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Le tendenze della congiuntura

di Gianfranco La Grassa - 14/02/2014


 

 

1. Chi ha un cervello abituato alla razionalità non riesce a non pensare che questo governo agisca in modo da creare una situazione di intolleranza crescente per cui, alla fine, si tirerà un sospiro di sollievo comunque, qualsiasi altra tortura ci si vorrà infliggere con rimpasti o, più probabilmente, con un nuovo governo. Tuttavia, proviamo invece a supporre che simili azioni governative siano soltanto effetto di un quadro politico totalmente sfatto, in preda a forze in contrasto su qualsiasi problema; e infarcito da una gran massa di incompetenti e pure mentecatti, del tutto ignari di quel che stanno facendo e, ancor più, di quanto si dovrebbe fare.

Ho detto più volte che, per capire quanto sta avvenendo in Italia, ci si deve chiedere quali siano gli ordini provenienti da ambienti statunitensi, che agiscono – fin dall’epoca di “mani pulite” e anche prima, a partire dagli anni ’70 e, in particolare, dal 1978 – tramite quello che oggi è il partito democratico, cui ha dato l’aire (attraverso svariate denominazioni: Pds e Ds prima di Pd) il gruppo degli usurpatori – fin quando non crollò il campo “socialista” e l’Urss – del nome di comunisti. Oggi come oggi, tuttavia, credo che questi stessi ambienti siano molto più che perplessi di fronte all’incapacità e inconcludenza dei voltagabbana; controllano sempre la situazione, ma con elasticità e cercando pur essi di capirci qualcosa in mezzo al bailamme creato da questi decerebrati. E probabilmente effettuano interventi di “correzione”, molto cauti e senza troppo clamore.

Quando una data società particolare (in un paese insomma) entra in una fase di spinto sbriciolamento sociale e di totale meschinità dei singoli soggetti che agiscono nella sfera della politica, è molto pericoloso inseguire le varie mosse di questi sciagurati allo sbando; ne va dell’interpretazione dei fatti e delle previsioni di possibili sbocchi futuri. Anche l’interpretazione e le previsioni si vanno facendo pasticciate e confuse. La cosa migliore è allora abbandonare le convulse azioni dei soggetti (e le loro meschine psicologie) e afferrare quali sono i movimenti di fondo, sia pure interpretati per semplicità in modo piuttosto lineare.

 

2. Ancora una volta alcune previsioni da noi formulate già dal 2009-10 si stanno verificando per l’essenziale realistiche. Dissi allora che il viaggio “segreto” di Berlusconi

qui

segnava la fine di un periodo iniziato nell’agosto 2003 (visita di Putin in Sardegna), in cui il pur mediocre leader della “destra” aveva comunque sviluppato, evidentemente mosso da propri interessi, una politica estera con qualche non allineamento rispetto a date strategie americane, soprattutto in campo energetico, per quanto riguarda oleodotti e gasdotti, ecc. Gli Stati Uniti fino a Bush junior (ma già a metà del suo secondo mandato si intravedevano segnali di mutamento, con la liquidazione di Rumsfeld e altro) avevano lasciato le briglie abbastanza allentate al suddetto leader. In seguito, tutto ciò è cambiato.

Non credo che già dall’ottobre del 2009 il cambiamento fosse deciso nelle sue tappe decisive; anzi nemmeno credo che gli Usa abbiano seguito un orientamento preciso fin dall’inizio; alcuni mutamenti sono avvenuti “in corso d’opera”. Si teneva senz’altro conto che ormai vi erano segnali decisi di tendenza al multipolarismo (tuttora imperfetto, ma iniziato già dai primi anni del secolo). E ci si opponeva con flessibilità e a geometria almeno parzialmente variabile. Per quanto riguarda l’Italia, ancora a fine agosto 2010 Berlusconi ricevette con tutti gli onori Gheddafi, fece dichiarazioni impegnative circa le colpe coloniali italiane nei confronti della Libia; e non credo che ciò nascondesse propositi di quell’aperto tradimento perpetrato poi nel 2011 (con successiva dichiarazione, dopo 8-9 mesi, di essere stato contrario all’aggressione).

La svolta più netta si produsse il 14 dicembre 2010 quando il governo del cavaliere si salvò per solo tre voti, dopo l’aperto voltafaccia di Fini (che in quell’anno si era recato ufficialmente negli Stati Uniti, così come il nostro presdelarep). Non ci interessa seguire qui quali possano essere stati i contorcimenti psicologici del berlusca. L’importante è che quanto verificatosi negli anni successivi vide la sostanziale pantomima tra lui, Napolitano e pochi altri. I vertici dei due schieramenti, detti “destra” e “sinistra”, seguirono con varia consapevolezza le acrobazie eseguite dai principali protagonisti, alle cui spalle s’intravedevano i suggeritori dell’Amministrazione Obama.

