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Se Silvio rimembra ancora

di Gabriele Adinolfi - 10/12/2012

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Considerazioni in margine alla partita di scacchi

 

Il colpo di Berlusconi ha diverse motivazioni e vari scopi tattici.
Tra le motivazioni c'è di sicuro la rivalsa dell'autocrate tradito o quantomeno liquidato frettolosamente dai suoi cortigiani che nel frattempo si è tolto la soddisfazione di averli lasciati affondare e che torna ridanciano per gettare il salvagente ai naufraghi annaspanti.
Da Fini ad Alemanno, da Frattini allo stesso Alfano, la collezione delle figuracce e dei flop è stata così netta che il rientro dell'ex premier come salvatore di una baracca ridotta a catapecchia per nani assume il sapore per lui gustosissimo del ritorno dell'adulto in un asilo infantile.
Anche le rivalse su Napolitano che lo aveva rovesciato de imperio e sulla Merkel che lo aveva messo all'indice internazionale, hanno il loro peso.

Tatticamente gli scopi sono più complessi. Non si tratta solo di ridare un po' di fiato e di senso ad un centrodestra che, nell'appoggio a Monti, si era autodistrutto e che difficilmente poteva aspirare a un quindici per cento prima dello stacco della spina.
Si tratta anche d'inchiodare Bersani.
Perché se si va alle elezioni con l'attuale legge elettorale tutto il piano che si stava realizzando mossa dopo mossa, giorno dopo giorno, per produrre in Italia una maggioranza impossibile e determinare la “necessità” di una coalizione tripartisan a sostegno del Monti-bis, salta e va profondamente rivisto.
Se infatti l'attuale intenzione di voto si tramutasse in realtà con la legge elettorale in vigore e che non si farà più in tempo a cambiare, la coalizione guidata da Bersani avrà i numeri per governare.
E allora come farà a rinunciare al governo?
E quindi il piano Morgenthau e lo strangolamento quotidiano ordinato dall'usurocrazia verrà gestito dal Pd in prima persona? Con le sue fragilità, inconsistenze, debolezze interne? Con che capacità di tenuta?
Insomma, senza contare che la campagna elettorale è ancora tutta da fare e che la sinistra è maestra nel perdere vittorie già acquisite, la mossa di Berlusconi ha un effetto rivoluzionario.

A cercare di comprimerla saranno i “mercati” così come ha annunciato Napolitano: ovvero sarnno decisivi i ricatti che ci verranno fatti dai cospiratori finanziari internazionali in margine ai disastri contabili che scateneranno fin da subito.
A causa dei quali una nutrita pattuglia pideillina, magari di matrice missina, può sempre essere disposta allo strappo con il cavaliere per garantire la “stabilità” nella lingua dello sciuscià.
Se invece, con lo strozzamento e la psicosi di massa, non riusciranno a parare il colpo entro la prossima settimana la mossa avrà però effetto.

Pensiamo ad altro

Ciò premesso non ci si deve lasciare irretire da questo pur spassoso quadro di rissa.
Anche se l'azione di Berlusconi dovesse avere successo e risultare quindi positiva per l'Italia, non si deve dimenticare che essa aggira il problema di fondo che è maledettamente semplice.
La cessazione di sovranità e l'operato di ristrutturazione, totalitario e senza vincoli, delle famiglie dell'alta finanza cosmopolita non richiedono risposte basate sulla protesta e neppure sulla rarissima proposta ma soluzioni radicalmente alternative.
E' necessario ricreare dal basso quella sovranità che ci viene tolta dall'alto; si deve ricostruire socialità quando istituzionalmente, per input provenienti da oltre frontiera, si procede alla disgregazione sociale.
E' dunque opportuno procedere in una logica peronista per cucire tra loro le categorie sociali e le forze produttive in una linea al tempo stesso corporativa e sindacalista rivoluzionaria.

Quali che siano gli effetti della contromossa berlusconiana, l'anno montiano ha contrassegnato un punto di non ritorno che ha avuto perlomeno il merito di far cadere ogni maschera e di mettere a nudo i simulacri. Già destra e sinistra non avevano senso prima dello Sceriffato di Montingham, oggi l'hanno perso del tutto.
Non si può pensare di uscire dal baratro affidando la protesta per delega a questo o a quel partito.
Non solo perché gli uomini politici non sono all'altezza del compito, cosa oramai palese a chiunque, ma perché qualora lo fossero non avrebbero più il potere di fare alcunché.
Perché non avendo accesso ai poteri forti e avendo perduto la sovranità non possono né decidere effettivamente né fare da mediatori se non vi è qualche altro potere con cui mediare.
Che va costruito e di corsa.
Alla forza centrifuga che dall'alto procede allo sterminazionismo sociale e nazionale va contrapposta organizzazione civile, politica, non racchiusa nei limiti della logica partitica.
Va creata alternativa dal basso che ha valore solo se ha la forza per imporsi – e non per proporsi - in sede istituzionale e finanziaria.

Alla sovranità distolta, alla sovranità rubata, alla sovranità evaporata, si risponde costruendo sovranità nell'autonomia.
Alla delega si risponde con la partecipazione diretta e con nuovi rapporti di forza.
E per poter dare una sterzata non è più all'interno delle frontiere della fiction parlamentare che si può procedere, ma si deve andare oltre, trasversalmente e sinergicamente, con un fascio di forze produttive.
Pertanto la mossa di Berlusconi, se riuscirà, sarà benedetta. Ma soltanto per le difficoltà di percorso in cui per essa possono incorrere i liquidatori agli ordini di Goldman Sachs e della Dottrina Morgenthau.
Per il resto c'è tutto da costruire.
Chi si lascerà trascinare nella solita diatriba calcistica del Berlusconi sì – Berlusconi no non si sarà accorto di quanto è accaduto in Italia, in Europa e nel mondo negli ultimi mesi e dimostrerà di non avere la minima idea di cosa ci aspetta né di come possiamo opporci allo sterminazionismo.
Avanti quindi comunque e a prescindere, con i nervi saldi, e soprattutto con lucidità.