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La nascita del mondo "de-americanizzato"

di Pepe Escobar - 21/10/2013

   
    Ci siamo. La Cina ne ha avuto abbastanza. La sfida (diplomatica) è aperta. È arrivato il momento di costruire un mondo "de- Americanizzato". È arrivato il momento che una "nuova valuta di riserva internazionale" rimpiazzi il dollaro statunitense.

È tutto qui, in un editoriale di Xinhua ( trad. italiana qui ), direttamente dalla bocca del dragone. E l'anno a cui si riferisce è solo il 2013. Allacciatevi le cinture di sicurezza- specialmente voi dell'elite di Washington. Sarà un viaggio difficile.



Sono passati i giorni del basso profilo di Deng Xiaoping. L'editorale di Xinhua indica nella recente minaccia di uno shutdown statunitense il pretesto per il ritorno del dragone. Dopo la crisi finanziata causata da Wall Street, dopo la guerra in Iraq, un "mondo confuso", e non solo la Cina, desidera un cambiamento.

Il seguente paragrafo non potrebbe essere più esplicito:

Piuttosto che onorare i suoi doveri da potenza leader responsabile, Washington ha abusato egoisticamente del proprio status di super potenza e ha, semmai, apportato ulteriore caos al mondo intero allargando ovunque l'incertezza finanziaria, istigando le tensioni regionali nel mezzo di dispute territoriali e combattendo guerre ingiustificate mascherate grazie a totali falsità.

La soluzione, per Pechino, è "de- Americanizzare" l'attuale equilibrio geopolitico- a partire da una partecipazione più attiva al Fondo Monetario Internazione e alla Banca Mondiale per le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo, che conduca a una "nuova valuta internazionale di riserva creata allo scopo di rimpiazzare il dollaro statunitense oggi predominante".

Da notare come Pechino non stia promuovendo una rottura completa del sistema Bretton Woods- almeno per adesso- ma, piuttosto, reclami maggior potere decisionale. Suona ragionevole, considerando che la Cina esercita all'interno dell'Fmi un peso lievemente più alto di quello dell'Italia. La riforma dell' FMI- più o meno- va avanti dal 2010, ma Washington, prevedibilmente, ha posto il veto su qualsiasi intervento sostanziale.

Quanto all'abbandono del dollaro, esso è un processo già avviato, a diverse velocità, specie per quanto riguarda il commercio fra i paesi membri dei BRICS, gruppo di potenze emergenti (Brasile, Russia, Cina, India e Sud Africa), che si svolge oggi preponderatamente nelle rispettive valute. Il dollaro americano sarà lentamente ma sicuramente rimpiazzato da un paniere di valute.

Anche la "De-Americanizzazione" è già iniziata. Si prenda la recente offensiva diplomatica cinese nei confronti del Sud-Est asiatico, mirata a una maggiore collaborazione di tali stati con il loro principale partner commerciale, la stessa Cina. Il presidente cinese Xi Jinping ha concluso una serie di accordi con Indonesia, Malesia e anche Australia, solo poche settimane dopo averne siglati altri con gli stati dell' Asia centrale, i cosiddetti "stans" ( Kazakhistan, Kyrgyzistan, Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan ndt).

L'impegno cinese per il miglioramento dell' "Iron Silk Road" ( il Trans-Asian Railway, progetto finalizzato alla creazione di una rete ferroviaria tra Europa e Asia) ha ricevuto forti incoraggiamenti, grazie alla partecipazione delle compagnie ferroviare cinesi al progetto di una linea ferroviaria ad alta velocità che attraversi la Thailandia- parte integrante del piano- e che comincia, adesso, a materializzarsi. In Vietnam, con ancora più il premier cinese Li Kequiang ha siglato un'intesa che stabilisce il non intervento cinese nelle dispute fra i due paesi del Mar Cinese Meridionale con conseguenze economiche ancora più forti. Prendete nota, puntate sull'Asia.

