Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La primavera araba era solo un'illusione. L'America si ritiri

La primavera araba era solo un'illusione. L'America si ritiri

di Edward Luttwak - Paolo Mastrolilli - 19/09/2012



luttwak-spring

Proponiamo un'intervista a Edward Luttwak, comparsa sulle pagine de La Stampa. Il superfalco, che porta spesso con durezza la voce dell'intelligence strategica USA nel dibattito pubblico italiano, stavolta sembra esprimere il pensiero di una parte dell'establishment imperiale che scopre nuovi rapporti di forza sfavorevoli a Washington e decide perciò di ripiegare. Ma per quanto? Intanto, buona lettura.


«Dobbiamo ritirarci dal mondo islamico, lasciando solo una minima presenza strategica per tutelare i nostri interessi». Secondo Edward Luttwak, analista del Center for Strategic and International Studies, le proteste di questi giorni segnano la fine di una illusione: «Hanno sbagliato i neocon, a pensare che la democrazia sarebbe arrivata in Medio Oriente abbattendo Saddam, e ha sbagliato il presidente Obama, a credere che invece il dialogo l'avrebbe fatta avanzare. Almeno per il momento, la democrazia non interessa al mondo islamico. Dobbiamo abbandonare i sogni e concentrarci realisticamente sui nostri interessi».

 

Che cosa sta succedendo nei Paesi arabi?
«Una esplosione generalizzata e ideologica di anti americanismo e risentimento contro gli occidentali».

Da cosa è provocata?
«Dalla povertà, l'insoddisfazione economica, l'emarginazione, la sensazione che questa parte del mondo stia ancora perdendo il treno. La cultura giudaico-cristiana ci dice che in questo mondo bisogna soffrire, perché la ricompensa arriverà in paradiso. L'Islam, invece, promette anche soddisfazioni terrene, e il loro fallimento è inaccettabile».

La «primavera araba» non stava cambiando le cose?
«Dobbiamo chiarire una cosa: le proteste non sono scoppiate perché i governi in carica erano poco democratici, ma perché erano troppo laici. La stessa famiglia del tunisino Mohamed Bouazizi ha detto che lui si era dato fuoco per l'oltraggio di vedersi rifiutare la licenza da un funzionario donna.

Il problema era che Ben Ali aveva dato incarichi alle donne. Queste rivolte hanno portato le elezioni, non la democrazia. Agli islamici la democrazia che legifera non interessa, perché le leggi le ha già date Allah attraverso il Corano. In queste condizioni, il voto serve solo agli estremisti per andare al potere col sostegno della maggioranza della popolazione».

Perciò abbiamo sbagliato ad appoggiare la primavera?
«Abbiamo sbagliato a invadere l'Iraq, credere alla primavera, e aiutare gli oppositori a rovesciare Gheddafi. Quando faceva attentati e cercava armi di distruzione di massa, era giusto colpirlo: una volta che aveva rinunciato e si faceva i fatti propri, ci conveniva lasciarlo al suo posto».

L'attacco di Bengasi era prevedibile?
«Tutti sapevano che a Derna gli uomini di Al Qaeda giravano senza nascondersi, nella piena luce del giorno».

Ora cosa bisogna fare?
«Portare a termine il ritiro dall'Afghanistan, evitare l'intervento in Siria, eliminare gli aiuti economici e il nostro coinvolgimento nello sviluppo della regione. Per qualche tempo, bisogna lasciare che gli islamici facciano i conti tra di loro».

Così non rischiamo nuovi attentati in Occidente?
«Dobbiamo mantenere piccole presenze strategiche, e quando veniamo a sapere di un campo di addestramento o un incontro tra terroristi, colpire. Prenderemo il petrolio dove si può, ad esempio in Arabia. Svilupperemo le nostre fonti energetiche e cureremo i nostri interessi».

 

Fonte: La Stampa.