Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Moody’s alza il rating dell’amico Monti

Moody’s alza il rating dell’amico Monti

di Filippo Ghira - 30/09/2012

Eravamo quattro amici a Wall Street.
Mario Monti, da ex consulente di Moody’s e di Goldman Sachs ha lasciato un buon ricordo di sé da quelli parti, come del resto alla City di Londra. Così, il giorno dopo aver fatto da New York (!) la grande concessione di essere pronto dopo le elezioni del 2013 a guidare un governo di salvezza (si fa per dire) nazionale, l’ex consigliere di amministrazione della Fiat ha ottenuto dai vecchi (beh insomma) amici di Moody’s il riconoscimento di essere insostituibile per l’Italia. Insostituibile quindi per affossare definitivamente il nostro sistema industriale, per svenderne la parte pubblica (Eni, Enel e Finmeccanica) ad aziende straniere e per impoverire definitivamente i cittadini italiani.
Si deve osservare che è il termine insostituibile a lasciare sconcertati, ma consoliamoci ricordando che Clemenceau, primo ministro francese, diceva che i cimiteri sono pieni di persone insostituibili. Pur augurando a Monti una vita ancora lunga, gradiremmo però che la vivesse altrove e ben lontano dalle stanze del potere legale e politico. Certo, se teniamo conto del peso e dei condizionamenti dell’euro e delle speculazioni della finanza anglofona contro l’Italia, non siamo così ingenui da pensare che l’origine vera delle decisioni di politica economica sia da ricercarsi nelle stanze di Palazzo Chigi.
Ma la presenza di Monti alla guida del governo è la dimostrazione della scomparsa della classe dirigente politica nel nostro Paese. Gli esponenti dei partiti attuali sono, chi più chi meno, delle mezze calzette. I tanto deprecati politici della Prima Repubblica avevano quanto meno il merito di essere ben coscienti di cosa fosse l’interesse nazionale che, sia pure con alti e bassi, sono riusciti a difendere unitamente alla nostra sovranità. Come hanno dimostrato Enrico Mattei nella gestione dell’Eni e Bettino Craxi nell’episodio di Sigonella.
Le attuali mezze calzette che popolano le aule del Palazzo e quelli che ora bussano alle porte per entrarvi, non hanno la benché minima percezione di cosa significhi le parole Patria e Nazione, tranne che in occasione delle partite di calcio. Si tratta di politici che ai tempi di Craxi e Andreotti erano relegati in panchina o politici di nuova generazione che non hanno ancora preso le misure del mondo nel quale sono entrati. Gli uni e gli altri sono tifosi e sostenitori del Libero Mercato, si dichiarano ultra liberisti, e vedono con favore le pressioni dei mercati finanziari contro i nostri titoli di Stato, considerandole quasi un invito a tagliare la spesa pubblica, ridurre il disavanzo e il debito pubblici.
Quelli che bussano per entrare, e si preparano a farlo alle prossime elezioni, come gli esponenti del Movimento 5 Stelle, danno l’idea di non sapere andare più in là della richiesta di una amministrazione pubblica più efficiente e meno sprecona. Grillo da parte sua, rimane un enigma. Dopo aver assunto in passato posizioni meritevoli contro la cessione di sovranità monetaria alla Bce e contro le imposizioni della tecnocrazia internazionale; dopo aver attaccato alle assemblee della Telecom l’attività del gruppo azionario di controllo che giocava con l’ingegneria finanziaria per mantenere il proprio potere, danneggiando i piccoli azionisti; dopo tutto questo, oggi Grillo ha assunto posizioni liberiste per quanto riguarda il mercato interno che rischiano se applicate di fare vincere la legge della giungla, con il trionfo del più forte, ossia l’Alta Finanza e le banche. Quell’Alta Finanza di cui Mario Monti è il più genuino interprete anche per essere stato commissario europeo alla Concorrenza e al Mercato Interno.
Il sostegno di Moody’s a Monti non deve essere interpretato come rivolto ad un economista che ha dimostrato di essere perfettamente in linea con certe logiche ma rappresenta soprattutto un monito ad una Italia alla quale le elezioni dell’anno prossimo promettono di assicurare l’incapacità di far nascere un governo che possa contare su una maggioranza parlamentare stabile. A quel punto, Monti, che essendo senatore a vita non ha bisogno di presentarsi alle elezioni, potrebbe essere chiamato a furor di finanza a guidare un governo di grande coalizione come l’attuale e in grado di superare le tempeste scatenate dai prevedibili attacchi della speculazione internazionale. E vale poco in tale ottica che nel PD e nel PdL in diversi abbiano rivendicato un primato della politica che dovrebbe tornare a prendere in mano la situazione. Moody’s è stata quanto mai esplicita. Ha dichiarato infatti il suo capo economista che se le elezioni finissero in un pareggio, e a fronte di un periodo economico straordinariamente difficile, Monti potrebbe offrire le sue capacità per mantenere dritta la barca. Il veleno è in coda: si deve capire, dice Moody’s, se il governo futuro sarà impegnato come quello di Monti nelle riforme strutturali e nel ridurre la spesa pubblica. E chi meglio di Monti potrebbe completare l’opera?
All’ex Goldman Sachs è arrivato pure l’appoggio di Angela Merkel. Con lui, ha fatto sapere, la collaborazione è ottima. E da parte tedesca si desidera che questo spirito di collaborazione e di cooperazione continui. Difficile dire se questo sia un merito o un aggravante.