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Chi ci guadagna dall’uso delle armi chimiche in Siria?

di Mohammad Eslami - 25/08/2013



486195Senza negare la gravità dei risvolti sociali e politici della crisi siriana, non possiamo fare finta di non sapere che il ruolo dei media è stato fondamentale nell’evoluzione di questa triste vicenda. Un esempio lampante di tutto ciò è l’attacco chimico nei pressi di Damasco, con le terribili immagini mostrate dai media internazionali, riguardanti bambini e civili inermi massacrati. Da mercoledì la prima notizia di tutti i canali è l’attacco con armi chimiche in Siria. In tutto ciò però bisogna sottolineare la clamorosa rivelazione del governo russo, che ha svelato come in realtà l’attacco sia stato perpetrato qualche giorno prima, e le immagini dei media non si riferiscono agli utlimissimi giorni, ma erano state registrate precedentemente. I russi hanno detto esplicitamente che tutto ciò rientra in un piano per fare pressione sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU e sugli inviati delle Nazioni Unite in Siria; questi ultimi infatti ora si trovano nel paese arabo e stanno cercando di avere delle informazioni imparziali su quello che sta avvenendo in questa martoriata nazione del Medio Oriente. Bisogna capire ore il perché di tutto ciò; secondo me dobbiamo prendere in considerazione due fattori, sia a livello siriano, che a livello regionale.
La logica e la ragionevolezza impone di capire che il governo e l’esercito damasceno non hanno alcun vantaggio ad usare le armi chimiche. Soprattutto ora che gli inviati dell’ONU si trovano in loco. Il governo siriano al contrario, ha tutto l’interesse a far capire agli inviati delle Nazioni Unite le buone intenzioni della Siria. Sono mesi che Damasco cerca di far capire al mondo che le stragi nel paese arabo sono opera non delle forze governative; d’altronde la zona del presunto attacco chimico non era coinvolta in scontri di particolare rilievo tra forze regolari e oppositori. I principali campi di battaglia sono la regione di Homs e quella di Aleppo, quindi un attacco era più logico che avvenisse in quelle aree, e non di certo a ridosso della capitale. Un altro campo di battaglia strategico era Qusayr, al confine col Libano, zona bonificata qualche tempo fa senza l’uso di armi chimiche. Non ha nessun senso per il governo usare le armi chimiche in un contesto come quello della periferia della capitale, al momento non interessata da battaglie strategiche. Senza dimenticare che in generale la battaglia in Siria procede a favore del governo.
Non vi sono ancora reportage completi concernenti la vicenda, ma ciò che emerge con chiarezza è il fatto che i ribelli, usando le armi chimiche, possono richiamare l’attenzione degli ispettori dell’ONU, ovviamente dando la colpa al governo. Quindi siamo di nuovo di fronte a un crimine perpetrato dai terroristi vicini ad Al Qaida e ai gruppi estremisti, contro la popolazione inerme, cose già viste in Siria, ad esempio quando i ribelli usarono le armi chimiche nella regione di Khan Al Asal, provocando una strage di siriani, nei pressi di Aleppo. Inoltre, a livello regionale, non possiamo non ritenere l’attacco chimico isolato dal contesto dei paesi limitrofi. L’attentato di Tripoli in Libano, il lancio di razzi dal paese dei cedri su Israele, l’attacco israeliano contro i palestinesi del Libano, sono da leggere in un unico scenario. Il lancio di razzi su Israele è stato rivendicato dal gruppo delle Brigate Abdallah Azzam, coinvolta nella guerra alla Siria, a dimostrazione di come siano legate le sorti dei vari paesi della regione. Inoltre le nuove vicende siriane, a livello mediatico, hanno oscurato la crisi egiziana e hanno rimesso la luce dei riflettori sul Libano e sulla Siria.
Il dissidio tra Al Jazeera e Al Arabya, sulla vicenda egiziana quindi, sulla Siria è di nuovo venuto meno. Al Jazeera in Egitto sostiene i Fratelli Musulmani, mentre Al Arabya è dalla parte dei militari e del governo provvisorio. In questi gironi avevamo visto che il governo saudita era sotto pressione internazionale per la sua posizione favorevole al golpe egiziano, ora però la voce dei media arabi è nuovamente unita contro la Siria. Il massacro di 500-1000 civili inermi siriani, ha fatto sì che i media arabi anti-siriani si concentrassero nuovamente sulle vicende del paese governato da Assad, dimenticando così le divergenze concernenti il colpo di stato egiziano.

Traduzione dal persiano all’italiano dell’editoriale di uno dei più importanti quotidiani iraniani (“Khorasan”) – Traduzione a cura di Ali Reza Jalali
Mohammad Eslami – Khorasan Newspapaer, 24 agosto 2013