I governi Monti e Letta, con l’intermezzo delle elezioni e dell’impropria nuova nomina a presidente di Napolitano (è evidente che non ci si poteva fidare di altri, assai meno a conoscenza di quanto intercorso tra lui e il cavaliere con l’“assistenza” statunitense), erano una pura e semplice operazione di transizione all’ormai richiesto (da oltreoceano) cambiamento del personale politico – soprattutto di quello derivante dal piciismo – rivelatosi del tutto incapace di garantire un minimo di ordine e congruenza nel sistema socio-economico italiano. L’operazione era ed è particolarmente difficile – e penso che i protagonisti ne fossero piuttosto consapevoli – per gli esiti velenosi lasciati da un ventennio di demenziale assenza di vera politica, sostituita dal ben noto forsennato antiberlusconismo, che assegnava ad un solo individuo (furbacchione ma di non grande levatura) tutte le difficoltà create invece, appunto, da quella sedicente “sinistra” incapace d’altro che di gridare al montante nuovo fascismo.

3. Bisogna dire infine alto e forte che l’antifascismo – creato negli anni ’70 tramite una radicale seppur non ben visibile trasformazione del significato della Resistenza, che non era affatto soltanto antifascista, anche perché i peggiori nemici dell’Italia si annidavano nella monarchia e nell’imprenditoria “privata” – è stata la vera rovina del paese, essendo inoltre coadiuvato da un ammasso di arrivisti intellettuali che hanno, fra le altre cose, impestato totalmente l’Università italiana. Certamente, però, i mediocri politicanti della “sinistra” sono stati i più deleteri. Perché – dovrebbe essere risaputo – anche quando si perpetrano soperchierie e s’impongono determinati orientamenti ad una popolazione, è necessario che chi li attua creda comunque alla rilevanza delle azioni compiute. I rinnegati di tutto il loro passato non credono a nulla, sono puri venditori di fumo, e per di più per conto di ambienti stranieri. Del resto è la stessa sorte subita dagli intellettuali loro complici. Hanno blaterato per anni e anni, e cincischiato in tutti i modi, con il marxismo. Poi l’hanno buttato a mare senza avere alcuna reale altra convinzione. In questi casi, simili arruffoni annaspano e volteggiano in assenza di gravità, senza più un “corpo” che li attragga nella sua orbita e dia loro stabilità. Cambiano sempre, inseguono tutte le mode. Così come i politicanti, che non sanno più a quale linea di fondo attenersi.

Non c’è berlusconismo che tenga banco; la sedicente “sinistra” (ex piciista) è stato il vero malessere che ha corroso il paese; e ha depositato quello che chiamo “ceto medio semicolto”, una massa di disorientati che hanno in mano alcuni milioni di voti. Gli Stati Uniti (gli ambienti espressisi con Obama) hanno capito che dovevano liquidare questo bubbone anche nel loro stesso interesse. Non era, e non è ancora, un’operazione facilissima e indolore. Avevano in Italia il loro fiduciario, il “viaggiatore del ‘78”, che in ogni caso non doveva abbandonare la sua postazione fino a transizione avvenuta. Hanno convinto Berlusconi, con metodi che non conosco ma arguisco, a appoggiare pur morbidamente e di soppiatto la manovra; doveva agire “sotto coperta” perché anche lui ha scontentato e disorientato molti suoi seguaci. Infatti, la manovra in questione può riuscire discretamente soltanto se la gran massa dell’elettorato, invischiato nel “gioco degli specchi” in corso da vent’anni tra le sedicenti destra e sinistra, non si disperde in assenteismo, movimenti caotici e disorganizzati o altro.

I due governi, di fatto frutto di alchimie “presidenziali” – con assist del cavaliere che però mostra in continuazione malcontento; e magari in questo vi è, psicologicamente ma non politicamente, qualche sincerità – sono serviti bellamente a creare un tale dissesto sociale ed economico, hanno mostrato una tale inettitudine e stupida arroganza di presunti “tecnici”, che senza dubbio basterà ormai qualche piccola modificazione del mal fatto, una minima ripresina, insomma un qualche alleviarsi del disagio della popolazione (dei suoi tre quarti almeno), che l’obiettivo verrà reso più visibile e vicino pur se magari non ancora centrato in pieno.

