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Distruzione dell'anima

di Simone Torresani - 25/08/2015

Fonte: Il giornale del Ribelle

 


 

 

Le recenti, tragiche morti in discoteca legate a sostanze stupefacenti, hanno rimesso in agenda un tema un poco accantonato, quello dell'emergenza droga e alcool tra i giovani, legato alla "cultura dello sballo".

Ben vengano maggiori controlli e una severa repressione, ma la repressione a ben poco serve quando non si eliminano i mali alla radice: abbiamo letto e sentito di tutto, con le solite argomentazioni trite e ritrite e al solito nessuno ha analizzato, scavando in profondità, il problema.

Ritengo che molti dei "perché"? che noi ci poniamo possano essere parzialmente spiegati non con le aride cifre ma con le parole di Christiane Felscherinow, l'autrice del libro autobiografico "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino".

Ragazza di viva intelligenza e assai profonda, ebbe solo il torto di una debolezza caratteriale che la spinse nel baratro: le sue analisi, nelle circa 240 pagine del libro, sono di una lucidità impressionante, ove si pensi che nel 1978, quando uscì l'opera, l'autrice aveva solo 17 anni.

La Berlino Ovest teatro delle crude e vere vicende legate alla droga-un lasso di tempo che va dal 1975 al 1977-non ha nulla di diverso dalle nostre città del 2015, anzi la "vetrina dell'Occidente" sotto occupazione tripartita anticipa quasi il degrado morale di oggi.

È una Berlino di famiglie distratte e assenti, di genitori che impartiscono i rimasugli di una tramontata severità prussiana sullo sfondo di un mondo consumista, affamato di redditi e soldi, basato sull' apparenza, sul potere della pubblicità, sul culto del denaro, su un ambiente urbano che ingabbia e comprime l'uomo.

Una Berlino di figli che non si riconoscono nelle norme obsolete dei padri, che fanno a pugni con la realtà che il mondo offre.

Abbandonati a sé stessi, i figli crescono privi di punti di riferimento, si lamentano della lontananza non fisica ma mentale dei genitori: genitori troppo impegnati, indaffarati a "tirar su la grana" per campare il lunario e che affidano la prole a surrogati quali la TV e la scuola, ma si tratta di scuole in cui gli insegnanti sono, per la maggior parte, demotivati.

Christiane si sente un atomo in un mondo di atomi, ha il viscerale bisogno di sentirsi parte di un qualcosa di fermo, di solido, di sicuro e questa cosa la trova solo nel "branco", nel "gruppo": e il gruppo, formato da ragazzi problematici in conflitto con la famiglia, trova in pasticche, in acidi, in bottiglioni di vino, grappa e birra i paradisi artificiali in cui evadere da un grigiore di una vita senza senso.

Giovani annoiati, demotivati, che hanno tutto e la cui vita scorre troppo in fretta, saltando i ritmi naturali della crescita: "un motorino a 14 anni, poi la macchina a 18…e poi? " si interroga l'autrice, consapevole di vivere in un ambiente che baratta con gli oggetti materiali le pulsioni, gli aneliti, i sentimenti collettivi e condivisi e i grandi ideali, i miti che da secoli muovono le passioni degli uomini.

L'alienazione dell'autrice, conscia di vivere in una specie di Luna Park impazzito del consumismo beota, esplode in una frase fortissima: "mi sarebbe piaciuto vivere all' epoca del nazismo(..) perché almeno, sotto i nazisti, i giovani e le persone avevano degli scopi e degli ideali a cui tendere(..) ideali e scopi sbagliati, ma meglio avere degli scopi sbagliati, piuttosto che non averne".

La Berlino dell'autrice è anche la nostra società in decadenza e i giovani dello sballo sono i figli del nostro secolo.

Si vive in un eterno presente finalizzato al solo scopo immediato del consumo individualistico, abbiamo eliminato e ridicolizzato i miti collettivi e condivisi, la religione, le tradizioni, il senso del sacro, il senso di comunità, di radicamento, di famiglia, di unione, si ha tutto e subito senza sacrificio, sacrificio che fa apprezzare maggiormente la cosa avuta, abbiamo giovani abbandonati e senza progetti esistenziali collettivi…ma che pretendiamo?

Questa è follia, è distruzione dell'anima e lo sballo, allora, diventa un paradiso nichilista che come un Moloch postmoderno mangia vite umane.