizione principale che  vive la nostra agricoltura, anche quella moderna, meccanizzata, chimicizzata, è di essere strozzata dai mercati generali in mano alle varie mafie o dai rapporti diretti con le grandi catene di supermercati, dove i prezzi li stabiliscono mafie e grossisti.
 Interrompere questo andazzo è possibile solo eliminando le monocolture, passando a forme di produzione più variegate e  praticando esclusivamente la vendita diretta dei propri prodotti sul territorio, cercando di creare una nuova cultura che porti molte persone a fare abitualmente la spesa direttamente in campagna, e integrando il proprio reddito con una rendita che può derivare dal vendere energia elettrica prodotta con poche decine di mq di elementi fotovoltaici.
 Singoli, famiglie, piccole cooperative, che escludono la schiavitù salariata, possono trovare in questa dimensione sostenibile, biologica, moderna, una possibilità di vivere in sintonia col territorio, senza sfruttare nessuno e senza essere sfruttati, in una prospettiva che disegna un futuro possibile, sobrio, rispettoso dell’ambiente, dove l’aria, l’acqua, il cibo, ci possono nutrire e far vivere sani.
Già parecchi “coltivatori diretti” arrivano con le loro merci nei mercatini rionali e vendono direttamente ai cittadini, ma non sono in numero tale da mettere in discussione il potere delle mafie e dei supermercati.
Scardinare questo sistema, protetto dalla rassegnazione e dalla politica, è possibile solo attraverso una lungimirante iniziativa dal basso, che porti un numero importante di persone ad avere un rapporto diretto con i produttori, nelle varie forme possibili, al fine di sostenere la piccola agricoltura, cercare la freschezza e la genuinità, liberare le nostre strade dai camion della globalizzazione, ridimensionare mercato e mafie, consumare nel territorio a km zero.
 A coloro che sostengono che è impossibile liberarsi dalla globalizzazione dei mercati, dalle mafie, rispondete con il vostro comportamento, rifiutando la grande distribuzione, creando gruppi di acquisto, allacciando rapporti diretti con i produttori o scegliendo di andare a vivere e produrre in campagna.
Come materialista convinto, sono sicuro che nulla è più convincente dei fatti concreti, soprattutto perché, quando non possiedi i mezzi di comunicazione,  l’unica cosa che hai è la testimonianza personale e di gruppo, ed è infinitamente più efficace contro le mafie colpire i loro mercati con comportamenti nuovi, che qualsiasi corteo con annessa fiaccolata che lascia le cose come sono.