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Dopo la spallata di Grillo: indietro non si torna

di Giulietto Chiesa - 02/03/2013

Rimini, piazza Cavour: comizio elettorale di Peppe Grillo

Ho detto che scommetto sull’onestà di Beppe Grillo e confermo. Ho aggiunto che lo faccio perché scommetto sulla forza dell’onda che egli ha saputo suscitare: un’onda ormai inarrestabile, non uniforme, molteplice, ma il cui vettore è chiarissimo: indietro non si torna.

Capisco che avranno, lui e l’onda, molti problemi enormemente difficili da risolvere. So che saranno sottoposti a pressioni da cento atmosfere, provenienti da molte parti, anche dall’interno stesso dell’onda, collidenti tra loro (perché l’onda è un groviglio di contraddizioni). Ovvio che farà errori. Ma non credo che commetterà l’ingenuità (che a questo punto si trasformerebbe in crimine) di farsi assorbire in manovre di palazzo.

Perché è molto facile precipitare dagli altari (per altro irti di spine) nella polvere. Non penso che sarà questo lo scenario del prossimo futuro. Leggo (ed è già una forma di pressione su di lui, su di loro) che molti dei suoi deputati e senatori saranno presto “comprati”. Forse alcuni lo saranno, perché la carne è debole e i denari non sono trenta. Ma penso che coloro che scrivono e diffondono questi veleni misurano la realtà con il loro metro di servi, mentre la realtà – come il voto ha dimostrato – non è composta solo di servi.

Certo – e nessuno se lo dimentichi – si deve tenere conto che ciascuno dei neo-deputati e senatori dell’unica opposizione esistente è oggi il bersaglio, l’oggetto di attentissimi scrutini. Si stanno già compilando i dossier, si scaverà nelle loro vite, si cercheranno gli scheletri nei loro armadi, per poi spenderli a tempo debito nella melma degl’intrighi di palazzo. Il guaio, per chi lavora in questa direzione (e i servizi segreti sono lì per questo), è che troverà poco in quei dossier, troppo giovani per avere conti da saldare. Ecco una delle novità sostanziali della situazione.

No, i problemi saranno ben più grandi e difficili. Si dovranno prendere decisioni di portata nazionale, europea, mondiale. E si dovrà farlo stando sotto la mira impietosa e feroce dei cosiddetti “mercati”, vale a dire del superclan massonico-mafioso europeo e mondiale. Ed essendo bersaglio dei giornali e delle televisioni, verminai di servi il cui compito principale sarà quello di avvelenare, intorbidare, calunniare: in una parola impedire che la gente possa capire cosa sta accadendo.

Dunque Grillo ha bisogno di una squadra. Avrebbe dovuto pensarci prima, poiché era evidente, da tempo, che da solo non avrebbe potuto reggere a una tale valanga di compiti. Nessuno potrebbe farlo.

Deve dunque “strutturare” le sue capacità di risposta. Un esercito che rimane senza ordini chiari, e senza guida, non può evitare di disperdersi. Le forze di questo esercito sono (e non potrebbe essere diversamente) non omogenee, non sperimentate.

La battaglia si è ormai trasferita dentro le istituzioni, cioè nel campo di Agramante, dove l’avversario è esperto e manovriero. Le lusinghe e gl’intrighi e i trucchi si sprecheranno nelle settimane a venire. Molti ci cascheranno, anche con le migliori intenzioni, per ingenuità o per dolo.

Ma non è solo questione di lusinghe. C’è un paese in ginocchio che implora, esige una tregua. E sarà facile al palazzo, in nome della ingovernabilità che si è creata, rovesciare sul Movimento 5 Stelle responsabilità che non sono sue. Dunque occorre prepararsi. Io penso che Grillo abbia ora bisogno di un forte sostegno nel paese. Il suo oltre 25% di voti, per quanto straordinario, è solo una parte del tutto. Serve una forte opposizione sociale, che muova dalle fabbriche, dalle scuole, dalle università, dalle categorie colpite, dalla società civile. Lo spazio che si è aperto può essere riempito se vi sarà un’azione concertata e simultanea dall’esterno del palazzo.

Le cifre lo dicono e rivelano la portata sconvolgente della spallata che la classe politica ha subito. Il Partito Democratico ha perduto, rispetto al 2008, quasi tre milioni e mezzo di voti alla Camera e ben oltre due milioni e mezzo di voti al Senato. Il PDL è uscito letteralmente dimezzato, quasi annientato, perdendo nello stesso periodo 6 milioni e 300 mila elettori alla camera e 5 milioni e 600 mila elettori al Senato. Hanno l’aria, questi ultimi, di festeggiare il quasi pareggio con il PD; in realtà festeggiano lo scampato pericolo di sparire del tutto. Ma entrambi i partiti del Grande Inciucio sono sull’orlo della sparizione finale. Complessivamente hanno ceduto 10 milioni di voti negli ultimi cinque anni! E’ evidente che non hanno niente per cui festeggiare.

Della sinistra falcemartellata e girotondina è inutile parlare. Addio alla sinistra del ‘900, in tutte le sue variegate colorazioni: da quella rosso vivo alle smorte varianti rosacee. E questa volta per sempre. L’unica cosa che si può aggiungere è che lo choc nel quale si è venuta a trovare non sembra avere prodotto nessun ritorno di saggezza e di realismo.

Avevano alzato tutti il sopracciglio nei confronti di Grillo e del Movimento 5 Stelle, dimostrando di avere capito nulla sia di quello che stava accadendo nella “voragine” dei non rappresentati, sia degli sconvolgimenti sociali e psicologici che stavano avvenendo.

È stato dunque logico che siano spariti dalla scena politica. Dopo il voto (stando almeno al tono e al contenuto della valanga di commenti sulla sconfitta proliferanti sul web), prevale la pervicace insistenza, il diabolico perseverare attorno alle “analisi di classe” (di classi che sono ormai irriconoscibili rispetto a quelle cui costoro fanno riferimento), attorno alla necessità di “rilanciare” la costruzione di una prospettiva “di sinistra”.

Devono ancora rendersi conto, e dubito che lo faranno, che non ci sarà una prospettiva “di sinistra” capace di raccogliere grandi masse popolari e democratiche.

La riscossa viene da un’altra parte: che non desidera, che non sa nemmeno cosa sia “la sinistra”, ma che vuole un cambiamento radicale, perfino più “di sinistra” dei più fantasiosi sogni della “sinistra” che è spirata il 24/25 febbraio 2013.

La storia non fa mai sconti. Sarà difficile ricostruire una fisionomia unitaria che dia un volto e un nome a ciò che sta accadendo, ma le vecchie giaculatorie non saranno certo recitate da grandi masse. E dunque è a questo compito che bisogna accingersi.