Malgrado lo scalpitare dei suoi più “fidi” (mentre altri tradivano), Berlusconi sta conducendo la sua azione di rimodellamento della “destra” appoggiando di fatto la concomitante azione di Renzi sulla “sinistra”. Si guarda bene dall’insistere su nuove elezioni, che rischierebbe di vincere a causa della defezione di grosse quote del “ceto medio semicolto”, infuriato per quanto sta accadendo nel campo dei rinnegati del piciismo. Ogni tanto, poiché i sondaggi lo premiano e i suoi più fidati restano perplessi e scalpitanti di fronte alla sua “moderazione” (ripeto: frutto di nascosti accordi con statunitensi e il loro fiduciario italiano), fa la sua bella dichiarazione sperando di tenere gli animi accesi e pronti alla pugna. Di fatto, capisce che il progetto, cui lui deve accodarsi se non vuole guai, è mettere infine termine a questa ingarbugliata e dolorosa (per il paese) transizione verso un nuovo bipolarismo “destra”/“sinistra”: largamente costruito ad arte come il precedente, ma che si comporti – così si spera in “alto loco” (in specie oltreoceano) – in modo non più così astioso e inconcludente come quello dell’ultimo ventennio a causa dell’odio reciproco tra vari “gallinacci nel pollaio”.

 

4. Riprendo dopo l’intermezzo, trattato in “Chiaro, nevvero”; e dovrò essere al momento breve perché tutto lascia supporre una probabile accelerazione della fine della transizione (ormai tre anni se non più) di cui ho fin qui parlato. Non penso, come alcuni scrivono in questi giorni, che l’attuale presdelarep sia stato scaricato dai sedicenti “potentati” (finanziari o d’altro genere). Sembra certo che ormai lo si sia utilizzato per quanto conveniva. Sono tuttavia convinto che permangano zone di opposizione (e forse non soltanto in Italia) alla suddetta accelerazione che, in mancanza di sufficienti presupposti, potrebbe bruciare anche chi appare demandato a compiere il mutamento, l’ormai fin troppo “esposto” Renzi.

Sembra di notare un crescente nervosismo con settori di politicanti (logicamente soprattutto quelli d’origine piciista in fase di cottura) e di magistratura, che ancora compiono azioni di rallentamento della transizione in questione. In ogni caso, Letta sembra ormai non più in grado di reggere il processo in corso, pur se resiste ostinatamente. Tuttavia, la “staffetta” con il suo designato successore – attuata senza ricorso al pur sempre utile (per il “poppolo”) scaricamento di croci (quelle a matita, ben s’intende) nelle urne – potrebbe rivelarsi una mossa con effetti alla fine deleteri. Gli addetti alle operazioni, che indico come segno di nervosismo, scaricano soltanto gli ultimi colpi di coda agonici di un passato che muore; oppure questo è in effetti già morto, e si cerca di accompagnare il trapasso con sufficiente gradualità nel mentre si cala la bara nella fossa? All’apparenza si vanno manifestando in dati ambienti moti d’insofferenza per l’eccessiva lentezza della sepoltura.

Napolitano non ne farà, io penso, le spese. E’ ovvio che lo si spinga ad affrettarsi e, di fronte ad alcune resistenze (non semplicemente personali, non scherziamo!), si è deciso di dare un colpo alla sua credibilità; senza tuttavia troppo affannarlo visto che anche la “destra” (Lega che di fatto lo difende dall’impeachment, F.I. che critica ma si defila) lo ha alla fin fine protetto pur facendo tanto “rumore” (per nulla?). D’altra parte, la resistenza di Letta, che ormai è nell’impasse più completa, la dice lunga sulla contrarietà di certi settori dell’establishment. Ripeto: colpi di coda di chi ormai sente l’acqua alla gola o preoccupazioni reali di chi ha paura che un cambio non preparato attraverso elezioni, o almeno con accordi più convincenti tra le parti in causa, provochi il bruciarsi pure dell’alternativa preparata attraverso Renzi?

Non è possibile decidere di quali effettive difficoltà si tratti. Per questo, attendo un supplemento di informazioni dall’evolversi degli eventi nel più che prossimo futuro. Non possono traccheggiare per un tempo ancora lungo, il rischio diventerebbe per loro piuttosto alto. L’unica considerazione da aggiungere per il momento è che in questo momento è mutato pure l’atteggiamento di almeno alcuni settori importanti nei centri strategici Usa, riferiti alla presidenza Obama. In passato, ho manifestato l’opinione, che credo fosse in quel momento sufficientemente esatta, di un interessamento molto “soffice” della politica americana alle vicende italiane. Nel senso che si effettuava un controllo piuttosto a distanza (“a zona”). Vi sono però forse alcuni segnali – di cui semmai parleremo in seguito – che fanno pensare alla necessità di affrettare certi mutamenti nel nostro paese dato che sembra constatarsi la medesima fretta in date mosse dei gruppi statunitensi prevalenti: ad es. in Ucraina, nei contatti sempre meno segreti con l’Iran, e via dicendo. Ne riparleremo, se si precisano determinati movimenti ancora abbastanza confusi (volutamente o per indecisioni e contrasti interni a quei gruppi Usa?).