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Requiem per i partiti

di Paolo De Gregorio - 16/04/2012

Dichiara il segretario PD: basta con l’antipolitica o l’antipolitica ci distruggerà tutti. La cosa più evidente è che il primo partito italiano (almeno nei sondaggi) teme una pattuglia di grillini che sostengono cose politicamente corrette, tipo l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e all’editoria, il limite di due legislature e poi la ineleggibilità, l’esclusione dal Parlamento dei condannati, che in tutta evidenza sono regole che non costano niente e vogliono ridare credibilità alla politica, quindi l’etichetta di antipolitica per Grillo è una calunnia studiata a tavolino. Al coro contro “l’antipolitica” si è aggiunto inaspettatamente anche il vetero catto-comunista Vendola, che ormai fa parte integrante di quella Casta che sarebbe spazzata via dalle regole di salute pubblica che porterebbero aria nuova in un ambiente pieno di ladri, corrotti, corruttori, mafiosi, in conflitto di interesse, ignoranti, incapaci, nominati dalle segreterie dei partiti e quindi non legittimati dal voto. Bersani teme più degli altri perché ha la faccia di bronzo di definirsi di sinistra, imbrogliando gli elettori, mentre sostiene un governo anti-popolare, sostenuto da Berlusconi, che fa macelleria sociale e non tocca le classi dominanti, rivelandosi il segretario di un partito centrista con dentro un po’ di tutto, estremamente simile alla vecchia Democrazia Cristiana, al punto che sarebbe più giusto leggere il PD come “Partito democristiano”. Il segretario del PD è terrorizzato perché sa bene che il discredito calato su tutta la attuale classe politica è profondissimo, e teme che una campagna elettorale in cui si parlasse di fine del finanziamento pubblico ai partiti e della ineleggibilità (retroattiva) di chi ha fatto due legislature, potrebbe coagulare una percentuale di elettori a due cifre, smuovere coloro che avevano deciso di astenersi e celebrare così il funerale della vecchia politica. Siamo in una fase molto critica. Al discredito della politica si somma una crisi del neo-liberismo e del capitalismo che se ne frega dei lavoratori italiani e delocalizza all’estero (ultima la STOK 84 che da Trieste va nella repubblica Ceca), le banche non danno più crediti all’economia, e in questo contesto parlare, come fanno i professori bocconiani, di “crescita” è un cinico inganno. Bisogna voltare pagina e la prima cosa da fare è quella di sbarazzarsi di tutto quel personale politico che ci ha messo in questa situazione e una volta fatta pulizia qualche cambiamento sarà possibile.