Il mainstream liberale e la questione palestinese
di Paolo Borgognone - 25/09/2025
Fonte: Arianna editrice
Il mainstream liberale cerca di strumentalizzare e riassorbire tra i suoi ranghi la questione palestinese allo scopo di rilegittimare Israele. Il mainstream, mediatico e politico, si divide in questo senso in due tronconi: 1) quello di destra liberale, che appoggia esplicitamente Israele e rivendica i suoi crimini contro l’umanità in nome del millantato “diritto di autodifesa” israeliano. Questa porzione del mainstream è anticomunista in assenza di comunismo e disprezza i palestinesi in quanto li caratterizza come islamici, comunisti, terroristi e pezzenti. La destra liberale esprime la propria solidarietà verso Israele sulla base di pregiudizi classisti, securitari e benpensanti; 2) quello di sinistra liberale che, dopo due anni in cui aveva sostanzialmente appoggiato Israele nella sua guerra di aggressione a Gaza, oggi ne prende formalmente le distanze perché si è accorto che la reputazione di Israele è ormai degradata quasi irrimediabilmente e vorrebbe, attraverso una abile operazione di marketing politico-mediatico, tentare di ripristinare in tutto o in parte tale reputazione. Questo troncone di mainstream, di sinistra liberale, ha come obiettivo rilegittimare Israele mediante l’identificazione di Netanyahu e di alcuni suoi ministri come il problema che, una volta risolto, restituirà a Israele piena legittimità internazionale. Mentre il mainstream di destra liberale dice che Israele compie azioni di per sé legittime a Gaza perché “si sta difendendo” da gruppi di terroristi, comunisti e pezzenti, il mainstream di sinistra dice che, negli ultimi mesi Israele è andato un po’ oltre quelli che erano i suoi obiettivi iniziali “legittimi” in quanto Netanyahu e alcuni suoi ministri sarebbero “fascisti”. E, rimosso questo establishment “fascista” dal vertice governativo israeliano, Israele tornerebbe ad avere piena legittimità internazionale. Il mainstream di sinistra liberale è antifascista in assenza di fascismo e critica Netanyahu perché considera lui e il suo governo un sistema di soggetti politici “fascisti”. Cosa accomuna queste due facce della stessa medaglia, ovvero il mainstream di destra e sinistra? 1) la comune adesione al liberalismo; 2) il fatto che entrambi siano fermamente russofobi e pro-NATO; 3) la comune avversione nei confronti degli unici alleati regionali dei palestinesi, ovvero l’Iran, Hezbollah, gli Houti, la resistenza sciita irachena e la Siria quando c’era Assad. Il mainstream di destra liberale ritiene che questi attori statali regionali siano terroristi, comunisti, islamisti e pezzenti e che, per questa ragione, vadano combattuti e che Israele, in nome del principio della crociata anti totalitaria (declinato in chiave anticomunista), faccia bene a invaderli o dichiarare loro guerra. Il mainstream di sinistra considera questi attori statali regionali fascisti e ritiene che Israele, in nome del principio della crociata anti totalitaria (declinato in chiave antifascista) faccia bene a invaderli o dichiarare loro guerra. Nel suo siparietto televisivo con il rappresentante sionista, Enzo Iacchetti, vicino al mainstream di sinistra liberal, disse al proprio interlocutore: “Se volevate veramente eliminare Hamas dovevate fare come avete fatto con l’Iran, dove siete andati a prenderli uno per uno con l’intelligence a casa…”, lasciando così intendere che Israele avesse fatto bene a colpire l’Iran con una guerra di aggressione nel giugno scorso. Il mainstream di destra liberale e quello di sinistra liberale hanno esultato all’unisono quando, nel dicembre 2024, il governo siriano di Assad è stato rovesciato da un golpe jihadista sostenuto dall’Occidente e hanno approvato l’invasione israeliana del Sud della Siria. Il mainstream di destra liberale e di sinistra liberale sono entrambi sostenitori del sionismo. E si dividono in schieramenti sionisti divergenti nei metodi, convergenti negli obiettivi. Il mainstream di destra liberale appoggia il sionismo revisionista (Netanyahu, Likud), il mainstream di sinistra sostiene il sionismo liberale (Gantz, Bianco-Blu).