Tutti a bordo il petroyuan

Tutti sanno che Pechino detiene montagne, Himalaya si potrebbe dire, di bond emessi dal Ministero del Tesoro statunitense- merito dell'enorme surplus commerciale accumulato nei tre decenni passato accoppiato a una politica ufficiale di stabilità dello yuan dal lento sviluppo ma sicura.

Allo stesso tempo, Pechino ha agito. Lo yuan è diventato, gradualmente ma costantemente, più convertibile nei mercati internazionali (solo la scorsa settimana, la BCE e la People's Bank of China hanno accettato di impostare una currency swap line (è un contratto stipulato fra due controparti che si scambiano nel tempo un flusso di pagamenti denominati in due diverse valute. Si pone quale scambio a pronti di una determinata valuta e nel contempo in uno scambio di eguale ammontare e cambio, ma di segno opposto, a una data futura prestabilita. Ndt- fonte Wikipedia) che aumenterà la forza internazionale dello yuan e ne migliorerà l'accesso al mercato finanziario dell'Euro zona.

La data ancora non ufficiale di una piena convertibilità dello yuan potrebbe cadere all'incirca fra il 2017 e il 2020; l'arresto d'accumulazione di debito americano implicherebbe, a lungo termine, l'allontanamento di Pechino da quel mercato- e con ciò l'aumento del costo del debito americano. Il processo verso una piena convertibilità dello yuan è inesorabile come quello dei BRICS verso un paniere di valute che progressivamente rimpiazzerebbero il dollaro come valuta di riserva. Fino a quando, prima o poi, non si sarà materizzata la vera catastrofe: l'avvento del petroyuan- destinato a sorpassare il petrodollaro una volte le petro-monarchie del Golfo si saranno accorte da che parte il vento soffi. Allora, si aprirà una situazione geopolitica completamente diversa.

Potrebbe volerci tempo, ma ciò che è certo è che la celebre lista di istruzioni di Deng Xiaoping verrà man mano cestinata: "Osserva tranquillamente; stabilizza la nostra posizione; fronteggia gli affari con calma; nascondi le nostre capacità e attendi gli eventi; sii bravo nel mantenere un basso profilo; non pretendere mai la leadership".

Un mix di cautela e furbizia questo era il classico Sun Tzu, ancorato alla storica fiducia in sé propria dello spirito cinese e all'alta considerazione rivolta alle ambizioni impegnative a lungo termine. Finora, Pechino si è mantenuta in disparte; lasciando che gli avversari commettessero errori fatali ( e che collezione d'errori da migliaia di miliardi di dollari) e accumulando "capitale".

Il momento della capitalizzazione è ormai arrivato. Dal 2009, dopo la crisi finanziaria provocata da Wall Street, si sono susseguite numerose lamentele cinesi riguardo il "malfunzionamento del modello occidentale" ultimamente allargate anche alla "cultura occidentale".

Pechino ha ascoltato Dylan (con sottotitoli in mandarino?) e ha concluso che sì, i tempi sono cambiati. (The times they-are- a- changing, uno dei brani più celebri del cantautore americano, ndt). Senza progressi immediati sul piano sociale, economico e politico- lo shutdown è un ulteriore esempio della situazione, qualora qualcuno ne avesse bisogno- la decadenza degli USA è tanto inesorabile quanto l'ascesa, passo dopo passo, della Cina che finirà per spiegare le sue ali dominando la post-modernità del XXI secolo.

Nessun errore: l'elite di Washington combatterà questo processo come se fosse l'ultima piaga. Ancora, occorre ora aggiornare l'intuizione di Antonio Gramsci: il vecchio ordine è morto, e il nuovo è a un passo dal nascere. (1)

Pepe Escobar
Fonte: www.atimes.com

Nota CdC
(1) La frase fa riferimento alla famosa definizione di Gramsci, secondo la quale la crisi consiste "nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere" (Quaderni del carcere).

Link: http://www.atimes.com/atimes/World/WOR-02-151013.html
16.10.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di G