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Si predica il green, si pratica il taglio. Le contraddizioni e i meccanismi dietro la devastazione del verde

di Valentina Bennati - 11/08/2025

Si predica il green, si pratica il taglio. Le contraddizioni e i meccanismi dietro la devastazione del verde

Fonte: Come Don Chisciotte

A Roma da mesi il Comune sta abbattendo alberi in molte zone (ad esempio, Monteverde, Eur, Prati, ville storiche). Le motivazioni ufficiali sono quelle della sicurezza pubblica, verrebbero tolti alberi malati o a rischio, ma cittadini e associazioni protestano parlando di tagli indiscriminati fuori dai tempi consentiti e poco trasparenti.
Il problema dell’abbattimento degli alberi nelle città è degno d’attenzione e non riguarda solo la capitale, ma diversi comuni italiani da nord a sud.  I sindaci degli uffici tecnici parlano sempre di interventi scrupolosamente certificati che giustificano, da un lato con motivi di sicurezza (alberi instabili), dall’altro con esigenze urbanistiche (lavori pubblici, piste ciclabili, nuove costruzioni o riqualificazione che comportano la sostituzione del verde esistente), ma il dibattito rimane molto acceso.

Gli alberi in città sono fondamentali perché ombreggiano le superfici e abbassano le temperature fino a 4-5 °C in meno (riducendo anche la necessità di uso dell’aria condizionata), inoltre assorbono anidride carbonica e filtrano l’aria dagli inquinanti atmosferici migliorandone la qualità. Le chiome riducono anche l’impatto acustico del traffico, favoriscono la socialità e migliorano l’umore e la salute fisica delle persone.
Dunque, le città dovrebbero diventare più verdi, non meno.

Quando un albero maturo viene tagliato e sostituito con un esemplare giovane, il bilancio ecologico va in perdita perché poi ci vogliono decenni affinché quella pianta offra gli stessi benefici in termini di ombra e assorbimento di inquinanti e raffreddamento. Questa politica degli abbattimenti a tappeto è, dunque, un fallimento politico e ambientale.
Quello che serve è, invece, un censimento serio
sullo stato di salute degli alberi nelle varie città, una trasparenza nelle decisioni di chi amministra il verde (con possibilità di consultazioni pubbliche e accesso ai dati da parte di associazioni e cittadini) e una manutenzione preventiva che eviti poi potature e tagli selvaggi.

Si parla tanto di riscaldamento climatico, si dimentica che ogni albero salvato è un gesto concreto per avere città meno calde e più vivibili.
Ma, evidentemente, non è un problema di dimenticanza, piuttosto si tratta di altri motivi. Ad esempio, legati all’urbanistica, all’edilizia e alla gestione degli appalti. Più spazio si libera, più si costruisce. E questo genera appalti, lavori pubblici e denaro in circolo. Anche i fondi PNRR spesso finanziano progetti che sacrificano alberi maturi sotto la retorica della “riqualificazione”. I tagli, quindi, sono mossi da interessi economici, a volte anche semplicemente da logiche progettuali superficiali di breve termine che fanno diventare facilmente sacrificabili piante persino secolari alle quali non si riconosce alcun valore.

In sintesi, sono svariate le ragioni per cui il verde urbano può diventare “scomodo”. A riguardo può essere utile leggere il libro-inchiesta Alberi: fermiamo la mattanza’ della giornalista freelance Linda Maggiori che, unendo dati, analisi e voci autorevoli del mondo scientifico e dell’attivismo, mette a nudo le contraddizioni e i meccanismi perversi dietro la devastazione del verde. Utili, nelle ultime pagine, i riferimenti per chi vuole mobilitarsi e mettere in rete iniziative locali.