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L’UE a Cipro: come ti metto le mani in tasca con la scusa del “debito”

di Enrico Galoppini - 19/03/2013

Fonte: Europeanphoenix



Chissà come sono contenti quest’oggi i ciprioti: hanno scoperto che per sanare il “debito pubblico”, il debito creato dall’adozione della moneta-debito euro, dovranno sopportare un prelievo forzoso sui loro depositi bancari.

Per quelli che hanno fino a 100.000 euro, la gabella sarà del 6,75%, mentre per i ‘paperoni’ che posseggono cifre superiori, corrisponderà al 9,9%.

Facciamo un attimo due conti: se uno ha in banca 20.000 euro, dovrà donare, per la “salvezza delle banche e della patria”, la non indifferente cifra di 1.350 euro. Se ne ha 10.000, l’obolo versato nelle fauci dell’euro-dittatura sarà di 675 eurini sonanti, con 377,5 tintinnanti monetine da un euro che saluteranno un già misero deposito di 5.000.

Poco esaltante la situazione anche per uno con 120.000 euro in banca (bisogna fare lo sforzo di mettersi nei panni degli altri): dovrà sacrificare 8.100 euro (!) sull’altare del ‘dio moneta unica’, dove alcuni però si guardano bene dall’ “unirsi” appassionatamente, come la Gran Bretagna, che la sterlina se la tiene ben stretta mettendo comunque bocca alla grande nella gestione dell’euro.

Da tutto questo effluvio di danari dalle tasche dei ciprioti, dovrà uscire una cifra di 5,8 miliardi di euro, come hanno stabilito i “collaborazionisti” ministri delle Finanze dell’“eurozona”, andati a prendere ordini dalle centrali dell’usurocrazia di Bruxelles. Condizione, questa, per essere beneficiati della ‘manna’ da 10 miliardi di euro, gravata – ça va sans dire – da interessi, il che causerà un immediato aumento del “debito pubblico”, che è quello che vogliono appunto i padroni dei camerieri. Ecco che cosa sono i famosi “aiuti”, regolarmente preceduti da squilli di tromba dei soliti “media”.

Questi delinquenti (perché qui bisogna chiamare la gente col suo nome) forse considerano i risparmi delle persone alla stregua delle noccioline, o della carta straccia che, secondo una consumata prassi, stampano come una qualsiasi tipografia facendo credere ai gonzi (che vanno dai rinomati “economisti” ai baggiani che leggono gli autorevoli “quotidiani”, giù giù fino al classico “uomo della strada”) di avere chissà quali magiche virtù che gli consentono di detenere di ‘segreto’ della “creazione del denaro”.

Mai nessun “analista” o “esperto” che, in simili frangenti, quando la truffa è scoperta al massimo grado, si azzardi ad osservare che per un pincopallino qualsiasi un migliaio d’euro da gettare al vento sono un sacrificio odioso e insopportabile (materialmente e moralmente), corrispondendo ad uno stipendio mensile o quasi. Un mese a tirare la carretta in un lavoro che di solito si fa malvolentieri per poi vedersi divorare il tutto da un cerbero che si divora tutto, anche per campare gente completamente inutile come gli euroburocrati. Non sia mai detto: tutti intenti a rendere “difficile” e capzioso l’argomento monetario, complicando la questione, intortando con grafici, tabelle e citazioni di presunti e autoreferenziali “oracoli” della scienza economica e monetaria, con la ciliegina delle classiche frasi fatte ripetute sin dai tempi dei banchi di scuola.

Dovrebbero dire due-tre cose, e sempre le stesse, se avessero a cuore la loro dignità, e invece la fanno sempre complicata e fumosa, gettando spessi strati di nebbia nelle menti dei lettori, così nessuno, dal popolino depresso nella sua obbedienza atavica, al cosiddetto “ceto intellettuale” con laurea e l’abbonamento al quotidiano, metterà in dubbio la necessità di sopportare anche quest’ennesimo attacco alla giugulare da parte della razza-vampira.

Dovrebbero dire infatti che è completamente senza senso che, mentre ci sono dei cosiddetti “governanti” preoccupati (incaricati) solo di far aumentare il “debito pubblico”, sistemandolo nelle mani di chi lo userà per ricattare la nazione “indebitata”, vi è gente che lavora un mese per accumulare quello che loro considerano un “numero”, un “problema contabile“, una percentuale “irrisoria” da destinare ad un “sacrificio necessario” per “salvare” sempre qualcosa di sacro ed irrinunciabile: le banche (che invece potrebbero tranquillamente fallire come una qualsiasi impresa privata quali sono, se uno Stato degno di tal nome le nazionalizzasse) e lo Stato stesso, simulacro di quel che dovrebbe essere: il “sovrano” che, una volta decapitato per la gioia degli ebeti che pensavano di essersi “liberati”, è stato sostituito da un’entità astratta e smitizzata, la “cosa pubblica” (la “Repubblica”), che in realtà è privata, appannaggio di alcuni coalizzati furboni a danno di tutti gli altri, disorganizzati e divisi, tiranneggiati molto più di prima (e più subdolamente) ma illusi e stuzzicati nella loro natura plebea delle fantastiche opportunità della “società aperta” e della “modernità” senza più “teste coronate”.

Purtroppo va detto che anche gli ultimi sovrani, prima della tirannide democratica, si erano dimostrati inadeguati, anche nella rappresentanza e gestione di quelle che sono le prerogative indiscutibili dell’autorità. L’usuraio di corte e la cattiva abitudine di appoggiarsi a questi parassiti dell’umanità era purtroppo cominciata nell’Ancien Régime, col re sempre più alieno da quei sani sentimenti di “padre di famiglia” che dovrebbero contraddistinguerlo, e troppo coinvolto nella ricerca del “lusso” e nella formazione d’invincibili eserciti per dare sfogo alle sue manie di grandezza, artatamente solleticate da “guerre” dietro le quali c’era sempre il viscido e disgustoso prestamonete incistato a corte.

A questa feccia dell’umanità, le democrazie non hanno fatto altro che srotolare il tappeto rosso prima riservato ai monarchi.

È giunta l’ora di farla finita con questa genia di parassiti. Altro che “lotta agli sprechi”, altro che “casta”, altro che prelievi forzosi e tasse e balzelli d’ogni tipo per non risolvere mai quel che appunto non può avere “soluzione”, stando così le cose.

Se “siamo in guerra”, come qualcuno ha esclamato prima e dopo un clamoroso successo elettorale, si tratta proprio di quella contro i “signori del denaro”.

Qualcuno se ne sta fortunatamente accorgendo, come il Primo ministro ungherese Orbán, presentato come un “nazionalista”, uno “sciovinista”, un “fascista” per il solo fatto d’essersi messo a muso duro contro la piovra dell’euro ed aver anteposto il bene della sua nazione: “troppe banche straniere”, ha sentenziato, mentre procede la magiarizzazione dello Stato e della società, tra gli “oVVoVe! oVVoVe!” dei menestrelli della carta piombata e dei tg.

Non sarà la soluzione perfetta? La via giusta per uscire da questa prigione chiamata “euro”? Di certo c’è che bisogna farla finita con questa Europa e la riduzione a “maiali” (PIGS) di nazioni la cui pura e semplice esistenza è in pericolo.

La gente ha diritto a viver tranquilla, senza il terrore di vedersi piombare addosso gli sgherri d’un potere illegittimo, completamente in ostaggio dell’usuraio, che “legalmente” ti espropria dei frutti del tuo lavoro senza nemmeno guardarti in faccia, con un banale e vigliacco clic dalla tastiera d’un computer.