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Renzi boia è ora che tu muoia (non preoccupatevi, è solo una rievocazione anni settanta …)

di Eugenio Orso - 30/09/2014

Fonte: Pauperclass


Se le controriforme renziane per conto troika, volte a rischiavizzare il lavoro dipendente giovanile e senile, fossero state proposte negli anni settanta, ciò che avremmo letto sui muri di molte città italiane, scritto con la vernice rossa o con quella nera, è esattamente <<Renzi boia è ora che tu muoia>>.

Bei tempi, quelli evocati, altro che “anni di piombo”, nel cupio dissolvi del fumo che usciva dalle canne delle pistole! La società era in movimento, i lavoratori avevano difese invalicabili, i giochi erano aperti e un discreto numero di persone, per lo più giovani, lottava convintamente contro il sistema. Non lo faceva solo scrivendo sui muri con lo spray o tirando il porfido della pavimentazione stradale sulla polizia, ma anche premendo il grilletto della P38. Autonomi, Nar, tanti altri gruppi, ma soprattutto le BR, al top dell’organizzazione, delle capacità militari e dell’ambizione di dare un contributo determinante alla rivoluzione, spaccando il Pci, disarticolando la Dc e il suo governo. La voglia di morte, il cupio dissolvi, si fondeva inesplicabilmente con una voglia di vita diversa e nuova, che nascondeva una compressa joie de vivre.

Per la verità, la minaccia scritta sui muri era, più precisamente, <<Kossiga boia è ora che tu muoia>>, soluzione radicale trasformata in slogan che allora, ancor giovane, colpì il mio immaginario. Facevano sul serio e si capiva dai morti e dai rapiti. Oggi non c’è l’odiato ministro dell’interno dei settanta, Francesco Cossiga senza la K. Ci ha lasciati da qualche anno, ma per non per le pallottole, bensì per un infarto con complicazioni respiratorie. Non c’è Aldo Moro, che invece è stato giustiziato dalle BR nel 1978 e neppure Giulio Andreotti, il quale, come sempre accade per l’erba cattiva, non si decideva mai a morire. E’ venuto a mancare da lunga pezza anche Enrico Berlinguer, colpito da ictus nel 1984, in quel di Padova.

Tranquilli, non voglio paragonare i predetti a Matteo Renzi. Lungi da me l’idea! L’epigono involuto, ridotto a clown mediatico nel circo allestito dalle élite del denaro, ha ben poco degli illustri predecessori (ma si! Mettiamoci nel mucchio anche Andreotti e Cossiga, con o senza la K). Soprattutto non ha la stoffa e quel po’ di autonomia che aveva il “boia” agli interni, o il segretario “Più Amato”, alla guida di un euro-Pci socialdemocratico, ma sinceramente idolatrato dalla base operaia. Eppure, nessuno degli illustri e remoti predecessori – che di Renzi, son certo, se lo vedessero si vergognerebbero – ha mai fatto tanto male al paese e al popolo italiano come quello che sta facendo Renzi. I suoi danni saranno irreparabili e prepareranno il terreno al governo-troika commissariale.

Se Renzi avesse osato, negli anni settanta, imporre per conto del “sistema finanziario e bancario” un contratto di lavoro con avvio precario e tutele crescenti forse, se e quando, non gli sarebbe bastata la scorta – che è bastata a Kossiga, ma non ad Aldo Moro – ma si sarebbe rifugiato in un bunker antiatomico sotterraneo, a trenta metri di profondità, vigilato 24×7 da cinquecento carabinieri. Oppure se avesse osato anche solo ipotizzare, sempre per conto delle “signorie finanziarie e bancarie”, non più fiorentine, il TFR in busta paga al 50%, facendolo passare per un generoso aumento onde non concedere più aumenti salariali ai lavoratori dipendenti, si sarebbero attivati tutti per “sistemarlo” definitivamente, dai Nar alle BR. Di più, se avesse osato fraternizzare, come ha fatto, con uno come Marchionne, apprezzando i suoi modelli non proprio di auto (che mediamente fanno schifo), ma quelli schiavisti applicati al lavoro, sarebbe diventato un bersaglio che cammina. Questione di ore, o di giorni. Non solo, ma nel caso del TFR in busta paga anche gli industriali si sarebbero incazzati. Forse avrebbero pagato un killer per risolvere il problema, un Oswald “de noantri”, tenendo in debito conto i mancati rimborsi alle imprese della pubblica amministrazione, promessi entro settembre dal clown.

Le BR nei settanta erano incerte, all’inizio, se rapire Aldo Moro oppure Giulio Andreotti. Non conoscevano bene la Dc dall’interno, com’è ovvio, ma alla fine hanno optato per Moro, perché era più “abitudinario” e la mattina si fermava per la messa, nella stessa chiesa. Peccato, perché il peggiore fra i due era Andreotti. Mi chiedo se ci fosse stato Renzi, magari “rottamatore” sia di Moro sia di Andreotti, cosa avrebbero fatto. Avrebbero rapito lui o il coriaceo Cossiga, lui o il piagnucoloso Zaccagnini? Le BR di errori ne hanno commessi, per loro stessa ammissione (Moretti, Franceschini) e hanno avuto anche un po’ di sfiga. Quindi avrebbero rapito sicuramente Cossiga o Zaccagnini, lasciando il tristo e pericolosissimo Renzi in circolazione. Sarebbe scampato anche a via Fani. Ma sui muri delle città dell’epoca in tanti, non idiotizzati e impauriti come oggi, avrebbero continuato a scrivere <<Renzi boia è ora che tu muoia>>.

Non preoccupatevi, questa non è che una curiosa rievocazione degli anni settanta, anni diversi dagli attuali, anni di piombo e di sentimento, ma sicuramente migliori …