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La Rivoluzione francese non è ancora terminata?

di Francesco Mario Agnoli - 15/07/2013

    

   Dobbiamo essere grati  a Vincent Peillon, ministro dell'Istruzione nel governo socialista francese,  per avere scritto il libro “La Rivoluzione francese non è ancora terminata” e per avere enunciato a chiare lettere  in un  video promozionale del suo lavoro in circolazione  su Internet il programma suo e del governo di cui fa parte, a cominciare dalla dichiarazione  che  “non si potrà mai costruire un paese libero con la religione cattolica”. Di conseguenza   il primo compito assegnato dal ministro allo Stato è di sostituire la morale e la spiritualità della  Chiesa cattolica  con una nuova religione, laica e repubblicana.  Adesso, grazie a Peillon,  non possiamo più avere dubbi, e quelli che erano fino ad ieri sospetti sono divenuti certezze: dopo sessant'anni  rinasce  un orrido mostro che si credeva debellato   per sempre con la sconfitta del nazismo e del comunismo: lo Stato etico. Sappiamo anche  dove  il cancro  sta sviluppando le sue  cellule tumorali: come è  accaduto altre volte (Peillon se ne vanta)  a Parigi,, in attesa di estenderle a Bruxelles, che se ne mostra già alquanto contagiata, e alle altre capitali europee.

 Peillon, fin d'ora forte di un incarico che gli consente di dare contenuto  concreto ai suoi programmi, non  si nasconde  e disegna  a chiare lettere  il percorso che lui e il governo Holland intendono seguire  per portare a compimento  una rivoluzione purtroppo  lasciata a mezzo a fine 1799 o forse nel 1814. Dal momento che è un uomo pratico, un repubblicano all'antica sullo stampo di quelli che non ci pensarono due volte a ordinare il genocidio del  popolo vandeano (e se ne fecero un merito)  il ministro della Pubblica Istruzione intende cominciare dalla scuola. A questa, difatti, attribuisce, sotto la sua guida illuminata, il compito di fare dimenticare agli allievi  quanto è avvenuto prima  del fatidico 1789, perché  “la rivoluzione implica l’oblio per tutto ciò che precede la rivoluzione”. E', quindi, dovere della scuola “strappare il bambino da tutti i suoi legami pre-repubblicani per insegnargli a diventare un cittadino”. Quindi il primo passo è allontanare  i figli dalla famiglia per sottrarli alla perniciosa influenza dei genitori (almeno di quelli non in  possesso di un inoppugnabile pedigree di laicité), che potrebbero impartire un'educazione  ancora di stampo cattolico o apprendergli avvenimenti e notizie che un autentico repubblicano  non deve conoscere perché  nocivi al suo repubblicanesimo. Ai genitori ( e - manco a dirlo – ai preti) dovranno sostituirsi i maestri di scuola  (ovviamente previo controllo che non siano a loro volta contaminati da qualche  residuo cattolico ed eventuale periodo di rieducazione alla totale laicità repubblicana) nonché i  cittadini rappresentanti.

    Per il momento non siamo ancora al Terrore all'ordine del giorno e alla ghigliottina, perché  l'esperienza ha dimostrato che i metodi violenti  sono troppo spesso controproducenti e, almeno agli inizi,  conviene  tentare altre strade, per esempio utilizzando  gli strumenti  di comunicazione di massa, che sembra possano raggiungere il risultato auspicato  con metodi  ad un tempo più  soft e più efficienti. Ciò non toglie che il Terrore e la  ghigliottina (o i loro moderni equivalenti) possano essere  dietro l'angolo.  Vincent Peillon è politico troppo navigato per non avere messo in conto  la possibilità che molti genitori e famiglie francesi non siano affatto disposti a consegnare i figli allo Stato e decidano di opporre resistenza. In questo caso la Nazione (con lo  Stato etico rispunta anche la seconda testa del mostro: la Nazione  giacobina) dovrà  necessariamente fare ricorso  alla forza  perché finalmente tutti i francesi (tanto per cominciare, poi – come insegna la storia della Rivoluzione – bon gré mal gré verranno gli altri) si adeguino a quella Virtù repubblicana per la cui affermazione tanto si adoperarono Massimiliano Robespierre, Jean-Paul   Marat e i loro amici.

    Un anticipo illuminante lo si è avuto con la violenta repressione poliziesca (stile piazza Taksim a Istanbul e piazza Tahrir al Cairo) della pacifica manifestazione “Manif pour tous” a difesa della famiglia tradizionale. La religione laica e repubblicana  non ammette il dissenso, perché chi dissente oltraggia la Virtù.