Sia il mainstream di destra liberale che quello di sinistra liberale considerano Hamas un’organizzazione terroristica e sono entrambi favorevoli al fatto che Israele smantelli questa organizzazione. Il mainstream di destra liberale parteggia per la soluzione mono etnica in Palestina, ovvero per lo Stato ebraico-sionista revisionista il più allargato possibile. Il mainstream di sinistra è invece, almeno nella retorica, per la soluzione “a due Stati”. La soluzione “a due Stati” non è che l’altra faccia della medaglia della soluzione mono etnica sionista poiché preserva tutte le contraddizioni e le problematiche proprie di uno scenario coloniale. La stessa critica mossa dal mainstream di sinistra contro Netanyahu è ad personam, non coinvolge il sionismo come ideologia e si rifà invece ai modi e alla comunicazione politica antifa propria di tale fazione di mainstream. Infatti, il mainstream di sinistra assimila spesso, sotto la fuorviante categoria di fascismo, equiparata forzatamente al “male assoluto” e usata ad hoc a scopo di legittimazione di se stesso come parte politica antifa dunque rappresentante il “bene assoluto”, Netanyahu, Trump, Putin, Orbán e, più in generale, tutti coloro i quali tale fazione di mainstream non ritiene compatibili con la religione civile liberal-globalista. Cosa distingue chi si batte per la Palestina ???????? da una prospettiva anti-globalista da chi lo fa da una prospettiva liberal-globalista (mainstream di sinistra liberal)? 1) il rifiuto della retorica antifa; 2) il fatto di considerare non tanto e non solo Netanyahu ma il sionismo nel suo complesso, sia esso revisionista o liberale, il problema politico principale nell’area mediorientale e, in prospettiva, globale; 3) il rifiuto di considerare Hamas un’organizzazione terroristica; 4) il rifiuto della soluzione “a due Stati” in luogo della soluzione a Stato unico laico e binazionale, arabo ed ebraico, di Palestina; 5) il rifiuto della religione civile liberal-globalista che, nei fatti, altro non è che una legittimazione morale delle politiche neocoloniali dei Paesi capitalisti liberali; 6) la ferma condanna degli interventi militari israeliani all’estero, non solo a Gaza, ovvero anche in Libano, Siria, Yemen e Iran; 7) il sostegno agli Stati e agli attori regionali non statali anti-globalisti nel Vicino e Medio Oriente, Iran compreso. In definitiva, chi sostiene la Palestina ???????? da una prospettiva anti-globalista si oppone al sionismo in quanto tale, non a determinati attori politici sionisti per tentare, rimossi questi o convinti a modificare certi loro eccessi bellicisti, di riconferire legittimità al sionismo stesso.
Infine, propongo una personale riflessione sulla questione, dibattuta in rete, sulle manifestazioni per la Palestina dei giorni scorsi:
Da parte mia, faccio una profonda autocritica per il fatto che, in queste manifestazioni, gli attori sociali che hanno animato le proteste no green pass nel 2021-22 avrebbero dovuto esserci non solo a titolo individuale bensì come organizzazioni, movimenti, partiti strutturati. Perché non c’erano? Semplice: perché quei soggetti politici, che messi tutti insieme nel 2022 valevano il 4% dei voti e il 6-7% del corpo elettorale tra i simpatizzanti, da 3 anni a questa parte si sono dissolti. Ed è inutile cercare di risalire al colpevole originario perché ognuno di noi darà la colpa al suo vicino per quel fallimento politico. Si sono dissolti perché non erano ideologicamente fondati, bensì frutto di assemblaggi basati su istanze momentanee ma senza un collante e una prospettiva che potessero tenerli insieme a lungo. Non è per colpa specifica di qualcuno, ma per motivi contestuali, che quei soggetti politici sono evaporati. Così facendo, si è consegnata alla sinistra la titolarità della sacrosanta, benemerita e necessaria protesta per la Palestina. E la sinistra, i centri sociali, si sa, hanno le loro liturgie, i loro riferimenti, il loro modo di stare in piazza e non da oggi. Comunque la stragrande maggioranza della protesta è stata pacifica, ben venga. Qualche infiltrato, estremista, maranza, scombinato, in piazze così numerose c’è sempre. Non li apprezzo, sia chiaro, come non apprezzo la sinistra in generale. Ma è nella fisiologia di manifestazioni come queste che nella coda, qualcosa accada. Non mi stupisce. Continuo a guardare alla giusta causa per cui le manifestazioni ci sono state e a sostenere questa causa e chi per essa si batte con onore e dignità. Per il resto: o i movimenti che animarono le proteste no green pass tornano a essere protagonisti, organizzandosi e ristrutturandosi, di piazze e comunità, o il loro posto sarà inevitabilmente preso da altri. Infine, ça va sans dire, è chiaro che il popolo no green pass fosse altra cosa, dal punto di vista demografico, socio professionale e persino di vaghi riferimenti politici rispetto al più rodato popolo filo palestinese. Sono due attori sociali imparagonabili dal punto di vista della Teoria Politica. Hanno percorsi, background, istanze e issues parallele, che si incrociano poco. Fermo restando il fatto che nelle piazze per la Palestina c’erano, a titolo individuale o di associazioni, molti che hanno sfilato nei cortei no green pass, le due soggettività politiche restano diverse strutturalmente. Ciò non significa che non siano entrambe meritorie. Sia chiaro che ciò che dico non è la pretesa di avere la verità in tasca ma un piccolo, e opinabile, contributo a un dibattito in corso per cui ben vengano le critiche.